16 luglio 2009

QUELLI CHE UN CALCIO ....

MAI E POI MAI DIMENTICHEREMO
Aprile 2009 - ovviamente la fonte è sempre quella dello JU29RO ( IL SITO CON 29 PALLE )

La Juve è storicamente la società più amata d’Italia, lo dicono i numeri scaturiti dalle centinaia di inchieste che da decenni sono state commissionate a svariati istituti demoscopici. Si dice che un italiano su quattro abbia la Signora nel cuore, addirittura la percentuale scenderebbe ad uno su tre se si prendono in esame i soli tifosi “attivi”, ovvero coloro i quali si interessano al calcio. Peccato che questo numero (che si traduce in cifre oscillanti tra 11 e 14 milioni di unità) serva solo come mero esercizio statistico, perché in fatto di “peso” i tifosi delle altre squadre sovrastano nettamente il popolo bianconero. Sia in termini numerici, è ovvio, sia in termini di cassa di risonanza. Perché nei punti nevralgici dell’informazione, dello spettacolo, della politica e degli affari, trovare uno juventino tifoso è impresa quasi disperata. Non dite che non ci avevate mai pensato. E’ una situazione che precede e di parecchio la farsa di Calciopoli, anzi, è probabilmente una delle cause più importanti dello scoppio dell’intera vicenda.

Ecco perché Antonio Giraudo pensava a come contrastare questo accerchiamento mediatico attraverso la creazione di un canale tematico (Juventus Channel, anche questa oltre alla vicenda stadio era farina del suo sacco, e altri ne rivendicano i meriti…) e addirittura l’acquisizione di un giornale. Di questo parlava pochi mesi prima del disastro, appena ricevuta la poco entusiastica conferma dai tutori di John Elkann, in un’intervista a Repubblica.

A quasi tre anni dall'inizio dell'era della Juve penitenziale e remissiva degli eredi Agnelli, il tifoso bianconero è ancora privo di referenti autorevoli che possano far valere non solo le ragioni della storia bianconera, ma pure quelle del dimesso presente.

In Tivù o sui giornali, la presenza del tifoso juventino è sempre marginale e mai considerata autorevole.Abbiamo così deciso di divertirci a effettuare una panoramica della testate e dei principali opinionisti del sistema dell'informazione italiano, evidenziando, molto semplicemente, la fede calcistica dei protagonisti. Speriamo che vi divertiate anche voi e che nessuno se la prenda. Se qualcuno non si riconosce nella professione di fede che gli abbiamo attribuito, saremo lieti di recepire e rendere pubblico il suo atto d'abiura.

Partiamo oggi dall’informazione cartacea.

Gruppo RCS, Corriere della sera, il Re dei quotidiani nazionali. Il direttore Paolo Mieli non sappiamo per quale squadra tifi, sappiamo di chi è sicuramente amico e quale linea editoriale abbia tenuto da sempre, una linea filo-milanese e filo-tronchettiana.

Fabio Monti, uno dei tre amici di Magath (ovvero uno di quelli che consegnarono una medaglia come segno di gratitudine al giustiziere della Juve nel '83 ad Atene), sproloquia interismo nella redazione sportiva. E che in generale la redazione del Corriere sia marcatamente antijuve lo si evince dalla presenza di tre abituali collaboratori del più diffuso quotidiano italiano piuttosto attivi in tal senso: il fiorentino Mario Sconcerti, l’interista Beppe Severgnini e il granata Aldo Grasso. Di juventino, il solo Ostellino, che però non si erge a saccente opinionista calcistico come fanno spesso i colleghi.

La Repubblica (e il Gruppo “L’Espresso” in generale, basti pensare al suo “libro nero” che conteneva tante e tali nefandezze “calciopolari” da far venire i brividi) è uno dei media che più hanno insistito negli anni nel “picconare” la Juventus. Dai tempi in cui Maurizio Crosetti venne ritenuto “persona non gradita” dalla Triade, l’escalation è stata inesorabile: dal Travaglio che nella vita sembra avere due ossessioni (e una è Moggi) a Marco Mensurati, l’“esperto” di Calciopoli e di schede svizzere, l’uomo che ha scritto un libro (“Calciopoli” appunto) in coppia con l’ex team manager ed ex addetto stampa interista Bruno Bartolozzi, tifoso romanista. Entrambi hanno subìto lezioni di giornalismo e di reale informazione da personaggi molto più preparati, ma a torto ritenuti meno autorevoli.

Detto di Michele Serra, famoso per le sue posizioni svisceratamente antijuve dai tempi de “L’Unità” e che non riusciva ad essere divertente sull’argomento nemmeno ai tempi di “Cuore”, non possiamo dimenticarci del responsabile della rubrica Spy Calcio, Fulvio Bianchi, sempre incrollabilmente allineato alle tesi accusatorie Farsopolitane e nemmeno nuovo a clamorosi dietrofront nel tentativo di difendere il Nuovo Calcio Pulito a striscie nerazzurre.

Tutto qui?
No, manca l’asso nella manica, Corrado Zunino, spesso ospite di emittenti private lombarde dove esprime concetti che denotano un raro “integralismo” contro i colori bianconeri. Che eredi per Gianni Mura!

Il Giornale”, di proprietà del presidente del Consiglio e del Milan, annovera il direttore Mario Giordano (granata e responsabile della crisi della Gillette; mai una rasatura in vita sua), ma il cavallo di battaglia è il clone fonetico di Lino Banfi, al secolo Franco Ordine, amico di Galliani e profondo conoscitore di cose rossonere.

Siccome non ci si può far mancare nulla, Riccardo Signori completa il quadro di profonda antijuventinità che esprime il quotidiano di casa Berlusconi. Un giornalista come Tony Damascelli, juventino, è stato invitato ad occuparsi solo marginalmente di calcio, con tutta probabilità a causa di una telefonata in piena bagarre scudetto tra Milan e Juve in cui avvisava Moggi di un articolo che il pittoresco Ordine stava scrivendo praticamente a quattro mani con Galliani.

“La Stampa”, il giornale della famiglia Agnelli, vanta nella propria redazione sportiva il giornalista italiano con tutta probabilità più competente sul piano calcistico: Roberto Beccantini, giurato per il “Pallone d’Oro” di France Football da anni, uno dei pochi giornalisti dichiaratisi tifosi (è juventino), senza per questo rinunciare all’aspetto critico che la professione richiede.

Mai tenero nei confronti della Juve sin dai tempi della militanza alla Gazzetta dello Sport, condivide la redazione con Massimiliano Nerozzi (l’uomo che più di tutti ha seguito il filone colpevolista durante Calciopoli) e Marco Ansaldo, in passato collaboratore di Repubblica e storicamente al seguito della Juventus. Per par condicio, Massimo Gramellini è di sfegatata fede granata anche se non si occupa propriamente di sport.

“L’Unità” conta tra i suoi collaboratori Oliviero Beha (fiorentino e antijuventino dichiarato da sempre) e l’onnipresente Travaglio (che pure si dichiara juventino…), e come dimenticare anche qui il fattivo contributo contro tutto ciò che è bianconero fornito dall’interistissimo Michele Serra?

“Libero”, quotidiano di Vittorio Feltri, risulta forse il più aperto, almeno per ciò che riguarda lo sport, sicuramente è il più garantista, avendo ospitato la voce di Luciano Moggi sin dalla prima ora, e annoverando altri giornalisti come Davide Giacalone e l’ex direttore de “La Padania” Gianluigi Paragone, juventino e spesso ospite la scorsa stagione del “Controcampo” serale.

“QN”, ovvero “Quotidiano Nazionale”, è diretto da Xavier Jacobelli, ex direttore di due quotidiani sportivi, Tuttosport e Corriere dello Sport. Jacobelli, uomo da sempre aziendalista e attento a cambiare opinione in base agli interessi di bottega, fu protagonista di un singolare quanto repentino cambiamento: passò da difensore delle torinesi a loro accusatore (veramente accusatore di una delle due, inutile dire quale…) per ingraziarsi il popolo di lettori del Corriere dello Sport appena divenuto il direttore di quel quotidiano, una strategia comune a tutti gli organi di stampa e agli editori romani.

Il quotidiano si avvale della preziosa collaborazione di esperti di formula 1 (Leo Turrini, modenese di fede interista e censore di presunte ruberie bianconere), sedicenti esperti di mercato (Giulio Mola, per il quale tutto ruota attorno alle milanesi) e di una giornalista dal forte accento toscano (Laura Alari) che per anni ha esternato i propri sentimenti di profonda antipatia nei confronti della Juventus dagli schermi delle tv private milanesi, mentre recentemente si è resa protagonista dello strepitoso scoop sulle esternazioni di Mourinho a Bergamo.

Unica voce garantista: Enzo Bucchioni, giornalista prestatosi a collaborare con Luciano Moggi nella stesura dell'autobiografia dell'ex direttore generale della Juventus "Un calcio nel cuore"

.Il Messaggero di Roma, con le firme di Roberto Renga, Ugo Trani, Enrico Maida (fa sorridere la rubrica sul suo blog “giornalisti tifosi”, nella quale rivendica la propria imparzialità nonostante il tifo dichiarato a tinte giallorosse) e Mimmo Ferretti cucina da anni una pietanza in salsa Curva Sud che ha fomentato, insieme alle potentissime radio capitoline, il cosiddetto sentimento popolare che nella Capitale ha raggiunto i livelli più assurdi e soprattutto ha coinvolto tutti: dal tifoso curvaiolo al politico passando per l’uomo di spettacolo.

Chi è stato allo stadio da juventino a Roma sa cosa significa, dalla gradinata alla Tribuna Monte Mario si assiste a spettacoli spesso indecenti e pericolosi. Su Renga, una citazione è d’obbligo: se al simpatico (…) giornalista dovessero fare un prelievo, scoprirebbero di certo sangue giallorosso, come i colori della AS Roma 1927 E.P.L. Dove E.P.L. sta per Eterna Parte Lesa. Del buon Roberto, deliri antijuventini a parte, ricordiamo nitidamente il volto trasfigurato in tribuna dopo il gol su rigore di Totti in Italia-Australia nel Mondiale 2006 quando, invece di essere felice per la qualificazione degli azzurri, insultò Lippi, colpevole di lesa Maestà per aver fatto accomodare i glutei del Pupone in panchina per quasi tutto il match a vantaggio di quel "dopato e ladro" di Del Piero. In quella occasione, assistemmo all'interpretazione teatrale del suo sodale Ugo Trani, il quale attribuì a Totti il merito dell'azione con la quale Grosso si procurò quel penalty: a detta dell'esperto giornalista Totti "prese palla a centrocampo e cambiò gioco in orizzontale indicando al terzino la strada da seguire".

Fantastico... che poi il terzino oggi al Lione si sia fatto tutta la fascia a difesa schierata, superando da solo due avversari fino a subire l'atterramento da parte del portiere Schwarzer è un dettaglio sicuramente trascurabile...

Una redazione prevalentemente filo-interista, prima, durante e dopo Calciopoli: prima cambiano il nome da “Gazzetta dello Sport” ad “Internazionale Football Club magazine” e meglio è.

Ne guadagnerebbero in credibilità, perché come possono pensare di passare per super partes Carlo Laudisa (sedicente esperto di mercato, molto sui generis, ma soprattutto uomo dall’alfabeto incomprensibile e sempre schierato pro-Inter), Nicola Cecere (interologo di provata fede), Andrea Elefante (idem come per Cecere), Luigi Garlando (autore di diversi libri sull’Inter e ora pure su Mourinho), Franco Arturi, Paolo Condò (innamorato di Mancini e ora di Mr. Special One), Antonello Capone (l’uomo della moviola), la prima firma calcistica Alberto Cerruti, Alessandro de Calò, Massimo Cecchini, Stefano Boldrini, Valerio Ciari, tutti filo milanesi all’ennesima potenza, con qualche concessione ai colori giallorossi romani? Luca Curino, attuale inviato incaricato di seguire la Juve, vanta pure lui trascorsi al seguito della Beneamata. Questa la parata di stelle.

Il Corriere dello Sport annovera la pregiatissima firma di Alessandro Vocalelli, direttore della testata e prezioso consigliere di Cobolli, l’uomo che dettò il parere decisivo nel momento in cui la Nuova Juventus si preparava a bere l’amaro calice della retrocessione senza lottare in tutte le sedi. Stefano Agresti e Antonio Barillà sono due ex di Tuttosport, e sono uno vicedirettore, l’altro esperto di mercato.

Luigi Ferrajolo, padre di Giorgia, inviata Mediaset, è un altro romanista di lungo corso. Ma il grande lavoro ai fianchi, come paladino dell’antijuventinità (e di riflesso sostenitore delle squadre romane), il Corriere dello Sport lo sviluppò negli anni di Italo Cucci, bolognese che oggi imperversa alla RAI, un tempo direttore del Guerin Sportivo e con una cronica idiosincrasia per il bianconero, e l’altro immortale Mario Sconcerti: in due 11 anni di direzione a senso unico e contro la Juventus.

Per concludere Tuttosport, quotidiano torinese (tra i suoi direttori del passato vanta il granata Giampaolo Ormezzano, che oggi predica saggezza tra tv e “Famiglia Cristiana” salvo poi trasformarsi in una belva feroce quando vede bianconero) che ha avuto un improvviso cambio di direzione nel momento in cui l’ex direttore Giancarlo Padovan andò forse un po’ troppo controcorrente rispetto all’"omogeneità di pensiero" che un argomento come Calciopoli avrebbe dovuto suggerire nelle intenzioni dei sostenitori della farsa.Da allora ci si ritrova alla direzione un ex vicedirettore della Gazzetta dello Sport, Paolo De Paola, autore da subito di una virata di 180° sulla linea editoriale, tutta concentrata sulle notizie (?) di mercato e sulle critiche inizialmente distruttive e, dopo un triplo carpiato, diventate improvvisamente elogiative nei confronti di rosa e allenatore bianconeri.

E soprattutto un atteggiamento smaccatamente "nuovo corso Juve" in certi redattori, come Marco Bernardini (a volte persino surreale), Guido Vaciago, Camillo Forte e Vittorio Oreggia, che preferiscono trattare i temi più futili e innocui del mondo bianconero, evitando di tocccare i tasti più scottanti, retaggio di Farsopoli.

In questo senso sono emblematici i casi di Sergio Baldini e di Elvira Erbì, scandagliatori di siti Internet bianconeri, che per la rubrica “Nella Rete” preferiscono prendere spunto da temi poco dibattuti come le bufale di mercato o le preoccupazioni per il clima rigido nel quale si giocheranno i posticipi di gennaio, evitando come la peste le roventi discussioni sulla farsa di due estati orsono.

C'è da dire che ultimamente, dopo la sentenza di primo grado per la GEA, anche su Tuttosport si è cominciato a intravvedere qualche timida e sporadica inversione di tendenza.

http://www.ju29ro.com/senti-chi-parla/39-senti-chi-parla/1034-media-e-tifo-1-la-carta-stampata.html