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Vice Presidente di Film Commission Torino Piemonte - Collaboratore in Staff Assessorato Attività Produttive, Commercio, Lavoro Città di Torino

La vera saggezza sta in colui che sa di non sapere

Nel corso del tempo il lavoro mi ha insegnato che sono infinite le cose che non sappiamo. Da lì, il mio impegno per l'informazione e la divulgazione è diventato "passione".


mercoledì 3 novembre 2010

LA FOZA VITALE DI ALEXANDER CALDER


Palazzo Esposizioni a Roma ospita la mostra dedicata ad Alexander Calder , uno dei più autorevoli artisti americani del secolo scorso, celebre icona della modernità.

Nasce artista, come dimostrano le prime ingegnose opere di bambino; nel 1926 realizza le sue prime sculture in filo metallico e nel 1943 viene consacrato tra gli artisti più celebri del suo tempo da una retrospettiva organizzata al Museum of Modern Art di New York. Johnson Sweeney, che ne curò il catalogo, individuò i tratti di esuberanza, allegria, vigore e umorismo intenso che costituiscono la “forza vitale” contenuta nelle opere di Calder.

Nel tormentato secondo dopoguerra, in un mondo lacerato dai conflitti e dalle devastazioni, la fragile ma tenace avanguardia americana tentennava fra un’atmosfera introspettiva di chiusura in sé, ossessionata da preoccupazioni personali, e un’astrazione oggettiva e completa.
Nonostante l’immagine romantica che avevano di sé, le avanguardie emergenti riuscirono a raggiungere una sintesi fra la loro tormentata ideologia e la forma modernista.

In questo clima artistico si affermano i “mobile” di Calder , le sculture destinate a diventar le più popolari, opere che racchiudono forme, colori, suoni e movimenti autonomi , proprio come accade nell’universo.
Ogni idea viene ispirata da “sfere di diversi formati, densità, colori e volumi, che si librano nello spazio, circondate da intense nubi e maree , correnti d’aria, viscosità e fragranze, considerate nella loro estrema varietà e discordanza”.

Affascinanti costruzioni di estrema leggerezza visiva,
controllate da equilibri studiati con precisione, come solo un ingegnare poteva riuscire. Il senso del movimento nella pittura e scultura futurista è stato a lungo consideralo come uno degli elementi fondamentali della composizione; Calder su di esso fondò la sua interpretazione.
Un mobile in movimento lascia una scia dietro di sé…..

Secondo l’artista i contrasti nella massa o nel peso sono realizzabili, a seconda del calibro o del tipo di metallo utilizzato , in modo che le leggi fisiche così come i concetti estetici siano rispettati. E’ innegabile che vi sia una stretta parentela tra la fisica e l’estetica, come nei mobile di Calder!


Ma questo artista sorprendente e poetico è sempre stato un ingegnere e, in quanto tale, ha sempre coniugato l’efficacia della sua ingegneria con un’immaginazione giocosa e con un sinuoso senso della bellezza. Dunque, la fonte della sua arte risiede nelle spinte, nelle tensioni, nelle sollecitazioni dei carichi, nei contrappesi, nella forza di gravità e nella sua destrezza nel coordinarle.

La sua costante intenzione di realizzare una scultura razionale, finemente sostenuta, tenuta in equilibrio in modo ineccepibile, si realizza negli “stabiles,” una serie di opere monumentali sparse per il mondo, come quella installata a Spoleto nel 1962 in occasione dello storico festival. Una scultura realizzata, come se fosse una nave, all’interno delle officine dell’industria siderurgica genovese “Italsider”, con il supporto di due gru, e trasportata su un gigantesco camion.

Traboccanti di poesia e di volume, di cui sono prive, sono le opere realizzate nella prima fase artistica con l’utilizzo di un filo metallico che, adeguatamente piegato, riesce a creare ritratti, scene di lotta, acrobazie e a trasmettere emozioni, che spesso neppure le parole sanno descrivere. Sculture di filo metallico che, se aggirate, mostrano la materia che non posseggono: commovente.

Esiste un Calder rapito all’astrattismo di Mondrian, dalla velocità dei movimenti rappresentati nei suoi quadri. Restano, così, capolavori di pittura realizzati dall’artista intorno alla metà degli anni trenta che mostrano l’interesse dell’artista per le forme biomorfiche e la sua vena surrealista.

Calder venne “accusato” i essere un “realista”: Affermò: Io rappresento ciò che vedo, l’universo. Bisogna saperlo vedere….”

La mostra resterà al Palazzo delle Esposizioni di Roma fino al 14 febbraio 2010. Ogni informazione al riguardo è consultabile presso il sito www.palazzoesposizioni.it