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Pirelli, apre una fabbrica in Messico
La produzione servirà il mercato Usa

La società guidata da Marco Tronchetti Provera inaugura un nuovo stabilimento per fornire il Nord America, un mercato che cresce del 6% all'anno. L'obiettivo è di arrivare a 5,5 milioni di pneumatici e di 1800 addetti

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SILAO (Messico) - Il tricolore, verde bianco e rosso, potrebbe ingannare. Il caldo, le pietre e i candelabros, specie di cactus locali, no. È a Silao, nel cuore del Messico, il nuovo stabilimento della Pirelli, inaugurato ieri da Marco Tronchetti Provera insieme al Capo dello Stato Felipe Calderon. «Una base strategica», l’ha definita il presidente e amministratore delegato della società. Perché nel Nafta, l’area di libero scambio del Nord America, il segmento dei pneumatici di alta gamma, al centro del nuovo progetto industriale di Pirelli, cresce ogni anno del 6%. E le gomme che usciranno dalla fabbrica, 400mila pezzi a fine 2012, 5,5 milioni a regime, potranno attraversare veloci e senza dazi il confine con gli Usa. «Un Paese dove abbiamo grandi margini», ha spiegato Tronchetti Provera, «la nostra quota sul mercato premium è solo del 7%, cinque punti sotto quella mondiale».

A Silao si è costruito «a ritmi cinesi»: 10 mesi per una fabbrica di 135mila metri quadrati, la ventiduesima della società nel mondo. «Con Settimo Torinese è il nostro impianto più avanzato, per tecnologia e impatto ambientale», ha detto il numero uno di Pirelli. L’investimento sarà di circa 250 milioni di euro dalla posa della prima pietra fino al 2015, altri 80 entro il 2017. L’obiettivo è arrivare nel 2015 a 3,5 milioni di pezzi. E salire a 5,5 nel 2017 quando a regime lo stabilimento occuperà 1800 persone. Un terzo della produzione, pneumatici per SUV e auto di grossa cilindrata, sarà per il mercato messicano, destinato a crescere nei prossimi anni. Il resto viaggerà verso gli Stati Uniti, «dove non riuscivamo a fornire abbastanza ricambi», ha spiegato Tronchetti Provera. «Gran parte dei pezzi arrivavano dal Brasile, in 45 giorni. Grazie allo stabilimento di Silao tutto il Nord America sarà raggiungibile in 72 ore». La metà della domanda Nafta sarà così coperta dalla produzione locale, portando a fine 2014 l’incidenza dell’area sul fatturato Pirelli vicino al 10%. Mentre la fabbrica di Bahia si concentrerà sul boom del mercato brasiliano.

Un regime fiscale vantaggioso e salari base di 500 euro, il Messico è anche una scelta di convenienza. «Ma il governo ci ha dato un grande aiuto nel formare i lavoratori - ha riconosciuto Tronchetti Provera -  e garantito logistica e infrastrutture avanzate». Non solo l’uscita della strada statale con il marchio Pirelli: la fabbrica si trova all’interno di un enorme parco industriale che nel raggio di qualche (brullo) chilometro accoglie anche General Motors, Volkswagen, Ford e Nissan.

Tronchetti Provera si è detto fiducioso sugli obiettivi del piano industriale: «Con la crisi in Europa avremo volumi più bassi, ma siamo riusciti ad aumentare i margini». Merito della strategia centrata sui pneumatici “di lusso” e rivolta agli emergenti: Pirelli sta costruendo un altro stabilimento in Malesia, dove in partnership con la società locale Astra produrrà gomme per moto. E proprio in Asia, su mercati più liquidi di quello italiano, la società potrebbe anche andare alla ricerca di nuovi finanziamenti: «Stiamo valutando se lanciare anche su una borsa asiatica degli ADR». Uno strumento azionario che Pirelli già usa negli Stati Uniti, dove a settembre passerà da ADR 1 a ADR 2, livello che garantisce maggiori volumi di capitali. Di fatto, quanto di più simile a una quotazione.