LADY OSCAR : anime e manga


IL MANGA
Tra il 1972 e il 1973 la giovane Riyoko Ikeda realizza quello che sarà considerato il suo manga più famoso: “Le Rose di Versailles”. L’idea originale della mangaka era quella di realizzare una biografia di Maria Antonietta, sulla base della biografia di Stephan Zweig ma, con la pubblicazione dei volumi, l’attenzione dei lettori si è catalizzata sul personaggio di Oscar François De Jarjayes, capitano della Guardia Reale della Reggia di Versailles, sotto i cui panni si cela in realtà una bellissima donna educata dal padre come un uomo - in mancanza di figli maschi – ed unica erede dei De Jarjayes, famiglia fedele da generazioni alla corona francese. La segue come un’ombra André, nipote della sua balia e segretamente innamorato di lei. Non voglio dilungarmi sulla trama, conosciuta dai più soprattutto attraverso la serie animata; ma torniamo a parlare del manga.
Nonostante Lady Oscar si annoveri nel genere shoujo, quindi destinato ad un pubblico femminile, è riuscito ad appassionare anche il pubblico maschile, traguardo di non poca importanza non soltanto per il genere in sé, quanto per il periodo storico socialmente controverso come gli anni Settanta, in cui narrare di una donna che veste da uomo e svolge un lavoro da uomo, prendendo quindi le redini del suo destino, non è cosa da poco, soprattutto in un paese tradizionalista come il Giappone.
Inoltre, Lady Oscar è considerato uno dei precursori del genere yuri (il genere yuri affronta tematiche legate all’amore tra donne, al contrario del genere yaoi che descrive l’amore tra gli uomini) per il fatto che Oscar è una donna che veste e si comporta da uomo. In realtà, nonostante le accuse infondante di Jeanne al processo (sostiene che Maria Antonietta abbia delle amanti donne, compresa Oscar..) e all’infatuazione adolescenziale di Rosalie per Oscar, l’eterosessualità di Oscar non è assolutamente da mettere in discussione: del resto, si innamora di Fersen prima e di André poi e, viceversa, ben tre uomini si interessano a lei: André, Girodel, Alain (nel manga) e perfino il delfino Louis Joseph. Quest’ambiguità sessuale di cui Oscar è stata ammantata ha fatto scaturire non poche critiche sulla fruibilità di tale storia ad un pubblico giovane. Ciò che personalmente posso dire è che, prima di giudicare e bollare un’opera come pericolosa e deviante per il pubblico giovane, sarebbe corretto fare le dovute valutazioni: Oscar non si veste da uomo perché le piace, né per scelta personale ma, semplicemente, perché era l’unico modo per assumere il ruolo militare che il padre le aveva imposto, soprattutto in un periodo storico come il Settecento (e non solo..) in cui, come è ben noto, le donne erano relegate ad un ruolo marginale nella società.
L’importanza e il successo di quest’opera nel panorama giapponese ha dato vita anche a molte apparizioni dei personaggi di Berubara all’interno di altri anime/manga. Per citarne alcuni: Slayers, Ranma ½, Lupin III, Hamtaro.
Il manga è stato pubblicato anche in Italia in quattro differenti versioni: Fabbri (di discutibile qualità sia per i dialoghi che per le pagine a colori), Granata Press e le due più recenti Planet Manga e D\Visual, quest’ultima la migliore in assuluto, sia per l’edizione lussuosa con sovraccopertina e per la traduzione dei dialoghi, a dir poco mirabile!


L’ANIME
Nel 1979, la TMS produce la serie animata omonima, disegnata dal grande Shingo Araki in collaborazione con Michi Imeno, per la regia di Tadao Nagahama - per la prima parte dell’anime – e successivamente del grandissimo Osamu Dezaki (recentemente scomparso per un cancro ai polmoni) che ha contribuito ad approfondire l’aspetto psicologico ed emotivo dei personaggi e delle vicende. Paradossalmente, in un primo tempo l’anime non venne accolto bene dal pubblico e dalla stessa Riyoko Ikeda che quasi non volle riconnobbere l’anime basato sulla sua opera. Col tempo, però, è stato rivalutato diventando un vero e proprio cult!
In Italia è stato proprio il cartone animato che ha fatto conoscere Lady Oscar e il pubblico si è immediatamente appassionato considerandolo, a distanza di quasi 30 anni dalla sua prima messa in onda (1 marzo 1982), uno dei più importanti tra gli anime conosciuti in Italia.
La colonna sonora è stata affidata a Koiji Magaino, già autore delle colonne sonore di Hello Spank e Jenny la Tennista. “Versailles no bara Original Soundtrack” contiene “Bara wa utsukushiku chiru” (Le Rose appassiscono in bellezza) e “Ai no Hikari to kage” (Luci ed ombre del mio amore), sigla d’apertura e di chiusura della serie, sia in versione full che in versione tv size; due canzoni nello stile musicale tipico della discomusic anni ’70 (“Magical Rose” e “Hoshi ni Naru Futari”), un dialogo tra Oscar e André e un monologo di Maria Antonietta (entrambi su base musicale) e, infine, le musiche della serie, anche se non presenti tutte quelle che si possono sentire nell’anime (mi riferisco soprattutto alle differenti versioni strumentali della sigla d’apertura).

L’EDIZIONE ITALIANA DELL’ANIME
Tenendo presente la vera e propria mattanza che i cartoni animati giapponesi subiscono una volta arrivati in Italia, Lady Oscar è forse uno di quelli che ha subito un quantità minore di censure, anche se il numero di queste ultime è cambiato durante le diverse messe in onda. La prima volta che Lady Oscar appareve in tv si interruppe, infatti, all’episodio 37 con la notte d’amore tra i due protagonisti: probabilmente si temeva che il pubblico non avrebbe digerito il tragico finale. Nelle edizioni successive, però, i tre episodi conclusivi sono stati ripristinati e sono state censurate alcuni frammenti: quelli più “clamorosi” sono:
- Una giovane Rosalie che chiede ad Oscar di “comprarla” per una notte, a causa della mancanza di lavoro e della madre malata a cui badare. Oscar, ovviamente, rifiuta l’offerta, scoppiando a ridere e dicendo che, anche se volesse non potrebbe perché è una donna (ep. 10).
- Il brano “Ai no hikari to kage” (“Luci ed ombre del mio amore”, ending della serie) che si sente in una scena e che è stato sostituito da una versione strumentale dell’opening (ep. 28), (forse perché il pubblico avrebbe potuto subire grossi traumi nel sentire una canzone giapponese -________-“).
- Il pittore che sta facendo un ritratto ad Oscar, prima di lasciare palazzo Jarjayes, si guarda indietro e dice, quasi tra sé e sé, che deve sbrigarsi a finire il quadro: Oscar è affetta da tisi (ep. 36).
Oltre alle due citate scene ci sono dei tagli a mio avviso inspiegabili, poiché non riguardano né scene di sesso, né scene particolarmente violente. Ad esempio un breve scambio di battute tra Jeanne e il gioielliere Boemer (ep. 22), una battuta del fisarmonicista (ep. 22), Girodel che dà alcuni ordini ai suoi uomini durante la parata di commiato ad Oscar (ep. 29) e, infine, una battuta di Alain (ep. 35).
Paradossalmente, il doppiaggio della versione italiana è a dir poco mirabile per le voci scelte e molto fedele nei dialoghi (se non per certi punti) a quello giapponese, cosa non da poco, anche se forse inevitabili sono stati i maldestri adattamenti dei nomi: Rosalie Lamorlière è diventato Rosalie Lamorielle, così come Jeanne Valois è diventato Jeanne Ballau (probabilmente gli adattatori italiani non hanno tenuto conto del fatto che in giappone la “V” è spesso pronunciata come una “B” e la “R” come una “L”).
Sono state realizzate due sigle: la prima, storica “Lady Oscar” dei mitici Cavalieri del Re, con il video originale della sigla giapponese; negli anni ’90 è stata sostituita con “Una Spada per Lady Oscar”, cantata da Cristina d’Avena, con le immagini tipiche delle sigle mediaset: frammenti della serie stessa.

DIFFERENZE TRA ANIME E MANGA
Valutare quale delle due opere sia migliore è un’impresa a dir poco impossibile. Pur raccontando la medesima storia, ci sono profonde differenze tra manga e anime e non sempre queste vanno a favore del manga, vuoi perché l’anime può avvalersi, ovviamente, sia delle voci che delle musiche in sottofondo, che contribuiscono non poco a creare quel pathos necessario, vuoi perché il manga è la storia “originale” e, a tratti, sviluppa meglio gli eventi narrati.
In linea di massima, si può dire che se nell’anime sono affrontate alcune scene con una certa gravità che forse è più attenuata nel manga - forse proprio per la mancanza di musica e voci – (mi riferisco, ad esempio, alla scena della confessione di André e alla freddezza tra lui e Oscar nell’episodio successivo), il manga è più concreto, più vicino alla realtà, soprattutto relativamente ai personaggi. Cercherò di spiegarmi meglio con qualche esempio.
Nell’anime Oscar ha un atteggiamento sempre molto severo, serio e composto se non in rare, rarissime scene in cui si lascia andare (soprattutto relativamente al suo rapporto con Fersen), riuscendo comunque a mantenere un certo distacco emotivo nei confronti degli altri. Nel manga, invece, la sua personalità è più completa e non si preoccupa di mostrare le sue debolezze: più di una volta, infatti, dice ad André che se lei è libera di muoversi, di fare in un certo senso quello che vuole, è solo per la presenza di lui al suo fianco. Secondo voi la Oscar dell’anime direbbe mai una cosa del genere? Nel manga Oscar non dimentica mai di essere una donna, né rifiuta di esserlo (come accade ad un certo punto dell’anime) nonostante il ruolo di comando nella Guardia Reale prima e nella Guardia Francese poi, e il fatto che tutti le si rivolgono al maschile. Anche André risulta più appassionato e sfrontato (in senso buono *_*), meno trattenuto nel suo ruolo di attendente. Anche la crescita psicologica di Oscar, il suo avvicinarsi agli ideale rivoluzionari, risulta molto più graduale e quindi verosimile.
Ovviamente, lascio giudicare ai fans quale delle due versioni preferiscano e in ogni caso le diversità tra le due opere non fa che arricchire la storia delle Rose di Versailles, dandoci maggiori prospettive di valutazione.

CETTY ROPPO VALENTE