L’UTOPIA E' IL DEBOLE DEGLI UMANI TEATRANTI

APRIRE SPAZI TEATRALI ha senso e motivazione nel sostenere lo sviluppo di una poetica teatrale votata alla ricerca di nuovi percorsi artistici, strade che creino onde d'innovazione vivendo appieno la contemporaneità.
È dare consapevolezza al lavoro creativo, è fornire fiducia ad una cultura che persegua ia crescita della società, è dare gambe e concretezza alle urgenze delle artiste e degli artisti nelle loro ipotesi e visioni più avanzate.
Forse sono queste le motivazioni che rendono plausibile affrontare i pericoli e le insidie insite nella gestione di uno SPAZIO VUOTO: riempirlo in ogni istante è il compito che ci si assume.
Ed è sempre una sfida, una prova da affrontare con tenacia e, per certi versi, tra il dare e l’avere, densa di (ir)razionalità.
In questo mondo del teatro ci sono persone che hanno, per così dire, quella predisposizione, quell'istinto errante a soddisfare necessità proprie ed altrui, una vocazione che offre quell'energia indispensabile nella sacralità della fondazione di un’illusione a 99 posti: un TEATRO.
Allestire una sala è assunzione di responsabilità; diventa estensione extra-terrioriele ed extra-temporale, una cornice quantica, fautrice di occasioni per un idea teatrale PROFESSIONALE che sia lavoro e che crei opportunità nell’alveo di una crescita artistica libera e VERA.
Questo intento così utopico, ha portato noi della Terra Galleggiante, a buttarci in quest’impresa a fondo psichico, e non solo, perduto, in un opera fatta di calce, mattoni e pensieri, un impegno a rischio costante, incerto, con linee d'orizzonti imprecise e oblique.
Ma tant’è, non abbiamo potuto farne a meno; l’istinto ci ha condotti fin qui e non ci abbandonerà....

TADEUSZ KANTOR

Istinto, intuizione, inconscio, automatismo, fattori della creazione ... infernali. il caso .. creare consapevolmente le possibilità del casuale.
Ho notato che, quando inizio a pensare a una nuova creazione, mi capitano tra le mani cose diverse, elementi apparentemente casuali provenienti da ambiti differenti, inutili, privi di connessione logica, senza alcun legame ragionevole, non si sa che cosa fame.
Eppure percepisco, ed è una percezione debole, appena udibile, ma incessante, persistente, ostinatamente pulsante, come segnali che provengono ‘da qualche parte’ sento che hanno una causa comune, ho la sensazione indefinita che sono guidati da una mano, da una forza ignota, che hanno un'origine…
Così è stato sempre. Anche ora. Forse riposano in noi certe configurazioni mentali, una sorta di predisposizione, come dei buchi o delle cavità, pronte ad essere riempite, oppure dei bioapparati sensibili che captano queste e non altre idee, immagini…

Teatro del alvoro, teatro di necessità

È un centro culturale moderno con risonanze internazionali, composto da essenzialità sia fisiche che artistiche; un centro di produzione e promozione teatrale, popolare ma innovativo, di ricerca ma divulgativo, d'arte e di servizio allo stesso tempo. Un centro dal respiro ampio, che si sbraccia nel contesto italiano come un albero butta dalla terra le sue radici verso l'alto, dove i suoi lunghi rami gurdano, e possono vedere cosa c'è all’orizzonte più lontano, cosa c’è oltre il già visto. È un teatro dove chiunque voglia confrontarsi sui progetti artistici, abbia la possibilità di farlo con molta semplicità, suonando il nostro campanello e girando la metaforica maniglia di questo Teatro del Lavoro. È il nostro obiettivo: mettere a disposizione delle donne e degli uomini liberi la nostra prossimità, la nostra esperienza, con l'obiettivo semplice e chiaro di una vita, per qualche tempo e in qualche modo, empaticamente condivisa.