9 gennaio 2001

Sono stato informato che in data odierna, intorno alle 13:00, nell'ambito della trasmissione Passatel (una trasmissione di annunci economici) di Radio Popolare, sono stato ripetutamente oggetto di sberleffi piuttosto pesanti e gratuiti (financo ad augurarmi svariati malanni) ed accusato di essermi venduto a Berlusconi e di avere proditoriamente trafugato le immagini elettorali contraffate del leader forzista, a me inviate, per tornaconto personale, pubblicando un libro.

Il libro è in realtà un testo, un misto di una mia scherzosa autobiografia e della storia del sito su cui ho raccolto le immagini incriminate. Non voglio qui spiegare le mie ragioni, è possibile averne un'idea consultando l'intervista in internet che mi è stata fatta dal portale Clarence. Tuttavia, scrivo proprio a te, pubblicamente, confidando nei nostri rapporti fraterni di questi dieci anni.

Come certamente rammenterai, fu Bruno Ambrosi a presentarci, quando entrambi lavoravate al TG 3 a Roma, il direttore era Sandro Curzi. Quella mattina d'agosto si sparse la notizia che i carri armati sovietici giravano per le strade di Mosca, era in atto un tentativo di golpe. Mi chiamò Radio Popolare (Michele Migone e Danilo De Biasio, se non mi falla la memoria).

Correva l'anno 1991, la Radio era in S.Stefano, da oltre una dozzina d'anni facevo l'interprete di russo, fu la mia prima collaborazione con la Radio, e tenni immediatamente a precisare che fosse a titolo assolutamente gratuito, trattandosi di quel che io definii il mio contributo alla causa.

Entro poche ore venni chiamato dal TG 3, dovetti partire, ma continuai a fornirvi tutte le notizie di cui disponevo, vi presentai per via telefonica mia madre, a Mosca, che contribuì anch'essa a tenere informati gli ascoltatori di Radio Popolare su quanto accadeva ad appena 3.000 chilometri da Milano.

Un anno e mezzo dopo tu tornasti alla Radio, abbiamo continuato la nostra collaborazione, sempre gratuita, passando per il cannoneggiamento del Parlamento russo (come viene rimarcato nel sito di RadioPop, Il tentativo di colpo di stato contro Gorbaciov è seguito in diretta attraverso la gente che manifesta a Mosca contro i golpisti. Memorabile la diretta, in collegamento con la radio della 'Casa Bianca' di Mosca, dal parlamento russo nella notte dell'assedio) e per la trasmissione in radio con l'ex dissidente comunista Roj Medvedev, in via Stradella. Credo che tutto ciò sia ben più che sufficiente per dimostrare la mia buona fede ed il mio essere disinteressato. Ma non è questa la ragione di questa mia lettera.

In questi mesi ho ricevuto palate di letame, generalmente lanciate da animali di destra tra i più ignoranti, volgari, stupidi, saccenti, supponenti, insomma i tipici potentati e lecchini.

Ho apprezzato molto il tuo editoriale, purtroppo profetico, cfr. l'attentato al Manifesto, sul bollettino di dicembre della radio. In esso, ovviamente in altro contesto, affermi tra l'altro:

State bene attenti, non fate scorrere le parole che si sentono sulla superficie dell'indifferenza sedimentata dal profluvio di formule logore cui siamo avvezzi. [...] Non confondete ogni cosa nel polverone quotidiano della abituale polemica politica. Aprite bene le orecchie e fate caso alle parole, ai linguaggi che corrono. [...] Avete letto quelle battute di cui si ridacchia sui giornali? Lerner? Ci penseremo noi, sappiamo come fare con gli ebrei. [...] Di queste e mille altre fanfaronate qua e là si sorride. Male. Costoro non usano a caso simili linguaggi e concetti. Corrispondono alla loro natura profonda, ma soprattutto essi pensano che corrispondano ad un sentire diffuso, stanco di democrazia, avvezzo al sopruso e quindi predisposto all'autoritarismo purché esso consenta mano libera agli affari. [...] Abili nel nascondere gli scandali, quanto a dirottare l'emotività sociale contro bersagli facili attingendo al razzismo, alla sessuofobia o al perbenismo.

Ecco, se le parole hanno un senso, noto anche nei programmi di Radio Popolare una progressiva superficializzazione. Tu stesso puoi insegnarmi che la differenza tra un giornalista ed un pennivendolo, oltre che nella specchiata onestà, risiede nell'appurare una notizia prima di commentarla. Non ho preteso né pretendo alcun presunto trattamento di favore da parte dei redattori della radio per essere un collaboratore volontariamente gratuito, ma nemmeno desidero tollerare che mi si metta alla gogna proprio in seno ad un ambito che credevo vicino alle mie convinzioni ed al mio impegno politico e sociale. Non pretendo che si parli del mio libro, ma nemmeno accetto che non ci si ponga nemmeno la domanda del cui prodest, ovvero del chi tragga giovamento dalla denigrazione e dallo screditamento del mio racconto. Un tempo si sarebbe detto compagni, vi richiamo all'ordine.

Sic stantibus rebus, a meno che non mi vengano fatte le scuse ufficiali con la medesima visibilità (audibilità) con cui si è infangata la mia persona, cesso da questo momento qualsiasi forma di collaborazione con Radio Popolare.


5 luglio 2004

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esimio mark. ho ritrovato questa tua risposta navigando. sono proprio contento di ciò che dissi allora. e di non essermi mai scusato né in privato né in onda. nell'avere avuto la medesima pessima opinione di te nel tempo. sei solo un povero coglione reazionario e fascista. l'accenno alla privacy poi è un piccolo gioiello di stupidità. sei da anni nella mia lista del fantamorto. chissà che uno di questi giorni mi fai vincere.

cordialmente
cristiano valli


Esimio Passatel, hai perfettamente ragione. Dico "perfettamente" in quanto hai ragione su più punti.

  1. E' vero che ho sentito il bisogno di rivolgermi al direttore della Radio anziché a te, signor Passatel, innanzitutto perché sulla tua Carta d'Identità immagino non vi sia scritto "signor Passatel", e perché cmq trattasi della responsabilità collettiva della Radio, non della tua singola tronfia slabbrata.

  2. E' vero che avresti bisogno di un padre che ti sculacci, visto che alla tua età dimostri di non conoscere ancora la buona educazione.

  3. E' vero che necessiti ancora di comprendere il concetto di autorità, che per immaturità confondi con autoritarismo.

  4. E' vero che io ho scritto al direttore ed ho ritenuto di metterti in copia nella tua veste pubblica, scrivendoti in radio. E' altresì vero che tu hai risposto da un indirizzo diverso, privato, con una sequela di volgarità. E' infine vero che non accetto discussioni private su argomenti nati pubblici, da sempre, e tu lo sai benissimo, essendo un vecchio frequentatore della Rete Civica di Milano: il personale è politico ed il privato è pubblico. Anche la presente missiva - ed ogni eventuale futura - viene regolarmente recapitata al direttore della Radio con cui ho collaborato e che mi ha denigrato (la radio, non il direttore), ti conviene fartene una ragione ed esporti finalmente in pubblico, assumendoti le tue responsabilità anziché lanciare il sasso e nascondere la mano. In alternativa, puoi sempre denunciarmi per violazione della legge sulla privacy, la stessa che protegge la privacy dei maniaci che telefonano di notte a casa delle donne sole, ma che non protegge la privacy delle donne in questione. Non vedo l'ora.

  5. Da ultimo, è vero che sinora non ho sentito necessità alcuna di rivolgermi a te, considera quindi questa mia come uno strappo alla regola. Il mio interlocutore è la Radio, nella persona del suo direttore, è piuttosto ovvio.

Ribadisco di attendere pubbliche scuse con la medesima visibilità con cui il collaboratore Cristiano Valli ha denigrato il sottoscritto.

Bernardini

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