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Nel secondo dopoguerra il corpo musicale passò quasi immediatamente sotto la direzione del maestro Cremonesi al quale è oggi intitolato. Uomo di profonda sensibilità musicale ed artistica, autore di molti brani di musica sacra, tra cui due splendide messe, e di musica profana, tra cui numerose marce brillanti ancora oggi capisaldi nel repertorio bandistico locale, egli si dedicò con passione e carisma all’educazione musicale dei suoi concittadini.

Grazie ad un gruppo dapprima ristretto di strumentisti trasformatosi poi in una vasta compagine, Carlo Cremonesi portò la banda a livelli di eccellenza riconosciuti in tutta la bergamasca. Alla sua scomparsa, nel 1961, il maestro Ambrogio Brignoli, già primo clarinetto, ne assunse la direzione nel segno della continuità, della dedizione e della elevata qualità artistica nelle esecuzioni.

A partire dagli anni ’70 il Corpo Musicale passò invece sotto la guida di Luigi Corsini, già allievo di Cremonesi ed attuale maestro. Corsini, oltre a lavorare costantemente per la diffusione della grande musica classica, ha da qualche tempo aperto il repertorio a contaminazioni introducendo brani swing, rivisitazioni moderne di pezzi barocchi, originali per banda e colonne sonore cinematografiche. Tradizione e innovazione convivono infatti oggi nel Corpo Musicale che trae ispirazione dal genio di Cremonesi, ma guarda anche il futuro con entusiasmo. Attualmente gli strumentisti che ne fanno parte sono circa trentacinque e molti di loro sono ragazzi. Oltre ai tradizionali concerti di Natale, di S. Cecilia e d’estate, sono svariate le occasioni per poter ascoltare, a Ponte Nossa e non solo, il corpo Musicale Carlo Cremonesi che accompagna lo svolgersi di cerimonie religiose e civili. Con il maestro Corsini la banda ha infatti tagliato il ragguardevole traguardo dei suoi primi cento anni, festeggiati ufficialmente nel 1996, ma intende continuare, con passo di marcia brillante, verso nuovi traguardi.

Questa storia, come è stato detto molte righe addietro, è un po’ vera e un po’ immaginaria, ha un inizio incerto, ma di certo non ha una fine. I galloni e i pennacchi sono stati abbandonati, anche i temibili pantaloni anni ’70 hanno lasciato il posto alle cravatte fantasiose che rendono inimitabili gli strumentisti nossesi. Ma oggi come nel 1896 ogni concerto, ogni prova, ogni allievo che diventa bandista aggiungono un nome, un’esperienza e un nuovo capitolo. E il prossimo potrebbe avere proprio il nome di chi sta leggendo queste parole….

[1] Notizie tratte da: “Il tempo e le bande” – Itinerari Musicali Bergamaschi di Marino Anesa

Storia realizzata da Mariateresa Betti

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