L'accusa chiede la condanna ad 8 anni per l'avvocato Pucci Fortino.
Fonte: Normanno.com - Messina, 29.06.2012 :
Sette anni di reclusione la richiesta del l'ex presidente del consiglio comunale Umberto Bonanno, da 5 a 6 anni per i costruttori ed un anno di arresto per i funzionari regionali coinvolti nell'inchiesta sul complesso edilizio Green Park sul torrente Trapani.Vicino alla sentenza il processo di primo grado su mattone e mazzette all'ombra della variante al piano regolatore di Messina. Tra vecchi pentiti usciti di scena e nuovi collaboratori ancora nell'ombra.
E’ alle battute finali il processo Oro Grigio, l'inchiesta sugli "affari del mattone" all’ombra della variante al Piano regolatore generale di Messina di inizio decennio scorso. La Corte della I sezione penale del Tribunale (presidente Faranda), oggi ha ascoltato l’accusa, il pm Angelo Cavallo, che in 5 ore ha ricapitolato la storia dell’inchiesta e della vicenda, cioè l’affare immobiliare Green Park, il complesso edilizio sul torrente Trapani bloccato e poi dissequestrato. Alla fine il magistrato, che ha coordinato il lavoro della Squadra Mobile di Messina, ha tirato le fila e sollecitato pesanti richieste di condanna per tutti, per quel che riguarda le accuse principali, chiedendo anche l’assoluzione per non aver commesso il fatto o per intervenuta prescrizione per alcuni capi d’imputazione.
La richiesta più pesante, 8 anni di reclusione, è quella avanzata nei confronti dell’avvocato Giuseppe “Pucci” Fortino, definito dal pm , che ha fatto sue le parole di uno dei principali testimoni, “il direttore d’orchestra” di tutto l’affare, sia sotto l’aspetto lecito che sotto quelli illeciti. Sette anni di condanna, poi, la richiesta per Umberto Bonanno, medico del lavoro, esponente di destra, all’epoca dei fatti presidente del consiglio comunale di Messina. Sei anni e mezzo di reclusione per il funzionario comunale Antonino Ponzio. Un anno di arresto e 20 mila euro di ammenda per i funzionari regionali Rosa Anna Liggio, Giuseppe Giacalone e Cesare Antonino Capitti. Sei anni di reclusione, invece, la richiesta di condanna avanzata nei confronti del costruttore barcellonese Giovanni Arlotta , i soci Giovanni e Santi Magazzù e Antonino Smedile della Samm, una delle società immobiliari coinvolte nell’affare. Cinque anni, infine, la richiesta per Salvatore Arlotta, figlio del costruttore.
Alla fine della discussione del pm, nel bel mezzo di un caldissimo pomeriggio il presidente Faranda ha aggiornato l’udienza per passare la parola agli avvocati delle altri parti civili, di seguito toccherà ai difensori degli imputati.
Nella lunga discussione, Cavallo ha ricostruito punto per punto l’iter dell’affare immobiliare Green Park. Sembra quasi seguire la “pratica” lungo tutti i passaggi, attraverso le parole degli attori coinvolti che altri non sono che gli imputati. E d’altronde è così che l’hanno seguita gli investigatori, almeno dal 2006 in poi, attraverso le intercettazioni ambientali e telefoniche eseguite sulle utenze dell’avvocato Fortino, il funzionario comunale Ponzio, il presidente del consiglio Bonanno e gli imprenditori titolari del progetto. E’ attraverso le loro frasi al telefono, le conversazioni de visu, che gli investigatori hanno scoperto le circostanze che sono andate poi a comporre il quadro accusatorio: cioè che la concessione edilizia rilasciata dal Comune di Messina per la costruzione del complesso Green Park era falsata, era stata spinta nei vari uffici, comunali e regionali, a suon di mazzette, pagate dai costruttori, che l’hanno parzialmente ammesse, al gruppo Fortino-Bonanno- Ponzio. Forti dei loro agganci negli uffici comunali e regionali, i tre hanno esercitato tutte le pressioni necessarie per rimuovere tutti gli ostacoli che si presentavano al progetto, a cominciare dai pareri opposti degli uffici regionali, poi cambiati “magicamente”.
La pratica è andata buon fine, e in più tranche, sostengono gli inquirenti e ammettono in parte i costruttori, è stata pagata a Fortino, Bonanno e Ponzio una tangente. Gli investigatori hanno fotografato almeno una dazione a Fortino e intercettato una marea di conversazioni che suggeriscono dei passaggi di denaro. Tutte le volte chiamato in maniera diversa dagli interessati: caffè dolce, libri, passaporto. Interrogati nel corso dell’inchiesta, gli interessati hanno sì ammesso che si trattava di passaggi di denaro, ma che erano somme derivate da prestiti. “Perché allora – ha detto il pm Cavallo – hanno sentito la necessità di usare appellativi di questo genere? Ma soprattutto nel corso di sette mesi di intercettazioni telefoniche tutti mai una sola volta hanno parlato esplicitamente di prestiti o debiti”.
Nel corso della discussione del pm è venuto fuori più volte, poi, un nome eccellente, quello del presidente della provincia regionale, Nanni Ricevuto. Più volte, infatti, Umberto Bonanno avrebbe fatto ricorso a Ricevuto, all’epoca sottosegretario, per fare pressione sugli uffici comunali perché il progetto “camminasse” speditamente. “Il rapporto tra Bonanno e Ricevuto è un rapporto malato”, ha detto esplicitamente oggi il pm.
“Quella del Green Park” ha concluso Cavallo, è una pratica letteralmente “presa per mano e condotta passo per passo perché proceda da Fortino “direttore d’orchestra”. Una pratica "che ha visto l’amministrazione pubblica asservita agli interessi privati sin dal momento della decisione politica” . Quando cioè in consiglio comunale passò la delibera dopo un netto cambio in corsa del parere della commissione. -