Borgo Marinari

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Coordinate: 40°49′42″N 14°14′54″E / 40.828333°N 14.248333°E40.828333; 14.248333
Borgo marinari e sullo sfondo Monte Echia

Il Borgo Marinari di Napoli è ubicato sull'Isolotto di Megaride, a ridosso del Castel dell'Ovo, nel quartiere San Ferdinando. Esso è unito alla terraferma tramite un istmo artificiale collegato col Borgo Santa Lucia.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'isolotto di Megaride già nel I secolo a. C. era sede di una dépendance della Villa di Licinio Lucullo. Nel V secolo qui si insediarono alcuni monaci Basiliani che fondarono il loro convento, dedicato prima a San Salvatore e, successivamente, a San Sebastiano. Per questo motivo l'isolotto venne chiamato Isolotto di San Salvatore. Oggi del convento rimane solo la chiesa di San Salvatore[1].

Per la minaccia di un'invasione normanna, in tarda epoca ducale, i monaci vennero trasferiti, per far posto ad un fortilizio. Dopo la conquista di Napoli, i Normanni affidarono la trasformazione del fortilizio in fortezza, all'architetto Buono. Questo è l'embrione di Castel dell'Ovo[1].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La vita del borgo è legata alle attività del suo porticciolo e di quelle del confinante borgo Santa Lucia di cui costituisce lo sbocco a mare. In passato da qui partivano gli scafi blu dei contrabbandieri di sigarette. Solo negli anni '90 le forze dell'ordine sono riuscite a debellare definitivamente questi lucrosi traffici. Oggi il borgo è stato ripulito e ospita prevalentemente attività culturali e turistiche. Il porticciolo supporta il funzionamento dei circoli nautici della banchina Santa Lucia dove sono ormeggiati numerosi motoscafi, yacht e barche a vela.

Oltre al castello, il borgo consta di poche abitazioni. I sei palazzi, tutti a due piani, ed al centro c'è una piazzetta. Data la vocazione turistica, le attività commerciali sono per lo più bar e ristoranti, ma non mancano negozi ed officine per la nautica.

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Donatella Mazzoleni, Tra Castel dell'Ovo e Sant'Elmo il percorso delle origini, Electa, Napoli, 1995, pag. 102.

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