venerdì 6 maggio 2011

LA MORTE

 Cosa succede dopo la morte?

 cosa dicono le religioni, e cosa dice la Bibbia
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Una domanda che tutti si pongono è: Cosa accade dopo la morte? Dove si va quando si muore? L'anima, il cielo, l'inferno... cosa c'è di vero? Nel corso dei secoli l'uomo ha cercato di darsi delle risposte cercando nella filosofia e nelle tradizioni religiose, nel tentativo di sottrarsi al timore generato da quegli interrogativi.

In questo studio daremo brevemente uno sguardo alle principali idee umane e religiose su questi argomenti, e infine vedremo cosa dice la Bibbia in proposito.


SECONDO GLI ATEI

Gli atei (coloro che non credono nell'esistenza di Dio) affermano che l'uomo non è altro che un animale. Essi negano che vi sia un'anima che sopravvive al corpo e perciò ritengono che dopo la morte non vi sia nulla. Essi credono che la morte sia la fine totale e irrimediabile della vita dell'individuo, e che la vita vada quindi vissuta fintanto che dura, o per un ideale comune o per il piacere egoistico.

SECONDO I CULTI DI PROVENIENZA ORIENTALE

Altri, andando all'altro estremo, credono nelle più disparate forme di spiritualità orientale - in particolare nella teoria della reincarnazione (di cui esistono le innumerevoli varianti dei buddisti, induisti, sikh, giainisti, esoteristi, ecc.), e in una grande energia cosmica impersonale che pervade tutto e tutti. Morire è per loro il passaggio da un'esistenza terrena a un'altra. L'anima continua a passare attraverso una lunga catena di reincarnazioni, cioè a reincarnarsi in altri esseri umani finché non ha raccolto tutte le conseguenze delle proprie azioni.

SECONDO LE RELIGIONI AFRICANE

Le religioni tradizionali africane insegnano che i morti continuano a intervenire nella vita dei discendenti sotto forma di "spiriti protettori". I bambini, gli "anormali", e i morti di morte violenta sono invece esclusi da questo ruolo, e rimangono degli spiriti vaganti e pericolosi.

SECONDO L'EBRAISMO

La religione Ebraica si basa sull'Antico Testamento (i primi 39 libri della Bibbia), e insegna che vi sarà la risurrezione di tutti gli esseri umani dopo il Giudizio finale da parte di Dio. L'Ebraismo insegna che quando si muore, l'anima lascia il corpo e raggiunge tutte le altre anime che riposano nello Sheol (il soggiorno dei morti, o Ades). Per una spiegazione approfondita delle dottrine bibliche tra Antico e Nuovo Testamento si veda qui.

SECONDO L'ISLAM

Anche la religione Islamica - che, lo ricordiamo, fu basata parzialmente sull'Ebraismo - insegna l'esistenza dell'anima, e l'esistenza di un giorno destinato al Giudizio finale (chiamato "l'ultimo giorno"). L'Islam insegna che chi non crede in Allah è destinato all'inferno; chi invece è stato sufficientemente giusto potrà contemplare Allah.

SECONDO ALCUNI CULTI MODERNI

Alcune sette pseudocristiane come i Testimoni di Geova insegnano a non credere nel cielo e nell'inferno, e fondono il concetto di paradiso con quello di vita terrena.
Il loro pensiero è che i morti che saranno stati sufficientemente giusti, un giorno ricominceranno a vivere "una nuova vita su una terra paradisiaca" (in questo mondo).
Per sostenere quest'idea prendono il verso biblico di Giovanni 5:28,29. Ma cosa dice in realtà questo verso? Niente di tutto questo. Gesù dichiara semplicemente che tutti i morti risusciteranno, e fa solo due distinzioni: alcuni risusciteranno in "risurrezione di vita" (la vita eterna con Dio), e gli altri in "resurrezione di giudizio" (il giudizio finale descritto in Apocalisse 20:11 e seguenti).
I Testimoni di Geova affermano anche che l'inferno non esiste. Essi dicono che nella Bibbia non si parla di un inferno di fuoco, e che una volta morti si torna soltanto alla polvere, all'inesistenza; chi sarà ritenuto degno potrà invece vivere sulla terra.
La verità è che il Signore Gesù Cristo parlò più dell'inferno che del cielo, e ha detto con chiarezza che l'inferno è come una fornace ardente (Matteo 13:49-50), un fuoco inestinguibile (Marco 9:42-48) ed eterno (Matteo 18:8).


SECONDO IL CATTOLICESIMO

Il Cattolicesimo, rifacendosi in parte alla Bibbia ma anche, purtroppo, in larga misura alle tradizioni religiose romane, insegna che quando si muore esistono tre destinazioni possibili per l'anima del defunto: paradiso, inferno, e purgatorio (la Bibbia invece parla soltanto dei primi due, e ammette due sole condizioni possibili per i defunti: salvati, e non salvati).
Secondo la chiesa cattolica, il purgatorio è un luogo di tormento dove vanno coloro che muoiono in grazia, a espiare la pena dovuta per i loro peccati. I parenti che vogliono aiutare un defunto a uscire del purgatorio possono rivolgersi alla chiesa cattolica, la quale effettuerà una messa di suffragio per "aiutarli". Ancora più efficace sarebbe la messa offerta sull'"altare privilegiato", che avrebbe il potere di fare uscire subito l'anima dal purgatorio. Per approfondimenti sul purgatorio vedere qui.
Il Cattolicesimo inoltre, come certe religioni africane, insegna che i defunti ci ascoltano e ci aiutano, e che vanno pregati. La Bibbia insegna invece che i morti non sono in grado di fare niente di tutto questo, e vieta di rivolgersi a loro.

Vediamo ora cosa insegna la Bibbia (e quindi il Cristianesimo biblico).


COSA DICE LA SACRA BIBBIA
riflessione tratta dal sito del Ministero Sabaoth

Fin dai tempi del primo uomo e della prima donna, il mondo fu separato da Dio. E' stato il peccato a causare questa separazione. L'unica cosa infatti che ci separa da Dio e che porta alla morte spirituale è il peccato: perché "il peccato ci ripaga con la morte (spirituale)" (Romani 6:23). Cosa succede allora quando moriamo? La risposta è semplice: l'uomo ha un corpo materiale (quello fisico) e anche un corpo spirituale (lo spirito), ma l'unica cosa eterna è lo spirito. Il corpo muore e torna ad essere polvere, ma lo spirito rimane in eterno.

Il vero dilemma allora è questo: dove andrà il mio spirito dopo che il mio corpo fisico muore? Se il mio spirito è eterno, dove passerò il resto dell'eternità: con Dio, o separato da Dio?

Esistono 2 casi:
1) Senza il peccato.

Se al momento della mia morte sono senza peccato vuol dire che sono unito a Dio nello spirito, non c'è più alcuna separazione. Se sono unito a Dio nello spirito, quando il mio corpo muore, il mio spirito andrà direttamente da Dio ed io vivrò per l'eternità con Lui. Senza il peccato, io ho accesso alla presenza di Dio per sempre. Questa è la vita eterna, il poter vivere con Dio eternamente, insieme a Lui.

2) Con il peccato.

Se invece quando muoio sono nel peccato, io non sono unito a Dio nello spirito e non posso riconciliarmi con Lui. Il peccato mi separa da Dio ("Le vostre iniquità hanno scavato un abisso fra voi e il vostro Dio; i vostri peccati gli hanno fatto nascondere il suo volto così che non vi ascolti." Isaia 59:2) e non mi permette di vivere con Lui, perché Dio è Santo e non può convivere con il peccato. Morendo nel peccato, sono costretto a vivere per l'eternità separato da Dio.
Se l'unica cosa che ci ostacola dall'avere comunione con Dio ed ottenere la vita eterna è il peccato, come facciamo a liberarcene? Non c'è lavoro o opera religiosa o sacrificio che tu possa fare per ripulirti dal peccato. Solo una persona può farlo: Gesù Cristo. Dio ha mandato suo Figlio Gesù per cancellare il nostro peccato e per riconciliarci con Dio. "E' stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione." II Corinzi 5:19. Dio ha dovuto mandare il Suo unico Figlio, che non aveva conosciuto peccato, a morire per noi, perché noi potessimo riunirci a Lui. "Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui la giustizia di Dio." II Corinzi 5:21
E' solo tramite il sacrificio perfetto di Gesù che noi ridiventiamo vivi nello spirito e riprendiamo ad avere comunione con Dio, la stessa che aveva Adamo nell'Eden prima di peccare. La Bibbia dice che "tutti hanno peccato" Romani 3:23, e che "il salario del peccato è la morte, ma il dono gratuito di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù." Romani 6:23.
Gesù ha pagato il prezzo che noi dovevamo pagare la morte per il nostro peccato, per darci la Sua vita e renderci liberi. Gesù ha pagato per il peccato di ognuno di noi sulla croce e se tu credi e accetti questo sacrificio personalmente nella tua vita, anche tu sarai riconciliato con Dio ed il tuo spirito rincomincerà a vivere.

Nicodemo, un religioso dei tempi di Gesù, gli pose una domanda e "Gesù gli rispose: In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio. Nicodemo gli disse: Come può un uomo nascere quando è già vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e nascere? Gesù rispose: In verità, in verità ti dico che se uno non è nato d'acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato da carne, è carne; e quello che è nato dallo Spirito, è spirito. Non ti meravigliare se ti ho detto: "Bisogna che nasciate di nuovo". Giovanni 3:3-7
Gesù gli aveva spiegato la chiave della vita eterna, la rinascita dello spirito. Se il tuo spirito era morto a causa del peccato, accettando Gesù come Signore e Salvatore, Gli hai dato modo di prendere su di Sé il tuo peccato e di riunirti a Dio nello spirito (non sei più separato da Lui a causa della morte spirituale, ma rinasci nello spirito ed inizi ad avere comunione con Lui). Quello che ha fatto Gesù sulla croce è il "grande scambio". Gesù è morto per i miei peccati e mi ha dato la Sua vita: ha scambiato la mia natura peccaminosa e la mia separazione da Dio con la Sua natura divina per darmi comunione con Dio. Infatti, quando noi nasciamo di nuovo, acquistiamo subito la coscienza e la conoscenza che Dio c'è e che noi siamo in comunione con Lui. Gesù è l'unica persona che è morta per pagare il prezzo del nostro peccato. La domanda è: tu Lo vuoi accettare e fare questo scambio con Lui per riconciliarti con Dio che ti ama? Oppure preferisci morire con i tuoi peccati sulle spalle e vivere un'eternità separato da Lui in spirito?
Se non hai ancora preso una decisione per Gesù, prendila oggi! La Bibbia dice che "Oggi è il giorno della tua salvezza" (Ebrei 3:15). Oggi è il giorno giusto per dare i tuoi peccati ed i tuoi pesi a Gesù ed essere riconciliato con Dio. E' solo un atto di fede con cui tu riconosci che hai bisogno di Lui, perché tolga il peccato dalla tua vita, per farti incominciare una vita nuova con Dio. E' una decisione che prendi con tutto il tuo cuore: da questo momento seguirai Dio e permetterai che Lui guidi e si occupi della tua vita.

PASSI PER LA SALVEZZA


1) RICONOSCERE CHE GESU' E' L'UNICA VIA PER LA SALVEZZA

Devi riconoscere nel tuo cuore che solo Gesù è morto per togliere i tuoi peccati e ne ha pagato il prezzo col suo proprio sangue. "E invece una volta sola ora, nella pienezza dei tempi, è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso." Ebrei 9:26

Nessun altro essere vivente ha mai offerto la sua vita per salvare l'umanità come ha fatto Gesù. Tanti "profeti" e uomini che si auto-proclamavano "Dio" hanno cercato di indicare tante strade lungo le quali camminare per migliorarsi o arrivare al Paradiso, ma solo una persona è morta per te! Solo una persona ha preso su di sé il tuo sbaglio e il tuo peccato che ti separava da Dio e ti ha donato la vita eterna come un dono da ricevere. "In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati." Atti 4:12 Molti affermano che tutte le religioni sono buone e che tutte portino a Dio, ma la Bibbia è molto chiara su questo punto: "Gesù disse: Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me". Giovanni 14:6
"Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna". Giovanni 3:16


2) RICONOSCERE CHE TU HAI PECCATO E CHE SEI PRIVO DELLA GLORIA DI DIO

"Che dire dunque? Noi siamo forse superiori? No affatto! Perché abbiamo già dimostrato che tutti, Giudei e Greci, sono sottoposti al peccato, com'è scritto: Non c'è nessun giusto, neppure uno". Romani 3:9-10

Per essere salvato hai bisogno di riconoscere nell'intimo che Gesù è l'unica salvezza, e che hai bisogno di questa salvezza perché anche tu sei nel peccato. "…tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio" Romani 3:23

"Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. Se diciamo di non aver peccato, lo facciamo bugiardo, e la sua parola non è in noi." 1 Giovanni 1:8-9

3) RICONOSCERE CHE IL PECCATO TI PORTA ALLA MORTE, ALLA SEPARAZIONE DA DIO

Se vuoi riconciliarti con Dio, devi accorgerti che il peccato ti separa da Lui e che hai bisogno che Gesù prenda il tuo peccato su di sé per purificarti e darti una nuova vita.

"…perché il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore." Romani 6:23

"E' stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione." II Corinzi 5:19

4) RAVVEDERSI DAL PROPRIO PECCATO

Avendo coscienza del peccato, puoi pentirti e chiedere aiuto a Dio. Egli è misericordioso e pronto a perdonarti e ad amarti con tutto il cuore. "Dio dunque, passando sopra i tempi dell'ignoranza, ora comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano…" Atti 17:30

"Il Signore non ritarda l'adempimento della sua promessa, come pretendono alcuni; ma è paziente verso di voi, non volendo che qualcuno perisca, ma che tutti giungano al ravvedimento." II Pietro 3:9

5) CREDERE IN GESU' CRISTO

Dopo esserti pentito, appropriati di quello che Gesù ha fatto per te sulla croce ed inizia una nuova vita con Lui. Dopo aver confessato il tuo peccato, credi che Gesù è morto per te e che ti ha liberato. Confessa che credi in Lui e che vuoi incominciare una nuova vita con Dio.

"…perché, se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato; infatti con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione per essere salvati". Romani 10:9-10

La parola "conversione" deriva dal greco "metanoia" ed esprime sempre un movimento che coinvolge tutto l'uomo: un capovolgimento. La conversione è la grazia, concessa all'uomo in Gesù Cristo, di potersi allontanare dal male e volgersi verso Dio.















 



















 

La Morte

 

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

La morte è la cessazione di quelle funzioni biologiche che definiscono gli organismi viventi. Essa si riferisce sia ad un evento specifico sia ad una condizione. Con la morte, termina l'esistenza di un essere vivente.
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Significato filosofico della morte.

Indice

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Definizione scientifica [modifica]

In ambito biologico la morte (dal latino mors) può essere definita in negativo, come la permanente cessazione di tutte le funzioni vitali dell'essere vivente, cioè dell'organismo vivente: la fine della vita.
Ma determinare quando una permanente cessazione di tutte le funzioni vitali sia avvenuta, non è semplice, poiché la vita, e di conseguenza la morte, è fenomeno emergente da una struttura che è l'organismo stesso.
Per spiegare la situazione con un esempio, comprensibile e riferibile ad un animale superiore, ci sono modalità di morte cerebrale che precedono la cessazione del battito cardiaco, che a cascata precede tutta una serie di arresti di processi biochimici conducenti alla morte (apoptosi o necrosi) cellulare di tutte le singole cellule costituenti l'organismo.
La definizione si è evoluta nel tempo insieme ai cambiamenti culturali, religiosi e scientifici. La morte viene sempre considerata come un processo: con la locuzione morte biologica ci si riferisce alla conclusione di tale processo in riferimento ad un organismo vivente, ovvero alla dissoluzione dell'organismo stesso.

Significato biologico della morte [modifica]

La morte, intesa come morte individuale, non deve essere confusa con la morte (o estinzione) di una intera specie. Dal punto di vista evolutivo, anzi, la morte individuale è una conseguenza ed una necessità contenuta nel concetto di evoluzione. Secondo Danilo Mainardi:

« Il senso biologico della vita, se un senso c'è, consiste nel mantenimento della vita stessa, e tale mantenimento viene ottenuto con un continuo ricambio, sostituzione, evoluzione, degli individui. L'individuo, ogni individuo, non è che un limitato segmento di una lunghissima trama che si muove e si evolve nello spazio e nel tempo[1] »
In tale processo, inoltre, interviene anche la riproduzione, agamica o affidata ad individui di sesso differente che si accoppiano. La ricombinazione del patrimonio genetico che avviene durante la riproduzione sessuale è in grado di introdurre innovazioni che accelerano il processo evolutivo descritto per primo da Charles Darwin, per le specie viventi.

Aspetti medico-legali riferiti all'uomo [modifica]

Diagnosi di morte - Cenni storici [modifica]

Illustrazione di Gustave Doré che rappresenta allegoricamente la morte seduta sul globo terrestre
Nel VII secolo, Celso scriveva: Democrito, un uomo di ben meritata celebrità, ha dichiarato che, in realtà, non c'è nessuna sufficientemente certa caratteristica della morte su cui il medico possa basarsi[2]. Montgomery, facendo rapporto sull'evacuazione del Cimitero di Fort Randall, dichiara che quasi il 2% dei cadaveri esumati erano stati sepolti vivi[3]. Molta gente nel XIX secolo, allarmata dalla frequenza dei casi di sepolture premature, richiese, come parte delle ultime cerimonie, che fossero praticate ferite o mutilazioni per assicurarsi che non si sarebbero svegliati e l'imbalsamazione ricevette un considerevole impeto a causa della paura di una sepoltura prematura. Si arrivò anche al punto di installare campane all'interno delle bare, nel caso il sepolto si fosse risvegliato.

Diagnosi di morte - Normative attuali [modifica]

In medicina legale la morte si identifica come la cessazione non reversibile delle funzioni dell'encefalo, in congruenza con la legge 29 dicembre 1993, n. 578.[4] Per accertare la morte il medico deve attenersi alle regole tecniche della semeiotica tanatologica e deve tenere presenti le disposizioni di legge in materia di decessi.
Alcuni scopi per i quali si effettua la diagnosi di morte sono:
  • clinici: questa diagnosi compete al medico curante quando il decesso della persona assistita è avvenuto nel proprio domicilio o in ospedale per rendere edotti della morte i familiari. Serve inoltre per cessare il trattamento terapeutico ed ogni altra forma di assistenza clinica, per autorizzare il trasporto della salma alle sale mortuarie, per richiedere ed effettuare il riscontro diagnostico, per adottare eventuali provvedimenti igienici in caso di morte da malattia contagiosa. In caso di incidente stradale o altro fatto delittuoso l'accertamento è necessario per decidere se la vittima è solo apparentemente inanimata e deve essere trasportata in ospedale, oppure se già cadavere non può essere rimossa come ogni altro corpo di reato (art. 253 c.p.p.).
  • legali: serve per la denuncia al sindaco delle cause di morte e per la dichiarazione della morte all'ufficiale di stato civile onde registrare il decesso ed autorizzare la sepoltura della salma. La dichiarazione della morte legale comporta tutte le conseguenze giuridiche che derivano dall'estinzione della persona fisica: successioni, trapasso di proprietà, modifica dello stato civile del coniuge, reversibilità o rendite ad aventi diritto ecc.
  • scopo di espianto: la legge sull'espianto detta le norme legali per l'accertamento della morte cardiaca o cerebrale, effettuato da collegi medici appositi, allo scopo di prelevare in tempo utile le parti da trapiantare.

Metodi di accertamento della morte [modifica]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Accertamento della morte.
Deve essere verificata la cessazione irreversibile delle funzioni vitali. La normativa nazionale in materia è attualmente regolata dal Decreto 11 aprile 2008 del Ministero della Salute, Aggiornamento del decreto 22 agosto 1994, n. 582 relativo al: Regolamento recante le modalità per l'accertamento e la certificazione di morte.[5]

Conseguenze biologiche [modifica]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Tanatologia.
Dopo la morte nel cadavere si verificano una serie di trasformazioni: prima si verifica l'algor mortis (raffreddamento del cadavere), poi il rigor mortis (rigidità cadaverica) ed il livor mortis (ristagno e coagulazione del sangue). La decomposizione della salma, in realtà, inizia immediatamente dopo l'arresto della circolazione sanguigna (e quindi dell'ossigenazione), sebbene i suoi effetti più evidenti si manifestino solo dopo alcune ore.

Utilizzo degli organi dopo la morte [modifica]

Stabilita in modo certo la morte dell’individuo è possibile, verificato il consenso precedente del soggetto o ottenuto tale consenso dai legali rappresentanti (solitamente i familiari), procedere al prelievo degli organi utili per il reimpianto in pazienti che ne hanno necessità. Oggi è in atto, in tutto il mondo scientifico un dibattito, che coinvolge la bioetica[6] , al fine di arrivare ad un accertamento di morte sempre più preciso, seguendo i progressi della ricerca medica in questo campo e considerando le problematiche di tipo umano che sorgono in queste situazioni.[7]
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Trapianto (medicina).

Aspetti antropologi e culturali riferiti all'uomo [modifica]

Maestro del Trionfo della Morte, Trionfo della Morte, Palazzo Abatellis, Palermo
Il destino del corpo della persona defunta, a seconda della cultura del popolo o delle particolari scelte dettate da consuetudini o motivazioni particolari può essere molto diversificato. A questo si aggiunge il rango del defunto, che influenza ogni decisione in merito.

Aspetti storici o legati a popolazioni primitive [modifica]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Rito funebre.
Già durante il Neolitico, in Italia, era diffuso il culto dei morti, ai quali si dava sepoltura secondo un rituale che prevedeva il rispetto per il defunto e una cura particolare per la tomba.[8] In altre culture i riti e le usanze sono state differenti; ad esempio, presso gli antichi persiani, per i quali sia la terra sia il fuoco erano sacri, i cadaveri non erano seppelliti o bruciati per non contaminare i due elementi, ma lasciati a decomporsi su piattaforme sopraelevate; tale modalità fu in uso anche presso alcune tribù di nativi americani. Presso le tribù Yanoami, della zona amazzonica, è in uso una forma di cannibalismo del defunto, perché il corpo prima viene cremato, e poi le sue ceneri vengono impastate con una pappa a base di banana e mangiate da tutta la tribù. In tal modo si crede che l'anima del morto rimanga tra i suoi cari.[9]

La situazione odierna [modifica]

Nella cultura occidentale, il corpo del defunto, deposto in una bara, può solitamente subire tre destini diversi:
  • Inumazione - La bara, ermeticamente chiusa e di solo legno, viene sepolta in terra.
  • Tumulazione - La bara, ermeticamente chiusa, viene murata in un loculo o in tomba privata, anche di grande dimensione.
  • Cremazione - Prevede l'incenerimento della salma in bara dentro forni speciali. Le ceneri, raccolte in una urna, possono essere tumulate in loculo o in tomba o sparse in ambiente (aria, mare, terra) o in appositi spazi nei cimiteri. In questo caso la legislazione si differenzia da paese a paese.
Nella quasi totalità delle culture, si celebra una cerimonia commemorativa detta funerale, che può essere spesso religiosa, ma anche civile.
Le tombe si trovano generalmente accorpate in terreni civici destinati a tale scopo, detti cimiteri, ove il necroforo si occupa poi materialmente della sepoltura e delle altre operazioni tecniche e pratiche riguardanti le salme.
I cimiteri sono generalmente considerati luoghi sacri o di rispetto.
  • Oggi, come in passato, quando a morire è una personalità importante, si procede talvolta ad una sorta di imbalsamazione, sul modello degli antichi faraoni egiziani. Tale destino è riservato ai papi o ad alcune personalità politiche, come Lenin o Mao.

Figurazioni e significati [modifica]


«  Due cose belle ha il mondo: amore e morte. »


«  'A morte 'o ssaje ch'ré?...è una livella. »

La difficoltà d'interpretare filosoficamente la morte rispetto alla vita è ben rappresentata dalla varietà di letture consentite da una locuzione latina come «omnes feriunt, ultima necat».
Le meditazioni umane riguardo al fenomeno della morte costituiscono storicamente uno dei fondamenti nello sviluppo delle religioni organizzate. Anche se i modi di definire e analizzare la morte variano diametralmente da cultura a cultura, la credenza in una vita dopo la morte - un aldilà - è assai diffusa e molto antica.
Molti antropologi ritengono che le sepolture degli uomini di Neanderthal in tombe scavate con cura e adorne di fiori siano la testimonianza di una primordiale fede in una sorta di aldilà. Alcuni considerano che il rispetto per i defunti e per la morte (più o meno allegorizzata) sia istintivo all'uomo. Altri, invece, ipotizzano che sia una forma per giustificare la ricomparsa dei morti durante i sogni.
A differenza che nell'Ebraismo, nella maggioranza delle religioni di matrice cristiana c'è la credenza nella risurrezione: dopo la morte, l'anima del defunto, unita al corpo alla fine dei tempi, trascorrerà l'eternità in continua contemplazione di Dio in paradiso. L'inferno, il limbo e il purgatorio costituiscono invece i luoghi a cui sono condannate le anime non pure, anche se chiese e teologi non sono concordi sull'esistenza e su cosa rappresentino questi luoghi. Dalla visione dell'anima immortale e dell'inferno si distaccano solo le chiese cristiane avventiste ed i Testimoni di Geova, che insegnano con toni diversi che dopo il giudizio finale i peccatori saranno puniti con la distruzione eterna.
Presso l'Induismo, il Sikhismo ed altre religioni orientali si crede nella reincarnazione; secondo questa filosofia, la morte rappresenta un passaggio naturale (tanto quanto la nascita) tramite il quale l'anima abbandona un involucro ormai vecchio per abitarne uno nuovo (il corpo fisico), fino all'estinzione del karma ed alla conseguente liberazione definitiva. Per questo motivo l'idea della morte viene affrontata con minor struggimento interiore.

« Fui pervaso fin nel più profondo del cuore dal sentimento dell'impermanenza di tutte le cose che mi era stato trasmesso da mia madre. La vita umana era effimera come i petali avvizziti, spazzati via dal vento. La nozione buddhista dell'impermanenza (mujo) faceva parte del mio essere più intimo. Niente nell'universo intero può resistere al tempo. Tutto ne viene travolto, tutto è condannato a scomparire o a mutare. Anche lo spirito, come la materia, è chiamato a trasformarsi, senza mai poter raggiungere la permanenza. Per questo l'uomo è costretto ad avanzare in solitudine, senza alcun appoggio stabile. Come è detto nello Shodoka, neppure la morte, che lascia ciascuno solo nella sua bara, è definitiva. Soltanto l'impermanenza è reale »

(Taïsen Deshimaru, Autobiografia di un monaco zen, traduzione di Guido Alberti. Titolo originale: Autobiographie d'un Moine Zen)
Un chiaro riferimento al significato biologico della morte, inteso come legame tra amore e morte, è presente nell'opera di Sigmund Freud, e tale concetto viene ripreso e citato anche da altri autori.[10]

Allegorie [modifica]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Iconografia della Morte.
Iconografia del Mietitore; Statua della Cathedral of Trier (Germania)
La morte è anche una figura mitologica molto popolare, presente in forma più o meno differente in moltissime culture umane fin dall'inizio della tradizione orale.
L'iconografia occidentale rappresenta la morte in genere come un sinistro mietitore (di presunto sesso femminile): uno scheletro vestito di un saio nero, che impugna una falce fienaia. Come tale, è ritratta anche in una carta dei tarocchi ed appare sovente in letteratura e nelle arti figurative.

La morte e l'uomo: aspetti etici [modifica]

La realtà del morire e quella del soffrire costituiscono due aspetti topici dell'etica di tutti i tempi a partire dal concetto fondamentale di "chi" è l'agente determinante della prima e della seconda.

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