Musica

Published on Aprile 19th, 2012 | by Una banda di cefali

Padania – Afterhours

 

Nostro anche se ci fa male.

Con gli Afterhours basta schiacciare play per imparare ogni volta che esiste una cattiveria che, abbandonati i veli e le maschere, sa essere pulita, onesta perché è detta senza giri di parole, senza vestiti di occasione, camuffamenti. Diretta, spietata, sincera. Possiedono da sempre un modo di sputarla fuori come se fosse una melodia distorta, aspra e dolce allo stesso tempo. È un pugno stretto talmente forte da sembrare che le ossa ti si pieghino. E dentro, lì, al centro del pugno serrato, c’è sempre, ovviamente, il tuo cuore.

Un album difficile questo, come forse non ci avevano più abituati. Difficile come sono difficili i giorni, quelli scuri dell’inferno a cui stiamo tornando, a cui siamo già tornati. Difficile come sono difficili le orecchie di noi che ascoltiamo di notte al buio sotto le coperte, aspettando il sonno che non arriva, e gli incubi che sappiamo già in anticipo che avremo. Difficile come sono difficili i pascoli di questa Padania, così arroganti da credersi verdi e invece completamente marciti.

Terra meravigliosa, brutto Paese. Come dire belle tette, ma rancido cuore.

Ogni frase ha lo spessore e il peso di una sentenza masticata in bocca per quattro anni. Non che gli album precedenti non ne contenessero: Manuel Agnelli ha sempre avuto capacità dialettiche forti, lui che è oracolo un po’ rabbioso e un po’ stronzo. Eppure in questi 15 brani sembra che la sua furia verbale abbia un sapore diverso. Stronzo sempre, guai se non fosse tale, ché a noi un po’ “figli di puttana” gli After piacciono, ma più adulto, più consapevole. Uno che non si è arreso dal dire, ma ha smesso di sparare su tutto inferocito e ora colpisce prendendo la mira. E fa più male il colpo perché ti entra più a fondo. Eppure nessun colpo mai è stato così pieno di amore e di comprensione, perché sai che non è te che vuole colpire, come invece fanno le persone, che ti amino o odino nessuna differenza, anche loro con l’occhio sempre al mirino. Alla dittatura che è dentro, mira quel colpo, allo stato mentale di cui ci stiamo ammalando, a quella parte che spreca, che ruba, che finge, che morde, che uccide e poi non vuol morire.

Cadremo tutti e poi sarà un piacere. Cadremo tutti e poi festeggeremo. Con chitarre che tagliano l’aria come un grido, con violini impazziti che ci inseguono in ogni canzone.

Non c’è spazio per i deboli di cuore in quest’album che il cuore te lo cerca e, una volta trovato, te lo spezza. Conviene cambiarlo e restare vivi, piuttosto, e cantarle queste canzoni, urlarle a squarciagola, anche solo per ringraziare chi ha avuto il coraggio, la presunzione forse, la grazia sicuramente, di scriverle.

Mi concedo una breve parentesi sentimentale, ma devo dire che gli Afterhours per me non esisterebbero senza quelle lacrime versate su Bianca, senza le canzoni che viaggiano in una sera per 718 km pur di uccidere l’attesa, senza l’altra piccola iena di via Sant’Anselmo, senza “no, non ho urlato Manuel mi vuoi sc*****!”. Gli Afterhours per me esistono come delirio di gruppo, infatuazione collettiva, di quelle persone che il cuore mi aiutano a cambiarlo tutti i giorni, ognuno a modo suo. E non potrebbe essere diverso da così.

Nostro anche se ci fa male.

 

Mariangela Napolitano

tracklist:

1. Metamorfosi
2. Terra di nessuno
3. La tempesta è in arrivo
4. Costruire per distruggere
5. Fosforo e blu
6. Padania
7. Ci sarà una bella luce
8. Messaggio promozionale n° 1
9. Spreca una vita
10. Nostro anche se ci fa male
11. Giù nei tuoi occhi
12. Messaggio promozionale n° 2
13. Io so chi sono
14. Iceberg
15. La terra promessa si scoglie di colpo

 

 

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Padania – Afterhours Una banda di cefali

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Amore, ironia e cefalità.



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