giovedì 24 settembre 2009

LES CHORISTES - I RAGAZZI DEL CORO


Un film di Christophe Barratier
Soggetto: C. Barratier
Sceneggiatura: C. Barratier, Philippe Lopes-Curval
Fotografia: Dominique Gentil, Carlo Varini
Musica: Bruno Coulais
Montaggio: Yves Deschamps
Scenografia: François Chauvaud
Costumi: Françoise Guegan
Interpreti: Gerard Jugnot (Clement Mathieu), Francois Berleand (Rachin), Jean-Baptiste Maunier (Pierre Morhange da piccolo),Jacques Perrin (Pierre Morhange adulto), Kad Merad (Chabert), Marie Bunel (Violette Morhange)Philippe Du Janerand (Langlois), Jean-Paul Bonnaire (Maxence), Maxence Perrin (Pepinot da piccolo), Didier Flamand (Pepinot adulto), Gregory Gatignol (Mondain)
Produzione: Galatée Films
Origine: Francia
Anno di edizione: 2004
Durata: 95’.

Sinossi
1949. Clement Mathieu, un insegnante di musica, viene assunto come sorvegliante in un istituto di rieducazione per minori dove vige un sistema educativo repressivo e violento. Grazie al canto Mathieu riuscirà a poco a poco a trasformare l'esistenza dei ragazzi.

ANALISI DEL FILM

1) Pierre Morhange viene avvisato della morte della madre. Concerto
Tutto il film viene raccontato in flash back e per questo assume il sapore rassicurante di una fiaba di cui si sa che il finale non può che essere che lieto.
Come succede spesso è la perdita di qualcosa, forse qui delle proprie radici, dei vecchi affetti, che provoca la curiosità nell’artista, ormai affermato, di ricercare le origini della propria esistenza. In questo senso la storia di Les choristes è un piccolo romanzo di formazione che cerca di farci riflettere su come è possibile scoprire il proprio talento, la strada che ci permette di diventare adulti. Mentre il musicista, affranto per la notizia del lutto, sta dirigendo l’orchestra, notiamo che, improvvisamente, la sua espressione cambia e si fa più distesa, si immedesima nell’interpretazione della composizione musicale. E’ l’introduzione di uno dei temi principali: l’arte come consolazione, che affranca dalle difficoltà della vita. Tutto il film viene raccontato in flash back e per questo assume il sapore rassicurante di una fiaba di cui si sa che il finale non può che essere che lieto. Come succede spesso è la perdita di qualcosa, forse qui delle proprie radici, dei vecchi affetti, che provoca la curiosità nell’artista, ormai affermato, di ricercare le origini della propria esistenza. In questo senso la storia di Les choristes è un piccolo romanzo di formazione che cerca di farci riflettere su come è possibile scoprire il proprio talento, la strada che ci permette di diventare adulti. Mentre il musicista, affranto per la notizia del lutto, sta dirigendo l’orchestra, notiamo che, improvvisamente, la sua espressione cambia e si fa più distesa, si immedesima nell’interpretazione della composizione musicale. E’ l’introduzione di uno dei temi principali: l’arte come consolazione, che affranca dalle difficoltà della vita.

2) Pepinot adulto e Pierre Morhange
Non a caso, poco sopra, parlavamo di “fiaba” perché tutto inizia dalle pagine del diario di Clement Mathieu, suo  lascito testamentario, che come un libro di vecchie storie si apre con una illustrazione che evoca il  ricordo di quel collegio dal nome fiabesco e metaforico “Fondo dello stagno”. Un “Fondo dello stagno” , da cui, sembra dirci la morale del film, si può sempre emergere.  Anche la musica extradiegetica evoca con il coro in sottofondo, la favola.

3) Clement Mathieu nel collegio
I colori dominanti sono il grigio, il marrone: tutto anche dal punto di vista cromatico tende a caratterizzare la cupezza della situazione. La presentazione dei ragazzi non può avvenire in maniera più eloquente: la trappola che ferisce il custode Maxence dà subito l’idea dell’ostilità dei ragazzi nei confronti degli adulti. Il direttore Rachin, poi, si caratterizza fin dall’inizio per la sua malignità e crudeltà. I personaggi  adulti, del resto, sono definiti in maniera univoca. I buoni e i cattivi si dividono fin da subito i favori del pubblico. Sono i ragazzi, “materia” ancora da plasmare, psicologie ancora  da formare, sembra dirci il regista, che non sono ancora facilmente definibili e classificabili. Rachin prototipo dell’adulto dal cuore di pietra si presenta in cima alle scale con una entrata in scena che sottolinea, visivamente, il suo controllo e la sua prevaricazione sugli altri personaggi del collegio. Mentre  Clement Mathieu sembra, al confronto degli altri professori rigidi e severi, un uomo imbranato e fuori luogo. I ragazzi ridono della sua goffaggine perché hanno imparato solo a rispettare l’adulto autoritario, ad avere con gli insegnanti solo un atteggiamento di sfida: “azione e reazione” come dicono  gli insegnanti.

4) La prima lezione
Gli spazi vuoti e grigi connotano in maniera significativa un ambiente ostile. Il campo e controcampo nel montaggio sottolinea la contrapposizione alunni e insegnante. Man a mano che la scena va avanti si accentuano i primi piani su  Mathieu quasi a evidenziare  la sua personalità  che prende il sopravvento. Mathieu fin da questo primo incontro cerca di insegnare ai suoi studenti il senso di giustizia e di responsabilità. I  momenti in cui l’insegnante prova a stabilire un rapporto con i ragazzi sono rafforzati da una  musica dai toni romantici che crea  empatia con il narrato.

5) Il furto
Come in tutti i percorsi fiabeschi anche in questa storia il nostro protagonista trova una serie di ostacoli. Il furto, infatti, diventa il momento di svolta  della storia proprio perché nella misteriosa cartella ci sono gli spartiti delle composizioni di Mathieu. Sono quegli spartiti a diventare nella nostra fiaba dei veri e propri mezzi magici che riusciranno a superare le barriere e i conflitti fra alunni e insegnanti.

6) Interrogazione del preside
Il personaggio di Pierre Morange si caratterizza per i suoi silenzi, per quegli sguardi sempre più insistiti  sul nuovo insegnante che diventano, man mano, una eloquente ricerca di aiuto.

7) Il Piccolo Pepinot
E’ un mondo ostile per i ragazzi abituati a una vera e propria lotta per la sopravvivenza: è una scuola che diseduca al concetto di socialità. Pepinot è una vittima dei soprusi dei compagni e in ultima analisi del clima repressivo del collegio.

8) Il primo incontro con la madre di Morhange
C’è nell’autore la volontà di far emergere il  retroterra sociale e familiare dei ragazzi che spieghi e giustifichi i loro comportamenti deviati. Il tipo di scrittura cinematografica è molto semplice. Le inquadrature con i piani ravvicinati o le carrellate in avvicinamento hanno la funzione di sottolineare le sfumature psicologiche dei personaggi. Come in questo caso dove una carrellata in avanti sottolinea lo stupore del professore nel trovarsi di fronte a una bella donna.

9) Le prove del coro
Ed è con questa scena che inizia la parte centrale del film in cui viene sviluppato il tema fondamentale. I ragazzi svogliati iniziano ad essere coinvolti nel coro. Divertente è tutta la parte dei provini con i ragazzi in primo piano che cantano rivolti verso l’insegnante e gli spettatori i motivetti più o meno famosi dai canti natalizi, canzoni oscene o marcette militari nostalgiche. Del resto il coinvolgimento nel canto passa attraverso ironiche e facili canzoni scritte da Mathieu proprio sul collegio.

10) Pierre Morhange, in punizione assiste alle prove del coro
L’avvicinamento all’”oggetto” misterioso, la musica,  avviene da parte del nostro protagonista in maniera circospetta. C’è una “folgorazione” iniziale (quando Morhange  sente nel corridoio i compagni cantare), l’impossibilità di accedere all’”oggetto” del desiderio (ben sottolineata da quel campo medio dove vediamo il ragazzo che spia attraverso una grata i compagni – e qui l’elemento scenografico ha la sua importanza nel creare la divisione e l’esclusione), e poi il solitario avvicinamento alla lavagna dove c’è disegnato il pentagramma con le note musicali. La regia evidenzia questa iniziazione attraverso un’inquadratura che segue in dettaglio i piedi del ragazzo che si avvicina alla cattedra conferendo attraverso questo particolare un senso di mistero alla scena.

11) L’arrivo di Pascal Mondain
Elemento di disturbo e altra prova da superare per il povero insegnante: Mondain ha una violenza e una rabbia che rischia di contagiare anche gli altri. E’ una figura che ha lo scopo, nel sistema dei personaggi, di contrapporsi alla “redenzione” di Morhange.

12) Morhange scappa dal collegio, osserva la madre mentre lavora

13) Pascal Mondain

14) Mathieu scopre Morhange che canta

E’ il momento centrale del film, la svolta che determina la parabola narrativa del personaggio.  L’istruzione canora di Morhange parte come una sfida tra l’allievo e il suo mentore. “Prendili per mano e portali verso un altro domani. Nel buio della disperazione un raggio di speranza. L’amore per la vita aprirà sentieri di gioia” è il refrain principale della canzone. Dal testo si capisce come queste parole hanno proprio la funzione didascalica di raccontare il percorso pedagogico intrapreso dall’insegnante di musica.

15) Lezioni a Morhange
Sequenza di montaggio con sottofondo il tema musicale principale. Le scene ci mostrano l’evoluzione del rapporto tra insegnante e allievo.

16) Primi risultati: il professore di matematica si interessa al coro

17) Ricevimento della madre di Morhange

Il rapporto conflittuale tra il ragazzo e la madre continua e si sviluppa in questa scena.

18) Il coro ha fra le sue fila Morhange
Il ragazzo mostra tutta la sua abilità e il suo talento. Momenti molto delicati in cui si gioca il tasto della commozione.

19) Momenti di felicità
Altre prove del coro. Tutto sembra andare per il meglio come sembra dire la canzone: ”Ora è estate nel cielo senza più nubi”. E allora tutto viene reso leggero da un montaggio veloce che alterna momenti di vita dei ragazzi ripresi in atteggiamenti e in situazioni “simpatiche” – con  il direttore che improvvisamente diventa meno “ingessato” – e altre prove del coro. E’ la stessa voce di Mathieu che ci racconta la felicità del momento. Tutto culmina con il ritorno del signor Maxence finalmente guarito e dalla rituale foto di gruppo che sembra finalmente unire in una sola inquadratura grandi e piccoli, mentre per il resto del film gli abbiamo visti contrapposti.

20) Il furto che viene imputato a Pascal Mondain

Il momento di felicità è interrotto bruscamente da un’inquadratura di Mondain nella prigione scolastica. Alla luce dei momenti felici si contrappone il buio della disperazione, agli esterni del gioco e dalla socializzazione, l’interno dell’isolamento e della costrizione. La proibizione di continuare con il coro crea un nuovo problema a  Mathieu e prelude alla parte finale del film.

21) Pascal Mondain viene riportato in riformatorio

22) Mathieu colpito dall’inchiostro

Scena in cui si profila il destino del ragazzo: è stato dunque il vecchio insegnante ad indicare alla madre la strada del conservatorio e quindi dei successi futuri del direttore d’orchestra.

23) Il direttore scopre il concerto e annuncia la visita delle benefattrici

24) Il concerto

Il cambiamento di Morhange avviene proprio mentre sta cantando. La macchina da presa si sofferma sui  primi piani per indicare l’intensità del momento e il coinvolgimento dei personaggi.

25) Vacanze estive

26) Riunione, notizia dell’incendio

E’ il colpo di coda finale della storia.

27) Ritorno al collegio e licenziamento

28) Saluto dei ragazzi

E’ sicuramente uno dei momenti più commoventi e delicati del film. L’addio all’insegnante che ha guardato a loro con comprensione e rispetto avviene non con un addio eclatante ma con piccoli gesti: biglietti lanciati di nascosto che manifestano un grande affetto. Forse la voce dello stesso Mathieu troppo didascalica ruba un po’ di emozione alla scena

29) Il piccolo Pepinot con Mathieu
Il risvolto della vicenda è questa volta narrato da Morhange adulto. Pepinot è stato adottato da Mathieu che gli ha cambiato la vita e ha dato un senso alla sua inutile attesa davanti al cancello.
E’, quindi, questo Les choristes,  un film che esalta quelle esistenze nascoste e sconosciute ai più ma che contribuiscono, pur  nella loro oscura azione, ad avere fiducia nell’umanità. Dietro il grande direttore d’orchestra celebrato  in tutto il mondo si nasconde un mentore che lui stesso ha dimenticato ma che è stato fondamentale per la sua vita.
 
SPUNTI DI RIFLESSIONE


Perde il professor Mathieu, come persona, ma consente ad altri di avere una vita diversa, per un attimo o per il futuro. Cosa significa riuscire nella vita? Chi è davvero il perdente?

Pazienza, sacrificio, bontà sono ancora valori?

Il non rispetto delle regole, l’indisciplina, sono sempre frutto dell’esercizio arrogante dell’autorità?

E l’inquietante ‘ribelle’ allontanato dal collegio?



Torna a schede scuola media

Nessun commento:

Posta un commento