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Prima fase - stesura del colore sull'intonaco
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Definizione dei particolari |
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Conclusione del lavoro a fine giornata: si possono riconoscere (da sinistra) lo "spolvero", il disegno preparatorio, il bozzetto.
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L'importante è che non gli diciate che l'affresco è una pittura fatta sul muro. Soprattutto, non nominate mai il cemento. Almeno se volete farvelo amico
Andrea Sala è un pittore monzese, classe 1954, maestro di affresco nella scuola da lui fondata e diretta, originariamente nella sede della terza circoscrizione (San Rocco) ed oggi in via Annoni 14.
"Il cemento è la morte dell'affresco" dichiara con tono pacato, e un'ombra di apprensione nello sguardo. Mi spiega nel dettaglio il come e il qualmente, poi, di fronte al mio frenetico scribacchiare, mi porge una dispensa. In terza pagina trovo la spiegazione per noi profani: seguo il dito del pittore che indica leggendo, e mi sento come quel Renzo con l'avvocato e le sue gride:
Moltissime pitture murali sono semplicemente dipinte a secco, ossia a tempera con aggiunta di collanti nei colori, quindi poco durevoli nel tempo. La durata e la stabilità nel tempo, che la pittura a-fresco garantisce, non sta solamente nel dipingere una superficie murale, ma nel preparare un muro composto di sola calce e sabbia ["di fiume" mi raccomanda, alzandomi in viso il dito ammonitore]
e dipingere con colori (terre e pigmenti puri) miscelati con acqua e calce spenta.
"Capito?"
Annuisco, quindi lo seguo stupito attraverso le tinozze e i bidoni, le ciotole, i rotoli, i mattoni, i telai
Rimango affascinato dall'aura di antica bottega che promana da tutto ciò in cui inciampo. "Una vera antica bottega" mi conferma, "come ai tempi di Giotto. Del resto, anche la tecnica è la stessa" e mi assicura che, da allora ad oggi, il tempo è passato invano, almeno per quanto riguarda il suo lavoro. Ha un grande entusiasmo, Andrea Sala. Un po' contagioso, anche: vien voglia di iscriversi, a vedere gli armadi traboccanti di colori e la sala addobbata degli affreschi degli allievi, pronti all'esposizione pubblica. Gli affreschi sono tanti: una quarantina, quanti gli studenti.
"Sì, sono all'incirca quaranta, divisi in due turni settimanali di due sere a gruppo. "C'è da esserne orgogliosi, considerato l'inizio avventuroso in via Zara. "Grazie al presidente Rovelli, soprattutto, ma anche al sindaco di allora, Mariani".
Torniamo agli allievi: "Tutti eseguono il loro affresco al primo anno di corso, poi tornano l'anno successivo, lo "strappano" e se lo portano a casa. Se però vogliono conseguire l'attestato di affreschista e, soprattutto, imparare a realizzare affreschi di grandi dimensioni, occorre che frequentino il corso completo, di cinque anni". E mi rivela che l'affresco è complicato perché richiede tempestività e precisione, perché il colore va dato prima che l'intonaco asciughi e che, quindi, per le superfici più vaste occorre operare "tagliate" e aggiunte di intonaco.
Chiedo lumi e mi mostra alcune foto che lo ritraggono all'opera con un affresco di grandi dimensioni: le foto, mostrate in successione, danno l'impressione che l'affresco "coli" dall'alto. "La sera, dove si è arrivati si è arrivati. Occorre togliere quella parte di intonaco fresco che avanza dal pezzo dipinto. Bisogna andare di cazzuola, ma con molta cautela. Il giorno dopo si rimette l'intonaco e allora la precisione deve essere massima, altrimenti le attaccature si vedono e si rovina l'effetto. Senza contare che se la cazzuola tocca il dipinto si rischia un'alterazione del colore, alterazione destinata ad evidenziarsi ancora di più ad ossidazione avvenuta".
Prospettive e speranze?
"Continuare a lavorare come sto facendo ora. Mi hanno proposto di far diventare le mie lezioni parte della programmazione di un istituto d'arte più 'ampio', ma ho rifiutato: ho paura di far perdere di specificità alla mia scuola, che è e vuole rimanere scuola di affresco. L'ideale sarebbe che il Comune le concedesse il riconoscimento di corso civico: sarebbe, tra l'altro, un modo per dimostrare che la ricchezza culturale che questa esperienza rappresenta non è passata inosservata!"
E per chi si vuole iscrivere?
"È sufficiente un colpo di telefono allo 0335.6630862; accetto iscrizioni fino a ottobre, poi si comincia a lavorare, e chi c'è c'è!"
Alex Vidiani
ottobre 2000