Valle Camonica, Costiera dei Cech e Terre Lariane...

Valle Camonica, Costiera dei Cech e Terre Lariane...

Degustando
di Riccardo Modesti
01 settembre 2007

...espressione di una viticoltura “minore” in attesa di importanti riconoscimenti

L’eccellenza vitivinicola lombarda cela tra le proprie pieghe alcune realtà poco note financo agli stessi lombardi: una di queste si trova in Valcamonica, in provincia di Brescia, famosa anche per le sue incisioni rupestri da cui è stato derivato il simbolo della nostra regione, la rosa camuna.



La Valcamonica



Tutto ciò non deve suonare come l’ennesima sorpresa, in quanto la tradizione locale del produrre vino è lunga e pluricentenaria, così come deve sorprendere poco il fatto che dei 2.500 ettari vitati ancora presenti una cinquantina di anni fa ne siano rimasti poco più di un centinaio.

Ne sarebbero forse rimasti ancora meno se, nel 1999, la Comunità Montana di Vallecamonica non avesse avviato un progetto di rilancio, coinvolgendo il Centro Vitivinicolo Provinciale di Brescia per avviarne l’operatività. Venne dunque subito avviata un’indagine conoscitiva che permise di avere in poco tempo un quadro completo della situazione, cui fece seguito un’attività di assistenza tecnica - dal 2001 al 2004 - nell’ambito del progetto “Miglioramento della viticoltura bresciana. I risultati furono lusinghieri: miglioramento della qualità generale delle uve, recupero di vigneti, introduzione di pratiche di difesa fitosanitaria più rispettose dell’ambiente, nascita di alcune aziende di produzione e commercializzazione di vino in bottiglia e, soprattutto, il riconoscimento di Valcamonica Igt, che permise l’accesso ai contributi comunitari e ai diritti d’impianto. Nel 2004 venne inoltre costituito il Consorzio Volontario di Tutela del Valcamonica. L’attività di assistenza tecnica del Centro Vivitinicolo Provinciale di Brescia fu molto importante perchè gettò le basi per una vitivinicoltura di qualità proiettata nel futuro, consigliando i viticoltori nell’impianto di nuovi vigneti e dimostrando loro, tramite la produzione di microvinificazioni comparative, come una corretta gestione agronomica del vigneto potesse influire positivamente sulla qualità delle uve prodotte. Le microvinificazioni furono inoltre funzionali per una corretta valutazione delle potenzialità dei vitigni presenti in valle rispetto al loro sito di allevamento.

Gran parte della viticoltura camuna viene praticata su pendii terrazzati lungo la destra orografica del fiume Oglio, ricavati dove la pendenza delle pareti rocciose è meno severa, a un’altitudine compresa tra i 250 e i 750 metri. Il recupero di molti terrazzamenti avvenuto negli ultimi anni, grazie al ripristino dei muretti a secco di sostegno, oltre a costituire un presidio del territorio ne sta anche lentamente mutando il paesaggio. I vigneti sono normalmente di piccole dimensioni e condotti con forme di allevamento espanse, eccezion fatta per quelli di recente impianto condotti a filare.

Anche se la Valle è una, sia il suo orientamento nord-sud che la presenza del lago d’Iseo, a sud, e delle Alpi, a nord, fanno sì che le condizioni climatiche che vi si instaurano ne permettano una suddivisione in tre macro aree: da Sellero a Breno, per un totale di 60 ha circa; la zona della Val Grigna, per un totale di 56 ha; la zona terrazzata del Lanzato, per un totale di 27 ha.

La piattaforma ampelografica della viticoltura camuna è incentrata in particolare su alcune varietà: merlot, marzemino e barbera, a bacca rossa; trebbiano e incrocio manzoni 6.0.13, a bacca bianca. Non mancano, anche se in misura molto limitata, le varietà tradizionali, come valcamonec, erbanno e sebina, tutte a bacca rossa.

E’ in fondo su queste varietà che poggia le sue basi la Valcamonica Igt, che prevede le tipologie Bianco Rosso, Marzemino e Merlot: il Bianco prevede almeno il 60% tra Riesling renano, Incrocio Manzoni e Muller Thurgau, il Rosso almeno il 60% tra Merlot e Marzemino.

Come già esposto precedentemente, la rinascita vitivinicola ha consentito la nascita di aziende che producono e vendono con una propria etichetta.

Senza nulla togliere alle altre, vorremmo evidenziare in particolare l’esperienza della Cooperativa Rocche dei Vignali di Losine, nata nel 2003 e che conta una ventina di soci che coltivano una superficie di 10 ettari dislocati tra Artogne e Sellero: quattro le etichette prodotte, tra le quali spiccano l’Assolo, base merlot, e il Camunnorum, merlot e marzemino in prevalenza. Non meno importanti sono anche i risultati ottenuti dall’azienda Togni-Rebaioli di Darfo Boario Terme, condotta con passione dal giovane Enrico Rebaioli che dai suoi tre ettari di vigna produce vini molto interessanti, come il Millesettecentotre, da merlot e marzemino. Le altre etichette presenti sul territorio sono Luscietti Mariagiulia, Valere e Valcamonica.

L’assistenza del Centro Vitivinicolo Bresciano, ancora in corso e portata avanti da Sergio

Bonomelli, sta indirizzando con decisione la vitivinicoltura camuna verso una mentalità

sempre più orientata alla qualità, condizione indispensabile per una realtà di questo tipo per emergere e consolidarsi sui mercati, in primis quello locale dove, superate le diffidenze iniziali, si sta cominciando a prendere sul serio questa nuova referenza della carta dei vini di Lombardia.



Terre Lariane sarà Igt?



Le province di Como e Lecco stanno per ritornare sulla carta geografica vitivinicola nazionale: è stata infatti recentemente presentata al Ministero competente la domanda per il riconoscimento di Terre Lariane, la nuova Igt che raccoglierà sotto un unico cappello le realtà piccole, piccolissime e più grandi che insistono sul territorio delle due province. Tale risultato è stato possibile grazie al lavoro svolto da parte della Fondazione Fojanini di Sondrio, dal cui studio del territorio è nata una proposta tale che tenesse conto delle singole specificità: l’area geografica interessata è infatti piuttosto estesa, e va dall’alto Lario fino alla Brianza. Il vigneto del Parco di Montevecchia e della Val Curone, sia per estensione che per il suo interessante sviluppo imprenditoriale, fa ovviamente la parte del leone, e per sottolinearne sia l’importanza che la riconoscibilità è stata prevista la possibilità di inserire in etichetta l’indicazione Colline di Montevecchia. Terre Lariane Igt interessa una settantina di ettari, 60 dei quali nella provincia di Lecco. Oltre a Montevecchia, altre superfici di un certo interesse sono presenti nell’Alto Lario comasco. Il via libera dal Ministero è atteso per questo autunno.



La Costiera dei Cech in Bassa Valtellina



Anche quest’anno si è svolta a Traona la ormai consueta giornata che festeggia i vini e gli uomini della Costiera dei Cech, celebrando così l’ormai avvenuta rinascita della vitivinicoltura di questo angolo di Valtellina sito in bassa Valtellina e comprendente i comuni inclusi tra Dubino e Buglio in Monte. Il momento clou della giornata, ovvero la degustazione comparativa dei vini della Costiera guidata da Adriano Cappelletti, enologo della Fondazione Fojanini - che da alcuni anni fornisce assistenza tecnica sul territorio -, ha avuto come prologo un incontro con le istituzioni locali, provinciali e regionali per fare il punto della situazione sul lavoro svolto. Nell’occasione i convenuti si sono particolarmente concentrati sugli aspetti legati al valore della viticoltura locale, sia dal punto di vista della remuneratività che di quello della gestione del territorio e del paesaggio.

La presenza di ospiti quali due cave cooperative valdostane, Morgex et La Salle e Donnas,

nonché del presidente del Cervim - organismo transnazionale che si occupa di viticoltura in forte pendenza - François Stevenin, ha assicurato un confronto utile con realtà che vivono quotidianamente i problemi della viticoltura di montagna. Venendo ai vini segnaliamo una qualità complessiva in crescita, confermata anche dal numero sempre maggiore di aziende presenti sul mercato locale: Corte dei Gira di Dazio - che produce il bianco Contrestà e i rossi Cà dei Gira e Filaggi -, Giorgio Piccapietra - il rosso Orgoglio -, Codazzi - il rosso La Capuscena - e Agrironcale - il rosso Ligario. Altre due etichette sono figlie di azioni collettive, come quella che vede unire gli sforzi di 20 aziende agricole dei comuni di Mello, Civo e Traona nella produzione del rosso Sentimento, e quella del vino “comunale” prodotto a Buglio in Monte, il rosso Bulium.

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