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RAINBOWLAND

the making of a rainbow  1979

Il paese dell'arcobaleno, immenso ponte-pentagramma
di aria, acqua e luce che raccoglie i "suoni" di tutti

Rainbowland sorge nel '76 come scenario per una fiaba;
si sviluppa in tutti questi anni fino a diventare un simbolo poetico
del luogo "altro", l'alibi, la parola d'ordine per varcare la soglia dell'assurdo,
del magico, del concetto mitico del tempo e dello spazio,
il pretesto per scavalcare muri
e andare a giocare con gli altri.

alice in rimbaudland_1980

ALICE IN RIMBAUDLAND

Al suo ritorno dal Paese delle Meraviglie, Wonderland,
Alice si avventura nel colorato paese dell'arcobaleno, Rainbowland.
Decresce nella dimensione tempo e si ritrova con un corpo da bambina di un anno
e scopre l'omonimia tra Rainbow e Rimbaud.

Rainbowland è il pretesto per una serie di lavori in progress che trattano questo non-luogo come una realtà da ufficializzare.

Rimbaudland è il paese magico della poesia, nel quale i colori del Rainbow
si trasformano nelle vocali di Rimbaud, in uno spazio-di/segno-suono-colore.


tessera di cittadinanza onoraria di Rainbowland a Einstein_1978


a possible rainbow_detail_1977


rainbow koans (dettaglio)_1977


performance over coni zugna (dettaglio)

BD RACCONTA

«La mia assidua corrispondente Amelia Etlinger soffriva di terrori notturni e d'insonnia.
Per divertirla e sedarla volevo inventare per lei  un "fairy tale"speciale ambientato in un paese immaginario sopra l'arcobaleno che ho chiamato Rainbowland. Questo racconto cominciato così bene, non ho mai potuto finirlo. Invece le mandai la mappa di Rainbowland da esplorare.

 La sua reazione fu così festosa
 che mi sentii quasi obbligata di continuare a mandarle lavori di questo genere. Le mandai in seguito un biglietto d'invito per due per fare un viaggio In RL, con una nota dicendo che era pericoloso attardarsi nel settore blu (per non prendere i blues, la malinconia).
 La reazione fu ancora più forte e così spedii un altro lavoro e così di seguito. 

Questi lavori, li facevo anche per me li mettevo man mano in un cassetto separato e non li facevo vedere a nessuno, come se me ne vergognassi. Erano così diversi dai miei soliti lavori in bianco e nero e asettici, così rigorosi, così seri. Questi erano giocosi, colorati, scherzosi,
pieni di calore e di gioia di vivere.

Quando ne ebbi tanti, capii che non erano una parentesi soltanto, ma qualcosa di molto più serio. Avevo trattato questo paese come un vero paese da ufficializzare, con la sua mappa, i suoi francobolli, le sue origini, le sue tessere di cittadinanza, i suoi aforismi. E i suoi koan... Ho raccolto tutti questi lavori in un libro che ho intitolato Rainbowland.
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