Storia della Defibrillazione

Pubblicato da webmaster | 09:33


Le basi della stimolazione elettrica del cuore sono fatte risalire a Luigi Galvani che con
i suoi esperimenti aveva appena scoperto la corrente continua. Seguendo le sue orme il
nipote Giovanni Aldini nel 1794 effettuò un esperimento: inumidì con acqua salata le
orecchie della testa di un soggetto appena decapitato e le collegò con due fili metallici,
uno all'estremo superiore di una "pila pensile" di sua invenzione, l'altro con la base;
improvvisamente tutti i muscoli di quella testa cominciarono a muoversi. L'idea che gli
balenò fu che con quel metodo sarebbe stato possibile "far rivivere un morto". Aldini
condusse allora una serie di esperimenti su cani e gatti affogati, inserendo un elettrodo
nell'ano e uno nella glottide o sull'orecchio e sulla lingua. Incoraggiato dalla positività di
tali esperimenti, decise di provare ad applicare gli elettrodi direttamente sul miocardio di
un decapitato, ma il risultato fu negativo e così per un po' interruppe ogni ulteriore
esperimento.
Tentativi analoghi furono ripresi successivamente dall’austriaco J.P.Franck, dal
tedesco K.Sprengel e dall’italiano A.N. Vassalli il quale, avendo ottenuto contrazioni
cardiache con il passaggio di una corrente galvanica da un elettrodo applicato sulla
superficie del cuore ad un altro applicato in corrispondenza del bulbo, giunse alla
conclusione che “con l’ausilio dell’elettricità si possono ottenere effetti portentosi
liberando dalla tomba persone che per un caso accidentale presentano sospese le
funzioni vitali”.
Conferma definitiva della metodica si ebbe con V. Zadba, dell’Università di Praga, che
su 51 interventi eseguiti con il metodo della stimolazione elettrica su persone “decedute”
per asfissia, ne resuscitò ben 31. Galvanodesmo fu chiamato il primo apparecchio di
rianimazione inventato verso la fine del ‘700 da C. von Struve, che consigliava di
posizionare un elettrodo nell’intestino retto e l’altro o in laringe o nel naso, concludendo
che “l’insensibilità alla elettricità è da ritenersi segno patognomonico di completo
esaurimento della forza vitale”.
Un ulteriore passo avanti fu compiuto nel 1806 da G. Tortosa che su invito dell’Ufficio
di Sanità del Dipartimento del Bacchiglione compilò un “Promemoria a servire di pubblica
istruzione sopra i soccorsi da prestarsi agli annegati”. Il Tortosa conclude il rapporto
affermando che “il galvanismo è un mezzo energetico per rianimare questi soggetti, e che
la corrente va applicata direttamente sul torace facendole assumere andamento
trasversale: dalla clavicola destra alla regione dell’ictus cardiaco”.
Nel 1857 H. von Ziemssen condusse una serie di esperimenti al termine dei quali
decretò che il metodo migliore per riattivare un cuore in arresto era quello di infiggere
direttamente nel cuore elettrodi ad ago di acciaio, attraverso i quali far passare una
corrente di almeno 50 elementi. E con questo metodo l’americano W.W. Hayle riuscì a
rianimare un soggetto in arresto cardiaco stimolando direttamente il “fascio di His”. Nel
ventennio successivo che si mise in evidenza il valore della stimolazione elettrica del
cuore non solo come mezzo di rianimazione, specie durante gli arresti dell’attività
cardiaca nel corso di interventi chirurgici, ma anche dell’effetto defibrillante della corrente
continua o alternata in caso di fibrillazione ventricolare.


Il concetto che si potesse defibrillare il cuore nasce alla fine del secolo scorso, nel
1899, dalla osservazione di Prevost e Battelli che scariche elettriche a corrente diretta o
alternata applicate direttamente sulla superficie del cuore di cani erano in grado di
interrompere una fibrillazione ventricolare. Il lavoro di Prevost e Battelli fu lungamente
ignorato e solo dopo molti anni si arrivò ad un utilizzo clinico della metodica. Così negli
anni '30 i ricercatori della Rockfeller Fundation stabilirono che i migliori effetti della
defibrillazione si ottenevano adoperando una scarica di 50/60 periodi al secondo di 200-
250 volts sulla superficie del torace, o di 75 volts a torace aperto, mantenendo chiuso il
circuito per 50 millesimi di secondo. Così nel 1947 Beck e coll. descrissero la prima
fibrillazione ventricolare nell'uomo interrotta dallo shock elettrico, aprendo la strada allo
sviluppo dei defibrillatori a torace aperto.
Tuttavia questa tecnica implicava l’immediata esecuzione di una toracotomia che, in
assenza di rianimazione cardio-polmonare, richiedeva virtualmente che la fibrillazione
ventricolare avvenisse in sala operatoria, o almeno in ospedale, in modo da poter essere
interrotta sufficientemente in fretta ai fini della sopravvivenza del paziente. Curiosamente
l’impeto per la defibrillazione transtoracica nacque in gran parte dalle compagnie
elettriche e teleferiche, i cui dipendenti morivano nel corso del loro lavoro per
elettrocuzione.
Nel 1957 Zoll e coll. descrissero la prima defibrillazione transtoracica per mezzo di
corrente alternata nell'uomo, anche se taluni riportano una notizia, non confermata, di un
primo uso clinico della defibrillazione in Russia, già nel 1952.
Nel 1962 Lown introdusse nella pratica clinica la defibrillazione transtoracica a
corrente diretta e sincronizzata. Con l’avvento della rianimazione cardiopolmonare e delle
unità coronariche apparve sempre più chiaro che la fibrillazione ventricolare è una causa
maggiore di morte cardiaca improvvisa e che la mortalità dell’infarto miocardico acuto
poteva essere drasticamente ridotta con la defibrillazione cardiaca.
Fonte


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Ovatio DR, il defibrillatore più piccolo al mondo

Pubblicato da webmaster | 09:24


Da Sorin Group è stata annunciata la realizzazione di Ovatio DR il defibrillatore più piccolo al mondo poco più grande di un accendino, 29 cm cubici per 10,9 mm di spessore, che non richiede alcuna particolare perizia per il suo utilizzo e può essere rimborsato dal SSN. Ovatio DR
è in grado cioè di scoprire esclusivamente le aritmie cardiache che mettono a rischio la vita dei pazienti che hanno già subito un arresto cardiaco, un infarto o sono scompensati, riportando il ritmo nella norma ed evitando un nuovo attacco.
Il defribillatore garantisce il trattamento anche delle aritmie ventricolari inferiori a 100 battiti al minuto potenzialmente pericolose e debilitanti per il paziente, soprattutto se già affetto da scompenso cardiaco.

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La morte cardiaca improvvisa

Pubblicato da webmaster | 09:20


La morte cardiaca improvvisa è un’interruzione repentina delle funzioni del cuore. La maggior parte degli episodi è causata da una rapida o caotica attività del cuore, conosciuta come tachicardia o fibrillazione atriale; è un difetto del sistema di conduzione elettrica del cuore che non va tuttavia confuso con l’attacco di cuore o l’infarto del miocardio. Si tratta di una patologia che in Italia provoca tra 50.200 e 70.000 casi di morte all’anno e negliStati Uniti sono classificati come morte cardiaca improvvisa circa il 50% dei decessi causati da malattie dell’apparato cardiovascolare.Questa patologia esordisce con aritmie atriali che gradualmente evolvono verso l’asistolia o assolutamancanza di ritmo cardiaco e pertanto risulta essere reversibile solo se la vittima è trattata in brevissimo tempo tramite defibrillazione. Per ottenere tale risultato si può ricorrere a defibrillatori esterni portatili, apparecchi della grandezza di un computer portatile che permettono all’operatore di intervenire con una procedura guidata eautomatica per la rianimazione del paziente. Grazie a tecnologie sempre più avanzate, questi apparecchi sono estremamente affidabili e facili da usare; sono in grado di analizzare automaticamente il ritmo cardiaco fornendo quindi all’operatore tutte le indicazioni sulle azioni necessarie da intraprendere in caso di emergenza. Si tratta di dispositivi fondamentali per il trattamento della morte cardiaca improvvisa; a tale proposito è sufficiente ricordare che circa il 25% dei casi potrebbe essere rianimato se venissedefibrillato entro 4/5 minuti, dato che per ogni ulteriore minuto la possibilità di sopravvivenza diminuisce del 10%. Il tempo infatti è un fattore fondamentale per la sopravvivenza senza danni cerebrali irreversibili, che comportano anche esiti catastrofici come lo stato vegetativo permanente con costi sociali edeconomici elevatissimi per la persona, la famiglia e la società.

Ben conscio dell’importanza della diffusione e dell’utilizzo dei defibrillatori portatili, anche lo Stato italiano al pari di quello americano, austriaco e francese, ha approvato una legge che consente l’uso dei defibrillatori portatili anche a personale non sanitario, dopo aver frequentato un corso di addestramento comprensivo anche delle manovre di rianimazione cardio-polmonare di base. La legge n. 120 del 3.4.2001 consente “l’uso del defibrillatore semiautomatico in sede extraospedaliera anche al personale sanitario non medico, nonché al personale non sanitario che abbia ricevuto una formazione specifica nelle attività di rianimazione cardiopolmonare”.In totale con una defibrillazione precoce potrebbe sopravvivere il 12,5% dei pazienti, ciò significa che circa 10.000 mila vite potrebbero essere salvate. Bisogna poi considerare che la morte cardiaca improvvisa si manifesta prevalentemente in sedeextra ospedaliera, nel 70-80% dei casi a domicilio del paziente e soltanto nel 15-20% sul luogo di lavoro o per la strada. Le caratteristiche del paziente a maggiore probabilità di morte cardiaca improvvisa, comprendono una storia clinica di patologie di pertinenza cardiologica, tra le quali si annoverano in particolarequadri di severo scompenso cardiaco, infarto acuto del miocardio ed importante aritmia atriale. Anche qualora l’evento non risulti letale, il soggetto è comunque esposto ad un elevato rischio di incorrere in successivi episodi di arresto cardiaco a prognosi infausta. Testimonianza Questa signora era affetta da un prolasso congenito della valvola mitrale senza disturbi fino all’età di 30 anni. In seguito, per altri 15 anni, fino all’arresto cardiaco, soffrì solo del fastidio provocato dalle frequenti tachicardie, alle quali però la signora aveva fatto l’abitudine. La signora si sottoponeva ai controlli regolari indicati in media ogni 5-8 anni. Durante gli ultimi 2 anni prima dell’arresto (dal 1998), il prolasso si accentuò e con esso le tachicardie e il rigurgito atrio-venticolare. Tuttavia, secondo il cardiologo, non vi erano dati particolarmente preoccupanti, in quanto non si riscontrava nessuna modificazione significativa delle dimensioni del cuore. L’ultima visita di controllo risale al 1999 e in quell’occasione il cardiologo consigliò un controllo entro e non oltre i due anni. Da quell’ultima visita cardiologica fino all’arresto, la signora non ricorda di aver avvertito disturbi significativi tali da metterla in allarme. L’arresto cardiaco la colse improvvisamente mentre teneva una conferenza con altri colleghi. 2
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La presenza in sala di alcuni medici fu fondamentale non solo per la tempestività del soccorso, maanche per ricevere un soccorso adeguato, la signora venne infatti sdraiata e soccorsa con respirazione artificiale e massaggio cardiaco manuale. Un secondo fattore fondamentale, dopo quello della diagnosi e del soccorso immediato, fu lacontinuità del soccorso, avvenuto ininterrottamente fino all’arrivo dell’ambulanza: la signora venne infatti mantenuta in vita per quasi un quarto d’ora. Il terzo fattore fondamentale per la sopravvivenza della signora, fu l’arrivo quasi immediato, 10-15 minuti, dell’ambulanza munita di un defibrillatore portatile, che permise di continuare il trattamentofino all’arrivo in ospedale. La signora passò un primo periodo di quattro giorni in rianimazione poiché si temevano gravi conseguenze neurologiche e sotto continua terapia. Il risveglio dal coma avvenne già nel tardo pomeriggio e le prime risposte verbali nel mattino successivo, anche se la memoria a breve termine cominciò a ricostituirsi solo dopo qualche giorno. Dopo i primi quattro giorni di trattamento intensivo la signora venne trasferita nel reparto di elettrofisiologia, dove per altri quindici giorni circa fu trattenuta in osservazione. I medici valutarono l’opportunità di un intervento sulla valvola mitrale, ma i rischi erano alti: le aritmie ventricolari perduravano. Alla fine data la gravità della situazione si rese necessario l’impianto di un defibrillatore. Ma a distanza di 3-4 mesi, il vizio mitralico iniziò a farsi sentire con spossatezza, impressione di venire meno, mancanza d’aria, fiato corto, caviglie gonfie e pesantezza. La signora si decise perl’intervento chirurgico di plastica mitrale che riuscì pienamente . I disturbi descritti sparirono, ma non vennero meno le aritmie ventricolari che ancora permangono, benchè la signora, grazie al defibrillatore impiantato, non se ne accorga nemmeno. Ormai a distanza di 18 mesi dall’impianto del defibrillatore e a un anno dall’intervento chirurgico, la signora confessa di sentirsi addirittura meglio di quanto si sentisse due anni prima dell’arrestocardiaco; ha potuto riprendere in pieno la sua attività professionale e la sua vita sociale. 3


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Il defibrillatore

Pubblicato da webmaster | 09:16


Come funziona il defibrillatore?
La formazione al soccorso
Il defibrillatore può erogare, attraverso appositi elettrodi, una scossa
elettrica, che attraversando il cuore annulla il ritmo impazzito
(“fibrillazione ventricolare”) e fa ripartire il cuore.
Sono stati messi a punto defibrillatori semiautomatici (DAE), che sono
in grado di leggere da soli l'elettrocardiogramma e di dare l'avviso
vocale se la scossa è necessaria e poi di predisporsi a darla con la
intensità più appropriata.
Si predispongono quindi alla scarica che, se confermata dal
soccorritore, viene erogata in sicurezza in pochi secondi.
Sono assolutamente affidabili, facili da usare e da trasportare, dotati di
sistemi di autocontrollo che avvisano se ci dovessero essere problemi
tecnica (batterie in via di esaurimento, ecc.).
E' stato dimostrato che salvare una
vita intervenendo tempestivamente
con il DAE è facile e la tecnica può
essere imparata e praticata anche da
personale non sanitario, dopo breve
addestramento.
La sicurezza di
questa procedura e la provata
affidabilità degli apparecchi sono
state sancite dalla legge 3 aprile
2001 n. 120, pubblicata sulla
Gazzetta Ufficiale n. 88 del 14 aprile
2001.
Il Centro di Formazione in Rianimazione Cardiopolmonare della ASLRimini
conta su più di 50 Istruttori
dell'Italian Resuscitation Council
(IRC): medici ed infermieri di varie
Unità Operative ed un nucleo di
“soccorritori laici”, che collaborano
nel riaddestramento dei colleghi
del proprio Corpo od Ente.
Vengono organizzati corsi di 10
livelli: dai corsi per soccorritore
occasionale “laico”, ai corsi “ALS”
per operatori dell'emergenza
sanitaria, a quelli di soccorso in età
pediatrica, ai corsi Istruttori. Presso
l'Ospedale dì Rimini è quotidianamente aperta una saletta di retraining,
ove gli operatori trovano manichini-simulatori di varia complessità e
tutti i modelli di DAE in uso nell'ASL.
Per informazioni web:
clicca qui


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L'importanza del BLSD

Pubblicato da webmaster | 14:15


INTRODUZIONE

L’Arresto Cardiaco è un evento drammatico, con dimensioni in progressiva crescita.
L’aumento della vita media della popolazione ed il miglioramento delle conoscenze epidemiologiche hanno fatto aumentare la stima del numero degli eventi per anno, probabilmente superiori ad 1 caso ogni 1000 abitanti.
Se non trattato prontamente, l’Arresto diviene irreversibile. Generalmente la causa scatenante l’evento è una patologia del cuore, in tali casi si parla di Morte Cardiaca Improvvisa.
Al momento, è identificabile il 10% dei pazienti che andranno incontro all’Arresto Cardiaco, soli in tali casi è possibile attuare la terapia preventiva: il defibrillatore automatico impiantabile.
Al contrario, nella grande maggioranza dei casi l’arresto non è prevedibile o è la prima manifestazione di una cardiopatia misconosciuta, generalmente su base ischemica. L’unica teorica strategia possibile di prevenzione è la riduzione dei fattori di rischio coronarico che, per essere efficace, dovrebbe essere applicata all’intera popolazione.
Nel caso di Arresto Cardiaco extraospedaliero i risultati in termini di sopravvivenza sono ancora particolarmente deludenti. La sola arma possibile è la diffusione della Cultura dell’Emergenza Cardiologica, nonché la realizzazione dei presupposti per attuare rapidamente le manovre di rianimazione cardiopolmonare e la defibrillazione cardiaca precoce.
I medici, così numerosi sul territorio, sono una preziosa risorsa nella lotta all’Arresto Cardiaco, sia per quanto riguarda la sensibilizzazione dei cittadini ed istituzioni, nonché l’esecuzione del soccorso.
Giuliano Altamura
Osp. San Giacomo –ASL RMA
Presidente Ass. Insieme per il Cuore - ONLUS

MORTE CARDIACA IMPROVVISA
E’ un evento naturale dovuto a cause cardiache, preceduto da un’improvvisa perdita di coscienza, che si verifica entro un’ora dall’inizio della sintomatologia acuta, in un soggetto con o senza cardiopatia nota preesistente, in cui l’epoca e la modalità di morte sono imprevedibili.
Talora preceduto da segni premonitori, l’evento si verifica nella maggioranza dei casi come prima manifestazione della cardiopatia ischemica. In caso di infarto miocardico acuto (IMA), l’incidenza delle aritmie responsabili dell’Arresto Cardiaco (AC) è massima durante le prime ore dall’insorgenza dei sintomi; si stima che circa il 50% degli infarti miocardici sia complicato da arresto cardiaco.
L’AC è un fenomeno drammaticamente rilevante; si calcola che l’evento si verifica, in ambiente extraospedaliero, in circa 1 persona su 1000 per anno (circa 55.000 eventi/anno soltanto in Italia); attualmente la percentuale di sopravvivenza dopo AC è solo il 2-3%.
Il numero di decessi è rilevante e di gran lunga superiore alle morti per carcinoma polmonare, AIDS o incidenti stradali. Il 70-80% di tali eventi avviene nelle abitazioni private; circa il 65 % degli arresti cardiaci avviene in presenza di testimoni.
CAUSE DI ARRESTO CARDIACO
Nel 90% dei casi, la causa è riferibile a malattie cardiache : cardiopatia ischemica (85%),Cardiomiopatia Dilatativa / Ipertrofica (10% ), Cardiopatia Ipertensiva / Valvolare (5%), Sindromi Aritmogene Ereditarie (5%). Solo nel 10% la causa è extracardiaca (grave insufficienza respiratoria, emorragie, ecc.).
L’aritmia responsabile determina un sovvertimento completo della attività elettrica del cuore con brusca interruzione dell’attività della pompa cardiaca. La defibrillazione elettrica è l’unica terapia in grado di correggere questa aritmia, creando i presupposti per il recupero di un ritmo valido, con conseguente ripristino dell’attività contrattile del cuore.

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Proposta di legge del 2008

Pubblicato da webmaster | 06:05


PROPOSTA DI LEGGE
d'iniziativa dei deputati
DI VIRGILIO, ABRIGNANI, ANGELUCCI, BARANI, BARBIERI, BERNARDO,
BERTOLINI, BIANCOFIORE, BOCCIARDO, CARLUCCI, CASSINELLI, CATONE,
CICCIOLI, COLUCCI, DE CORATO, DELLA VEDOVA, DI CAGNO ABBRESCIA,
DIVELLA, FALLICA, HOLZMANN, JANNONE, LISI, LORENZIN, MANCUSO,
MANNUCCI, GIULIO MARINI, MAZZOCCHI, MIGLIORI, MISTRELLO DESTRO,
OSVALDO NAPOLI, PALMIERI, PELINO, POLLEDRI, PUGLIESE, RAISI, LUCIANO
ROSSI, SIMEONI, SPECIALE, STRADELLA, VALENTINI, VENTUCCI

Nuove norme in materia di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici e automatici in ambiente
extraospedaliero
Presentata il 6 maggio 2008



Onorevoli Colleghi! - In Italia ogni anno muoiono circa 60.000 persone per arresto cardiaco
improvviso: 1 su 1.000 abitanti; 1 ogni 19 minuti. Un numero enorme che corrisponde al 10 per
cento dei decessi che si verificano annualmente nel nostro Paese. In Europa si calcola che le vittime
di tale evento siano oltre 300.000, e spesso si tratta di giovani. La percentuale di sopravvivenza
all'arresto cardiaco è inferiore al 2 per cento, poiché i sistemi tradizionali di soccorso molto spesso
non arrivano in tempo per eseguire con successo l'unica terapia in grado di ristabilire la normale
attività cardiaca, ovvero la defibrillazione elettrica applicata in tempi brevi. Molto spesso i sistemi
di soccorso hanno purtroppo tempi d'intervento troppo lunghi a causa delle distanze e del traffico
cittadino, mentre, nel caso di arresto cardiaco, siamo in presenza di una seria e decisiva lotta contro
il tempo.
La morte improvvisa è un evento drammatico con ripercussioni sociali ed economiche,
e purtroppo costituisce una modalità frequente di decesso nei Paesi industrializzati.
Infatti, a dispetto degli enormi sforzi profusi negli ultimi decenni per migliorare il tasso di
sopravvivenza, l'arresto cardiaco extraospedaliero continua a essere una delle principali cause di
morte in tutto il mondo, soprattutto nei Paesi industrializzati. Le cronache dei quotidiani non
raramente riferiscono di giovani che, improvvisamente, si accasciano a terra nei campi di calcio e
nei campi di tennis, durante corse per dilettanti e così via.
Dopo un arresto cardiaco (perché questa è la vera causa di tali morti) il tempo è cruciale: ogni
minuto di ritardo nel somministrare la scarica elettrica riduce del 5-10 per cento le possibilità di
riavviare il cuore.
Un miglioramento nel tasso di sopravvivenza si ottiene quando i testimoni del malore sono in
grado di riconoscerne la gravità, dare subito l'allarme e indicare correttamente i dati sulle condizioni
del paziente che sono richiesti dalla centrale operativa chiamata per il soccorso. Il passo successivo
è l'esecuzione, da parte dei testimoni, di manovre di rianimazione cardiopolmonare utili a
guadagnare tempo in attesa dell'arrivo dei soccorsi; il terzo anello della catena della sopravvivenza
in questi casi, e quello più critico, è la defibrillazione precoce, poiché l'arresto del cuore determina,
molto spesso, una condizione di aritmia grave denominata «fibrillazione ventricolare». L'ultimo
anello è il veloce trasporto in un centro specialistico di rianimazione.
È allora indispensabile diffondere a larghe fasce della popolazione la cultura dell'emergenza,
formando i comuni cittadini, così come previsto dalla presente proposta di legge, ad essere
soccorritori in caso di necessità.
In queste specifiche emergenze l'unico intervento terapeutico risolutore è rappresentato dalla
defibrillazione elettrica la quale, peraltro, deve essere attuata con grande tempestività dopo il
momento della perdita di conoscenza, pena la morte, il coma irreversibile o il permanere di
gravissimi danni neurologici. In tal senso i defibrillatori semiautomatici sono uno strumento
tecnologicamente avanzato in caso di primo intervento, per salvare vite umane che rischiano di
essere stroncate in presenza di arresto cardiocircolatorio, e una condizione di successo degli stessi è
la velocità con la quale sono utilizzati.
Il termine generico di defibrillatore automatico esterno (DAE) si riferisce a un sistema di analisi
del ritmo, in grado di indicare al soccorritore se la scossa salvavita sia necessaria o meno, e a un
sistema di caricamento automatico. L'operatore che utilizza un defibrillatore completamente
automatico deve semplicemente collegare gli elettrodi al paziente e accendere l'apparecchio: dopo
pochi secondi si determina automaticamente l'analisi del ritmo cardiaco: se si è in presenza di
fibrillazione ventricolare (o di tachicardia ventricolare con caratteristiche prestabilite), il dispositivo
carica i propri condensatori ed eroga lo shock; nel caso degli apparecchi semiautomatici,
l'erogazione dello shock elettrico avviene dopo la conferma dell'operatore, informato dalla
macchina della presenza di un ritmo defibrillabile.
I defibrillatori oggi disponibili sono apparecchiature complesse nella loro struttura ma di facile
impiego attraverso semplici manovre eseguite da un qualsiasi cittadino che abbia frequentato un
corso di formazione, come previsto dall'articolo 1, comma 2, e dall'articolo 2 della presente
proposta di legge. Essi sono forniti di una segnaletica che di volta in volta guida l'operatore.
I defibrillatori semiautomatici sono stati ideati per interventi urgenti e per personale
adeguatamente addestrato a cui però non è richiesto l'onere della diagnosi elettrocardiografica, che è
svolta automaticamente dall'apparecchio che invia un messaggio visivo e anche sonoro all'operatore
deputato all'erogazione della scarica elettrica.
I defibrillatori automatici sono simili a quelli semiautomatici con la differenza tecnica che sono
dotati solo del tasto di
accensione e che erogano in automatico lo shock, ove necessario.
La defibrillazione è un procedimento semplice allo stato dell'attuale tecnologia ed è attuato in
occasione di emergenze cardiocircolatorie che determinano un arresto cardiaco; può essere
considerata un intervento «salvavita» in quanto la possibilità di sopravvivenza dell'individuo è
strettamente correlata al minor tempo che intercorre dal momento del collasso all'applicazione dello
shock elettrico. La ripresa dell'attività della pompa cardiaca e il ripristino di un normale ritmo del
cuore evitano la morte cardiaca.
Il tempo d'intervento è quindi un fattore determinante per il successo o meno della
defibrillazione. La tempestività e la correttezza dell'applicazione della scarica permettono
d'interrompere i fenomeni aritmici potenzialmente fatali per l'individuo colpito da fibrillazione
ventricolare o da tachicardia ventricolare.
Va altresì detto che l'utilizzo di questi apparecchi è diventato oggi più semplice grazie alle
tecnologie d'avanguardia delle aziende produttrici. I defibrillatori semiautomatici per la
defibrillazione precoce sono stati studiati appositamente per essere utilizzati anche da soccorritori
«laici»; si tratta di apparecchi portatili, di piccole dimensioni e di facile utilizzo. Essi analizzano
automaticamente il ritmo cardiaco del paziente e sono in grado, guidando l'operatore, di erogare uno
shock salvavita così da ripristinare il normale battito cardiaco. Le istruzioni vocali e visive emesse
dal dispositivo assistono l'operatore durante le fasi del soccorso rendendo il defibrillatore
estremamente intuitivo nel suo utilizzo. Non è quindi necessaria alcuna esperienza medica per saper
utilizzare appropriatamente i defibrillatori: bastano poche ore di addestramento per imparare a
salvare una vita umana.
L'arresto cardiaco è un evento molto pericoloso: nel 95 per cento dei casi il decesso avviene
poiché l'intervento di defibrillazione, in grado di ripristinare il corretto ritmo cardiaco del paziente,
non viene effettuato entro 5-6 minuti dalla perdita di coscienza. La morte cardiaca improvvisa è
definita come una morte naturale che avviene istantaneamente e inaspettatamente, dovuta a una
patologia cardiaca non nota, oppure nota ma stabile al momento della comparsa dei sintomi.
L'arresto cardiaco rappresenta oltre il 50 per cento di tutti i decessi per malattie cardiovascolari; in
Italia le percentuali di sopravvivenza si allineano con quelle più basse di altri Paesi europei e di
alcune aree dell'America settentrionale.
Dai corsi di defibrillazione precoce, tenuti ormai da tempo nel nostro Paese, è emerso che
operatori «laici» sono in grado di apprendere il corretto utilizzo degli strumenti più facilmente e
rapidamente di quanto non avvenga con le manovre di rianimazione cardiopolmonare di base,
comunque necessarie.
Esperienze cliniche hanno dimostrato che i DAE hanno alta specificità (93 per cento) e
sensibilità diagnostica (98 per cento) e non vengono ingannati da variabili contingenti come
potrebbero essere i movimenti del paziente (convulsioni e respirazione agonica), né da movimenti
che altri causano nel paziente.
La materia è disciplinata dalla legge 3 aprile 2001, n. 120, la quale, nella XIV legislatura, è stata
oggetto di due interventi di modifica da parte dell'allora maggioranza di centrodestra: essa è stata
infatti novellata una prima volta dall'articolo 1 della legge 15 marzo 2004, n. 69 - con la quale si è
estesa la possibilità di utilizzare i defibrillatori in sede intra ed extraospedaliera a tutto il personale
debitamente addestrato, anche non medico e non sanitario - e successivamente dall'articolo 39-
vicies quater del decreto-legge 30 dicembre 2005, n. 273, convertito, con modificazioni, dalla legge
23 febbraio 2006, n. 51, il quale ha disposto che la formazione del personale sanitario non medico e
del personale non sanitario possa essere svolta anche dalle organizzazioni medico-scientifiche senza
scopo di lucro nonché dagli enti operanti nel settore dell'emergenza sanitaria.
La stessa legge n. 120 del 2001 ha, inoltre, disposto l'adozione, con decreto
del Ministro della salute, di apposite linee guida per il rilascio della prevista autorizzazione da parte
delle regioni all'utilizzo extraospedaliero dei defibrillatori da parte del predetto personale. A seguito
delle modifiche intervenute nel 2001 al titolo V della parte seconda della Costituzione, le linee
guida sono state adottate nella forma di accordo in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra
lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano in data 27 febbraio 2003: con tale
provvedimento sono stati disciplinati i criteri per l'utilizzo dei defibrillatori semiautomatici, le
modalità e i termini per l'autorizzazione al loro impiego e la formazione degli operatori autorizzati
all'utilizzo di tali apparecchiature; si specifica - inoltre - che l'accreditamento e la certificazione dei
formatori sono di competenza delle regioni, sentiti i comitati regionali per l'emergenza.
Si noti che il riconoscimento automatico dell'aritmia ha rappresentato l'elemento decisivo al fine
di sollevare gli operatori non medici dalla responsabilità medico-legale e permettere quindi
l'utilizzo di tali strumenti da parte loro.
Leggi analoghe sono patrimonio di numerosi Stati europei e nordamericani nei quali, a seguito
della loro introduzione, si è assistito a un notevole incremento della sopravvivenza dopo un arresto
cardiaco, che può raggiungere anche il 35-40 per cento dei casi.
Lo scopo della presente proposta di legge è proprio quello di promuovere la diffusione dei
defibrillatori semiautomatici e automatici esterni indicando i criteri per la individuazione dei luoghi,
delle strutture e dei mezzi di trasporto ove ne è prevista la detenzione (articoli 1 e 5).
Altro punto cardine del provvedimento (articolo 1, comma 2, e articolo 2) è quello di porre
particolare attenzione alla formazione e all'addestramento del personale di soccorso non medico per
l'utilizzo dei defibrillatori con certificazione di idoneità e con istituzione di un apposito registro per
l'iscrizione dei soggetti abilitati (articolo 4). Naturalmente, anche i privati possono possedere e
utilizzare i defibrillatori per uso personale.
Se ne deduce che la finalità fondamentale della presente proposta di legge è quella di diffondere
una cultura dell'emergenza cardiologica e di formare la popolazione a un corretto uso dei
defibrillatori semiautomatici e automatici esterni in conformità alle linee guida citate e alle linee
guida internazionali vigenti in materia.
Infatti, l'introduzione e la diffusione dei defibrillatori in ambiente extraospedaliero si integra con
una filosofia di sviluppo e di valorizzazione della cultura dell'emergenza anche da parte del
personale non medico.
Il provvedimento introduce inoltre detrazioni fiscali per i privati che intendano acquistare un
defibrillatore semiautomatico o automatico esterno (articolo 7) e individua le risorse necessarie al
fine di promuovere la presenza dei defibrillatori nelle strutture, pubbliche e private, di cui
all'articolo 5.
Sebbene l'Unione europea già nel 1991 avesse approvato una decisione (decisione n.
91/396/CEE del Consiglio del 29 luglio 1991, successivamente abrogata a seguito della nuova
disciplina generale recante l'istituzione di un quadro normativo comune per le reti ed i servizi di
comunicazione elettronica, di cui alla direttiva 2002/21/CE del Parlamento e del Consiglio, del 7
marzo 2002) che invitava i Paesi membri ad attivare il numero telefonico d'emergenza medica 112,
alcuni Paesi, oltre a non avere una legge che regolamenta l'utilizzo dei defibrillatori semiautomatici
e automatici esterni, sono ancora lontani dal recepimento di tale atto.
In Europa vi sono differenze sostanziali nell'organizzazione del servizio di emergenza medica
tra i Paesi del centro e dell'est europeo e quelli dell'Europa occidentale. Nella maggior parte dei
Paesi del centro e dell'est europeo e in pochissimi Paesi occidentali il medico ha un ruolo attivo
nella squadra di primo soccorso e molto spesso è il responsabile per l'utilizzo del defibrillatore a
bordo dell'autoambulanza. Nel resto dell'Europa occidentale la squadra di primo soccorso è
composta dal
personale dell'autoambulanza addestrato per il Basic Life Support Defibrillation (BLSD). Inoltre,
nella maggior parte dei Paesi europei le Forze di polizia non sono integrate nel servizio di
emergenza medica che comprende invece, in molti Paesi, i vigili del fuoco.
Come si rileva, in Europa non vi è, in definitiva, una legislazione chiara e omogenea che
regolamenti la defibrillazione precoce, forse a causa di una limitata percezione dell'importanza di
attivare programmi in tal senso, mentre si potrebbe avere una forte promozione di tale metodica
attraverso un impegno europeo di carattere politico, supportato dalle maggiori società scientifiche.
Per recepire informazioni utili a un provvedimento di legge come il presente, che è rivolto ad
esclusivo vantaggio dei cittadini, nella scorsa legislatura la Commissione Affari sociali della
Camera dei deputati ha svolto audizioni di esperti e di rappresentanti di particolari categorie di
cittadini, come la Società italiana di cardiologia, la Società italiana di aritmologia e
cardiostimolazione, la Commissione nazionale per la rianimazione cardio-polmonare, il direttore del
centro d'emergenza 118 della regione Lazio, il presidente del Coordinamento nazionale delle
associazioni del cuore (CONACUORE), i rappresentanti della Confcommercio e dell'Associazione
nazionale cooperative tra dettaglianti (ANCD). Sono inoltre intercorsi contatti con i rappresentati
della Conferenza delle regioni e delle province autonome.
Purtroppo questo provvedimento non ha ultimato l'iter parlamentare, poiché, benché approvato
dalla Camera dei deputati il 19 aprile 2007 (atto Senato n. 1517, XV legislatura), era stato poi
modificato dalla Commissione Igiene e sanità del Senato della Repubblica e sarebbe dovuto tornare,
in terza lettura alla Camera dei deputati, ma ciò non è avvenuto.
Si sottolinea, infine, che si tratta di un provvedimento di grande rilevanza sociosanitaria e si
spera quindi che sarà presto approvato con procedura d'urgenza.

Leggi tutta la proposta cliccando qui


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cosa è il DAE?

Pubblicato da webmaster | 06:02


Il defibrillatore semiautomatico esterno (DAE)
Grazie alle sue partnership di eccellenza, Iriscom propone fra i suoi Specials un prodotto legato al mondo sanitario ma destinato in particolar modo a chi non è medico o infermiere.

Il defibrillatore semiautomatico esterno (chiamato comunemente DAE) è un apparato di semplice uso che consente a chiunque di noi, trovandosi in una situazione di emergenza, di salvare una vita umana.

I dati pubblicati dal Ministero della Salute parlano di circa 60.000 persone l'anno vittime di fibrillazione ventricolare, una patologia che costituisce l'85% delle cause di arresto cardiaco e che in Italia uccide più degli incidenti stradali. Un dato drammatico (tanto più perché colpisce improvvisamente anche chi non soffre di patologie cardiache) che potrà scendere grazie a una crescente sensibilizzazione della popolazione e delle istituzioni che negli ultimi anni sta portando un numero sempre maggiore di persone a seguire i corsi per diventare soccorritori laici e a usare il defibrillatore (il corso dura circa 5 ore!). In crescita anche i luoghi pubblici che se ne dotano per assicurare una maggiore sicurezza e vivibilità ai frequentatori.

Il prodotto che proponiamo, Powerheart, è la migliore soluzione sul mercato con il migliore rapporto qualità/prezzo. Un prodotto nato negli Stati Uniti da un'azienda che si occupa da sempre di tecnologie in ambito cardiologico, studiato appositamente per chi non è un medico o un infermiere. Un prodotto maneggevole, con chiare istruzioni vocali e su display che seguono passo passo il soccorritore in tutte le fasi del soccorso e con un solo pulsante da premere, per eliminare qualunque errore. Uno strumento facilissimo da usare che libera il soccorritore dalla responsabilità della decisione e che gli offre la possibilità di intervenire rapidamente, molto più di quanto sia possibile con un'ambulanza. Infatti, in caso di fibrillazione ventricolare è necessario agire entro i 5 minuti dall'attacco per evitare danni irreversibili o la morte del paziente. Ecco perché il defibrillatore è lo strumento opportuno che consente di aumentare le possibilità di sopravvivenza di chi è colpito da un attacco.

Il prodotto Powerheart è un gioiello di tecnologia, in grado di erogare automaticamente la giusta scarica al paziente e di valutare con attenzione se e quando erogarla. Il soccorritore avrà solo il compito di posizionare le piastre sul torace e di schiacciare il pulsante al comando della macchina. L'elaborato processore di Powerheart registra tutti i dati del paziente e traccia le azioni effettuate (scarica energia, elettrocardiogramma, ecc.) per consentire successivamente al personale medico ospedaliero di esaminare i dati ed erogare le opportune cure.

Un sistema semplice, da tenere ovunque vi sia affluenza di persone, come i luoghi di divertimento (cinema, teatri, parchi giochi, sale bingo, navi da crociera, villaggi turistici), o dove si pratica sport (stadi, scuole calcio, palestre, piscine) e anche nelle scuole, università, centri commerciali e mercati rionali, condomini, aerei, bus, stazioni metro e ferroviarie, ecc.

Un apparato salvavita, che richiede poco impegno da parte del soccorritore ma che consente di compiere un grande gesto: salvare una vita umana.
Fonte:
Iriscom


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La legge è dalla nostra!!

Pubblicato da webmaster | 05:58


Legge 8 marzo 2001: "utilizzo dei defibrillatori semiautomatici in ambiente extraospedaliero"
Art.1
1. È consentito l'uso del defibrillatore semi automatico in sede extraospedaliera anche al personale sanitario non medico, nonchè al personale non sanitario che abbia ricevuto una formazione specifica nelle attività di rianimazione cardio-polmonare.
2. Le regioni e le province autonome disciplinano il rilascio da parte delle aziende sanitarie locali e delle aziende ospedaliere dell'autorizzazione all'utilizzo extraospedaliero dei defibrillatori da parte del personale di cui al comma 1, nell'ambito del sistema di emergenza 118 competente per territorio o, laddove non ancora attivato, sotto la responsabilità dell'azienda unità sanitaria locale o dell'azienda ospedaliera di competenza, sulla base dei criteri indicati dalle linee guida adottate dal ministro della Sanità, con proprio decreto, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge.

Con questa legge si consente l'ampliamento della porzione di catena della sopravvivenza attivabile sul luogo stesso dell'accidente: la catena della sopravvivenza è quella sequenza di comportamenti che attuati in successione e con la dovuta perizia permettono, a chiunque li conosca, di far fronte alle emergenze cardio-respiratorie senza essere un sanitario. I quattro anelli della catena sono:
rapida attivazione del sistema di emergenza sanitaria (in Italia tel. 118)
Basic Life Support
defibrillazione precoce (prima di questa legge attuabile SOLO da personale sanitario abilitato)
Advanced Cardiac Life Support (attuabile solo in struttura sanitaria attrezzata)
Prima dell'approvazione di questa legge ad es. l'Assistente Bagnanti, anche disponendo di un A.E.D e conoscendone l'uso, non avrebbe potuto praticare la defibrillazione. Ciò era consentito solo al personale sanitario qualificato e legalmente abilitato a farlo:
prendere la decisione di sottoporre a defibrillazione, prevede il possesso delle conoscenze indispensabili per capire inequivocabilmente che questa sia effettivamente l'azione necessaria da attuare.
Ovvio che esista ancora la criticità di questa scelta, ma nei moderni defibrillatori (quelli ai quali la nuova legge si riferisce) la macchina stessa, con un software sofisticato, può verificare la situazione di necessità e l'utilità dell'intervento. Essa, dopo averne diagniosticato la necessità, la comunica all'operatore che dovrà solo essere in grado di manovrare la macchina stessa.

Si tratta di una "scatola" a prova d'urto, a tenuta stagna, con pochi pulsanti, un piccolo schermo, un altoparlante (che è bene non "soffocare" con indumenti) e gli attacchi per i due cavi degli elettodi. Quando necessario la si attiva e ci si prepara a praticare le istruzioni vocali che emette: dapprima essa esorta a inserire le spine degli elettodi e ad applicare questi sul torace del pericolante (sui cuscinetti c'è il grafismo che riproduce l'area su cui appiccicarli). Quindi la macchina procede a una serie di controlli durante i quali esorta il soccorritore a non toccare il pericolante (anche per non alterare i parametri che essa sta verificando).

Elaborati i dati, la macchina, suggerisce di riprendere la rianimazione (CPR), oppure esorta ad allontanarsi ed allontanare tutti gli astanti, per preparare la scarica (sarebbe molto "antipatico" essere a contatto con il pericolante mentre la riceve).

Un segnale acustico indica che la macchina è pronta e viene richiesto di "liberare" la scarica pigiando l'apposito pulsante. Subito dopo, viene ripetuto il controllo dei vari parametri ed emanate nuove istruzioni: riprendere la rianimazione, oppure ripetere la scarica, o attivare altre manovre.

Se sei curioso del suo funzionamento puoi provare questa demo che puoi salvare o istallare da qui; la ho trovata in un sito nord-americano(se ricordo bene), mi sembra simpatica e realistica. Anche se "parla" inglese, si intuisce con facilità.

Risulta abbastanza chiaro che: avendo una cultura media, conoscendo i meccanismi e le manovre della CPR (cosa che attualmente si verifica in tutti gli A.B.), disponendo di un AED e avendone imparato (con apposito corso abilitante) le manovre di utilizzo, si aggiunge il terzo anello alle procedure di primo soccorso attivabili immediatamente sul luogo dell'incidente. Facile prevedere un notevole miglioramento delle prospettive di successo!

Fonte:
Il salvamento


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Cosa è il B.L.S.D.?

Pubblicato da webmaster | 05:43


Per "Basic Life Support with Defibrillator" si intendono una serie di tecniche basilari di soccorso e rianimazione cardio-polmonare anche con l'ausilio di un defibrillatore semi-automatico.
Queste tecniche vengono acquisite all'interno di un corso tenuto da istruttori qualificati e costantemente aggiornati ed è standardizzato in molti Paesi del mondo.

Perchè imparare il BLSD?
Saper affrontare una situazione di emergenza con la lucidità che solo un Corso altamente professionale può dare è un principio importante non solo per lo studente di medicina ed il medico, che più facilmente possono venire a contatto con queste situazioni, ma anche per tutte le persone "comuni" che potrebbero venire a contatto con queste situazioni; inoltre, recenti disposizioni di legge (D. Lgs. 120/01 art. 1) prevedono l'insegnamento e la conoscenza dell'uso del defibrillatore semi-automatico da parte di una vasta popolazione di lavoratori in modo da poter intervenire pi efficacemente in caso di necessità.


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Nuove linee guida di BLSD

Pubblicato da webmaster | 05:38


'IRC (Italian Resuscitation Council), che certifica le linee guida sulla rianimazione cardio polmonare in Italia, ha pubblicato sul suo sito www.ircouncil.org le nuove linee guida per il BLS e il BLSD.
Sono state introdotte rilevanti modifiche sia nel BLS adulto che in quello pediatrico (PBLS), come ad esempio l'abbandono della ricerca dei segni di circolazione. Le novit? coinvolgono anche la sequenza delle scariche del defibrillatore che cambiano di intensit? e passano da 3 a 1.

Vediamo in dettaglio alcuni dei cambiamenti:
(tengo a precisare che le indicazioni contenute in questo post sono destinate esclusivamente al personale di soccorso definito "laico" come i bagnini e non quello professionale, che pu? invece trovare le informazioni che lo riguardano leggendo direttamente il documento dell'IRC Nuove linee guida BLSD, dal quale ? stato estratto parte del testo che segue)

APERTURA DELLE VIE AEREE
Com'era prima: il soccorritore operava una modesta estensione del capo con una mano sulla fronte della vittima, osservava e ispezionava il cavo orale, quindi iperstendeva il capo (se non si sospettavano traumi alla colonna cervicale) con l'aiuto di due dita dell'altra mano sulla punta del mento.
Con le nuove linee guida: si posizionano le mani sulla fronte e sulla punta del mento e si procede alla iperestensione del capo ed al sollevamento del mento. Non ? previsto alcun controllo visivo delle vie aeree o esplorazione del cavo orale con le dita, tranne quando si sospetta un'ostruzione del cavo orale.

SOPPRESSIONE DELLE PRIME 2 VENTILAZIONI DI SUPPORTO
Com'era prima: dopo la verifica dello stato di coscienza e l'apertura delle vie aeree, si valutava il respiro attraverso la manovra GAS per 10", se non respirava si eseguivano subito 2 ventilazioni di supporto della durata di 2" ciascuna.
Con le nuove linee guida: dopo la verifica dello stato di coscienza e l'apertura delle vie aeree, si valuta il respiro attraverso la manovra GAS per non pi? di 10". Se non respira o nel caso fossimo in dubbio, iniziare subito con le compressioni toraciche.

POSIZIONE DELLE MANI NELLE COMPRESSIONI TORACICHE
Com'era prima: si ricercava il punto di repere al centro del torace facendo scorrere l'indice ed il medio sul margine inferiore della gabbia toracica fino al congiungimento delle coste con lo sterno; si posizionava il dito medio su questo punto, si appoggiava l'indice sullo sterno, facendo scorrere la mano libera sullo sterno si appoggiava di fianco all'indice. Si sovrapponeva poi l'altra mano alla prima. Frequenza delle compressioni circa 100 al minuto.
Con le nuove linee guida: si pone la parte prossimale del palmo al centro del torace facendo attenzione ad appoggiarla sullo sterno e non sulle coste. Sovrapporre l'altra mano alla prima. Intrecciare le dita delle due mani sovrapposte. Non appoggiarsi sopra l'addome superiore o l'estremit? inferiore dello sterno. Frequenza delle compressioni circa 100 al minuto.

DURATA DELLE VENTILAZIONI E VOLUMI
Com'era prima: si eseguivano 2 ventilazioni della durata di circa 2". Il volume immesso dovrebbe essere circa 1100 ml.
Con le nuove linee guida: si eseguono 2 ventilazioni della durata di circa 1". Il volume immesso dovrebbe essere circa 500-600 ml.

PRESIDI PER LA VENTILAZIONE
Com'era prima: tecniche utilizzabili --> bocca a bocca, bocca-naso, bocca-maschera (con pocket mask)
Con le nuove linee guida: non vi ? pi? il suggerimento ad eseguire il bocca-bocca se il soccorritore non se la sente. In questo caso deve solo procedere al massaggio cardiaco.

SOPPRESSIONE CONTROLLI POLSO E RESPIRO DURANTE LA SEQUENZA
Com'era prima: si eseguiva la ricerca dei segni di circolo. La sequenza prevedeva che dopo 1" fosse eseguito il primo controllo dei segni di circolo e respiro
Con le nuove linee guida: non si esegue il controllo dei segni di circolo ma solo quello dell'attivit? respiratoria, la cui assenza da avvio alla RCP. La sequenza viene interrotta solo dall'utilizzo di un DAE oppura dalla ripresa di una respirazione efficace, dall'arrivo del soccorso avanzato, dall'esaurimento fisico del soccorritore o dall'arrivo di un medico.

RAPPORTO COMPRESSIONI/VENTILAZIONI
Com'era prima: il rapporto compressioni/ventilazioni era 15:2
Con le nuove linee guida: il rapporto compressioni/ventilazioni ? di 30:2

PBLS
Com'era prima: 5 ventilazioni iniziali per poi proseguire con un rapporto compressioni/ventilazioni 5:1
Con le nuove linee guida: sebbene non sia ancora stato riportato nei documenti pubblicati dall'IRC, nel BLS pediatrico l'ERC 2005 indica che restano invariate le 5 ventilazioni iniziali, si abbandona anche qu? la ricerca dei segni di circolazione ed il rapporto compressioni/ventilazioni diventa 15:2

BLSD
Anche nel BLSD si sono apportati dei cambiamenti, dei quali per? mi sembra prematuro trattare poich? richiederanno probabilmente un aggiornamento del software per essere correttamente applicati. Una delle cose pi? importanti, che il documento dell'IRC evidenzia per il BLSD, ? l'importanza di un buon massaggio cardiaco che pu? aumentare le probabilit? di successo della defibrillazione. Viene comunque raccomandato l'utilizzo di un DAE, da personale abilitato, appena si renda disponibile.

A mio parere, non ? per? raccomandabile mettere in pratica le nuove tecniche senza prima aver frequentato un corso di aggiornamento, potete provare a rivolgervi alle delegazioni territoriali della vostra organizzazione di appartenenza (SNS, FIN, CRI, ecc.) per partecipare ad un aggiornamento sulle nuove linee guida per la rianimazione cardiopolmonare. Fino alla pubblicazione del nuovo materiale didattico, l'IRC indica a tutti i suoi istruttori, di continuare ad utilizzare i materiali e le tecniche delle linee guida precedenti, al fine di evitare disomogenit? nei contenuti dei corsi.
Queste nuove linee guida, sono frutto del lavoro svolto dai membri dell'ILCOR (International Liasion Committee on Resuscitation) negli ultimi anni, sulla base del quale l'ERC (European Resuscitation Council, di cui l'IRC ? un membro) ha pubblicato il 28 novembre 2005 le nuove linee guida ERC 2005, aggiornando le precedenti ERC 2000.
Ricordiamoci comunque che la pubblicazione delle nuove linee guida, non implica assolutamente che quelle finora in uso siano da ritenersi poco sicure o inefficaci.

Informazioni da:
www.sunbeach.info


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Quanti brevetti hai?









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