Comunicato stampa del 27 marzo 2024.
Oggi il direttore della Casa Circondariale di Viterbo è stato condannato (con pena sospesa) per omissione di atti d'ufficio nell'ambito del procedimento che sta accertando le responsabilità sulla morte di Hassan Sharaf, un ragazzo di 21 anni che si era tolto la vita il 23 luglio del 2018, impiccandosi con un lenzuolo nella cella di isolamento di questo istituto.
"La responsabilità del direttore, riconosciuta dal Tribunale di Viterbo, è quella di non aver trasferito il ragazzo in un Istituto Penale per Minorenni. Infatti Sharaf aveva commesso il reato da minorenne e avrebbe dovuto scontare la sua pena in un carcere minorile e non in quello per adulti dove si trovava". A dichiararlo è Simona Filippi, avvocata di Antigone, associazione che dopo aver presentato un esposto su questo caso si era costituita parte civile nel procedimento.
La condanna di oggi arriva nell'ambito di un procedimento per omicidio colposo per cui sono indagati anche alcuni agenti penitenziari e medici che, a differenza del direttore e due agenti (oggi assolti), hanno scelto il rito ordinario in luogo di quello abbreviato.
Anche per l’anno 2023 l’Associazione Antigone Emilia Romagna ha completato le visite in tutti gli istituti di pena della regione, proseguendo con la sua attività di monitoraggio sulle condizioni di detenzione.
Questo resoconto esce mentre si ripetono gravi notizie sulle condizioni di detenzione nelle carceri emiliano-romagnole, in primis Bologna, che solo nella settimana appena passata ha fatto registrare un suicidio e un tentato suicidio nella sezione femminile e da cui le notizie circa il conflitto interno sono ormai all’ordine del giorno. Contestuali sono le notizie della richiesta di rinvio a giudizio per dieci poliziotti della penitenziaria del carcere di Reggio Emilia con accuse, a vario titolo, di tortura, lesioni e falso in atto pubblico a danno di un detenuto, per fatti che risalgono ad aprile 2023 documentati da video riprese. Come Antigone abbiamo presentato un esposto e, all’udienza del 14 marzo scorso, ci siamo costituiti parte civile. Nel frattempo, a Modena, sede dei tragici eventi che a marzo 2020 avevano portato alla morte di 9 detenuti (caso archiviato), è iniziata l’udienza dove si discute dell’opposizione all’archiviazione del fascicolo che vede 120 appartenenti alla polizia penitenziaria indagati per tortura in relazione a quei fatti. Antigone, che aveva presentato opposizione alla richiesta di archiviazione, è riconosciuta come parte offesa del reato.
La situazione delle carceri in Italia e in regione è quanto mai delicata, per non dire esplosiva. Portare avanti un’attività di osservazione attenta e costante appare essenziale.
ll momento del fine pena rappresenta per molte persone una fase di grande smarrimento, soprattutto per chi non ha una rete di riferimento all'esterno.
Per aiutare ad orientarsi una volta fuori dal carcere, Antigone ha realizzato delle "Guide al rilascio" con informazioni semplici e di aiuto immediato, volte a favorire il processo di reinserimento in società. Dopo l'elaborazione di una guida a carattere nazionale (pubblicata nel 2019 e disponibile qui), si è optato per la realizzazione di strumenti analoghi ma di carattere regionale, in modo da inserire informazioni più dettagliate a livello territoriale. Le regioni coinvolte sono la Campania, la Puglia, la Sicilia e il Lazio.
Le guide sono divise in dieci sezioni tematiche: servizi assistenziali; casa; lavoro; scuola e formazione; salute; dipendenze; affettività; genitorialità; documenti e questioni di giustizia. Ogni guida contiene sia informazioni di carattere generale che contatti utili a livello territoriale.
"Si accertino le eventuali responsabilità rispetto a quanto sarebbe accaduto nel carcere di Foggia dove dieci agenti penitenziari sono accusati di tortura per le violenze contro due persone detenute. Si tratta dell'ennesimo caso emerso nelle cronache da quando, nel 2017, è stata approvata la legge che punisce i torturatori. Una legge che ha aiutato a superare quel clima di impunità che, troppo spesso, si registrava. Sono diversi gli agenti penitenziari in questo momento indagati, imputati o già condannati nei primi gradi di giudizio per tortura. Se ci fosse una modifica dell'attuale legge, come il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha dichiarato e ribadito essere nelle sue intenzioni e in quelle del governo, tutte queste indagini e processi potrebbero saltare. Per questo difenderemo strenuamente l'attuale impianto normativo. Questi casi si inseriscono in un clima che, in alcune carceri, è sempre più teso a causa della crescita del sovraffollamento e una popolazione detenuta che nel tempo sta cambiando sempre di più e richiede una gestione che gli operatori, a causa dell'assenza di aggiornamento professionale e del loro ridotto numero, non riescono a garantire. Per questo crediamo che il governo dovrebbe impegnarsi urgentemente su questi fronti. Le inchieste nulla tolgono all'impegno di quei tanti operatori penitenziari che si muovono nel solco della legalità e che avrebbero bisogno di una mano per continuare a farlo".
Queste le dichiarazioni di Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, in merito ai fatti riferiti alle presunte torture avvenute nel carcere di Foggia.
Continua a crescere il numero dei suicidi nelle carceri italiane. Gli ultimi tre sono avvenuti a distanza di poche ore nel carcere di Pavia e in quello di Teramo. Il primo - su cui si attendono conferme - riguarda il trapper Jordan Jeffrey Baby ed è avvenuto nel carcere di Pavia. Il secondo, poche ore dopo, nel carcere di Teramo, dove un ragazzo di venti anni si è tolto la vita nel giorno del suo compleanno. Mentre sempre ieri si era tolto la vita nel carcere di Secondigliano una persona di 33 anni. Il totale nel 2024 è di 23 suicidi, uno ogni 3 giorni.
"Tre detenuti che si suicidano in un giorno segnano il fallimento delle istituzioni. Una tragedia che ci dovrebbe far fermare tutti e programmare azioni e politiche di segno opposto a quelle in discussione. Fermatevi con il ddl sicurezza e approvate norme di umanità. Ogni suicidio è un atto a sé ma, quando sono così tanti, evidenziano un problema sistemico. Il sovraffollamento trasforma le persone in numeri di matricola, opachi agli operatori. Vanno prese misure dirette a ridurre drasticamente i numeri della popolazione detenuta. Il ddl sulla sicurezza in discussione va nella direzione opposta e potrebbe determinare una esplosione di numeri e sofferenze. Le misure che da tempo sollecitiamo non sono mai state approvate. Una telefonata salva la vita, abbiamo sempre ricordato. Facciamo sì che i detenuti comuni possano chiamare quotidianamente i propri cari e non una telefonata a settimana. Se quei ragazzi che hanno perso la vita avessero potuto farlo, forse quelle morti inutili si sarebbero potute evitare. Specialmente in momenti di profonda depressione i contatti con i propri cari possono essere la via di salvezza. Per questo chiediamo ancora una volta che Governo e Parlamento aprano una discussione pubblica sul tema carceri. Chiediamo a tutti i parlamentari di visitare le sezioni più affollate delle carceri e quelle dove si vive peggio, come il settimo reparto di regina Coeli. Lanciamo anche un allarme sul nuovo reato di rivolta penitenziaria, previsto nel ddl sicurezza che andrà a punire persino la resistenza passiva dei detenuti con tanti anni di carcere. La disobbedienza nonviolenta gandhiana è trattata come un crimine. Il rischio è che aumentino ancora atti di autolesionismo, tentativi di suicidio e suicidi. Per questo auspichiamo che questo provvedimento venga presto ritirato e che si approvino norme nel segno della modernizzazione, umanizzazione, deflazione. Siamo pronti a discuterne con chi vuole ascoltare il nostro parere e le nostre proposte". Queste le dichiarazioni di Patrizio Gonnella, presidente di Antigone.
Il prossimo 12 marzo, a Roma, presso la Casa Internazionale delle Donne, presenteremo il volume "L’esecuzione penale delle donne: temi, ricerche, prospettive", curato da Costanza Agnella e Susanna Marietti.
Interamente consultabile qui, si inserisce nel quadro della risalente riflessione portata avanti dall'associazione Antigone sulla detenzione delle donne. Alle molte ricerche e analisi prodotte nel tempo dall'associazione, si è aggiunto nel 2023 il Primo Rapporto sulle donne detenute in Italia dal titolo "Dalla parte di Antigone".
L'elaborazione del tema della detenzione femminile, da sempre trascurato a causa dei piccoli numeri che comporta, è fondamentale per affrontare problemi sociali complessi che riguardano l'universo delle donne e vanno oltre lo stretto orizzonte carcerario.
L'incontro sarà introdotto da Costanza Agnella, Università di Torino, coordina Susanna Marietti, Coordinatrice nazionale Antigone e ne discuteranno Tamar Pitc, già Professoressa di Filosofia e Sociologia del Diritto all‘Università di Perugia; Cecilia D'Elia, Senatrice, vicepresidente commissione femminicidio; Grazia ZuffaA, Presidente Società Della Ragione e componente CNB.
Ieri una delegazione di Antigone, guidata dal Presidente dell'Associazione Patrizio Gonnella, è stata ricevuta dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. A lui va il nostro ringraziamento per le parole e la sensibilità dimostrate sul tema delle carceri.
Qui il comunicato del Quirinale: https://www.quirinale.it/elementi/107862
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