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La Bulimia nervosa

 

La bulimia nervosa è un disturbo molto simile, per certi aspetti, all’anoressia: il nucleo centrale di entrambe le patologie è rappresentato da una paura morbosa e pervasiva del peso elevato, accanto ad una influenza eccessiva del peso e della forma del corpo nella valutazione della stima di sé.
La bulimia nervosa compare nell’1-2% della popolazione generale. Come l’anoressia nervosa, è diffusa soprattutto nei paesi industrializzati e riguarda nella maggioranza dei casi il sesso femminile.
L’età di insorgenza del disturbo è generalmente il periodo adolescenziale e la prima età adulta.
Il comportamento più caratteristico della bulimia nervosa è l’abbuffata, cioè un episodio in cui vengono assunte molto rapidamente grandi quantità di cibo, scegliendo gli alimenti maggiormente disponibili o che non richiedono una lunga preparazione, spesso mescolando sapori anche molto diversi fra loro. Durante l’abbuffata si ha la sensazione di perdere l’autocontrollo nei confronti del cibo con un forte senso di disagio. Questi episodi avvengono solitamente in segreto, lontano dagli occhi di familiari o di chiunque possa costituire un eventuale freno o inibizione.
Le circostanze in cui si origina l’episodio dell’abbuffata possono essere diverse: talvolta viene scatenato dall’assunzione di un cibo che la persona considera “proibito” per l’elevato contenuto energetico o di grassi; altre volte, invece, l’innesco può essere dovuto ad uno stato di tensione precedente dovuto ad un continuo rimuginare sul proprio peso e le proprie misure, dalla sensazione di essere grassi, dal sentirsi arrabbiati, depressi o isolati; in altri casi l’abbuffata viene programmata, scegliendo con cura il momento adatto e predisponendo gli alimenti necessari.
Durante un’abbuffata si alternano emozioni molto diverse: inizialmente c’è un senso di sollievo per aver interrotto una costrizione dettata dalla dieta; a questo sentimento fanno seguito sensi di colpa e di disgusto per aver ceduto all’impulso, unitamente ad una forte ansia per aver potenzialmente provocato un aumento di peso.
La frequenza delle abbuffate richiesta per fare una diagnosi di bulimia nervosa è di due episodi alla settimana, tuttavia l’esperienza clinica mostra che talvolta anche frequenze ridotte sono legate a stati di malessere piuttosto gravi. In molti casi le crisi bulimiche si presentano più volte al giorno, fino a sostituire completamente l’alimentazione normale.
Agli episodi di perdita del controllo sul cibo fanno seguito contromisure di compenso all’eccessiva ingestione di alimenti: ha cosi’ inizio un circolo vizioso della bulimia nervosa che alterna abbuffate e comportamenti eliminativi in un crescendo di senso di colpa, vergogna e insoddisfazione personale.
Il metodo di compensazione più semplice consiste nella restrizione alimentare, più o meno drastica, molto spesso accompagnata da esercizio fisico a volte esasperato. La dieta, però, aumenta la vulnerabilità delle abbuffate: come succede nell’anoressia, il pensiero si focalizza sul cibo e l’atto alimentare diventa compulsivo con la perdita dell’autocontrollo.
Un’altra modalità compensativa è rappresentata dai cosiddetti comportamenti eliminativi, in primo luogo dal vomito autoindotto. La sensazione di pesantezza che segue l’abbuffata e la paura intensa di aumentare di peso spingono la persona a indursi il vomito per espellere il cibo ingerito. Questa condotta può dare l’impressione di aver rimediato alla perdita di controllo, quantomeno sul fronte della riduzione delle calorie assunte. Gli effetti reali, tuttavia, sono diversi da quelli attesi: anche se la maggior parte delle calorie viene espulsa, ne viene assorbita, comunque, una quantità considerevole. Inoltre il vomito autoindotto contribuisce, sul piano psicologico, ad esacerbare la condotta. La convinzione, infatti, di aver trovato il modo per potersi liberare dell’appesantimento e dalle altre conseguenze della nutrizione eccessiva, elimina ogni remora nell’incorrere in successive abbuffate: in questo modo il circolo della bulimia si perpetua. In molti casi si osserva la necessità di esasperare l’abbuffata oltre a quanto si sarebbe spinti a fare, fino a raggiungere uno stadio di grande malessere fisico, allo scopo di facilitare l’espulsione del cibo.
Lassativi e diuretici costituiscono un’altra di modalità compensatoria. A questo proposito, oltre a ricordare i danni che anche queste condotte possono arrecare all’organismo, è necessario puntualizzare che il metodo ha una scarsa efficacia. I lassativi, infatti, agiscono sulla parte terminale dell’intestino e non intervengono sull’assimilazione dei nutrienti. L’effetto di “sgonfiamento”, tanto apprezzato, è dovuto ad una perdita di liquidi che viene rapidamente recuperata. Un discorso analogo può essere fatto per i diuretici.
L’adozione dell’uno o dell’altro metodo di compenso porta a differenziare due sottotipi di bulimia nervosa, analogamente a quanto fatto per l’anoressia. Nella forma in cui il controllo del peso viene mantenuto per mezzo di comportamenti eliminativi (vomito autoindotto, lassativi e diuretici) si parla di bulimia di tipo purgativo: i soggetti che si collocano in questa area presentano più spesso depressione, ansia e comportamenti impulsivi (difficoltà a controllare le proprie emozioni, atti autolesivi, talvolta furti). La somiglianza con le ragazze che soffrono di anoressia di tipo bulimico è forte, con la differenza che in questo caso il peso non è al di sotto della norma. Si parla di bulimia non purgativa, invece, quando i mezzi di compenso utilizzati sono il digiuno o l’attività fisica: le persone che fanno parte di questo gruppo presentano una prevalenza di caratteri di tipo ossessivo.
A differenza di ciò che accade nell’Anoressia Nervosa, il peso delle persone bulimiche non è al di sotto dei livelli considerati ideali per mantenere una buona salute: ciò è dovuto principalmente alla frequenza di episodi di abbuffate che caratterizzano questo disturbo.
 
Le complicazioni di tipo medico
Chi soffre di bulimia nervosa va incontro ad una serie di problemi di tipo organico legati principalmente al comportamento dell’abbuffata e all’utilizzo dei metodi purgativi.
La pratica del vomito autoindotto genera complicanze di tipo odontoiatrico: il vomito procura un’erosione dello smalto soprattutto nella parete interna dei denti frontali. Le otturazioni non vengono intaccate e si presentano solitamente sporgenti dalla superficie dello smalto. E’ opinione comune che l’utilizzo dello spazzolino dopo aver vomitato contribuisca a peggiorare l’effetto dell’erosione. Si consiglia di utilizzare, in alternativa, un colluttorio che neutralizzi l’acido del vomito e ristabilisca l’ambiente basico del cavo orale. Solitamente si riscontrano anche infiammazioni alle gengive.
Sul fronte delle complicanze a carico del cavo oro-faringeo si riscontra un rigonfiamento delle ghiandole salivari, in particolare le parotidi. Questo fatto non genera particolari problemi di tipo medico, se non un aumento della secrezione salivare, tuttavia il gonfiore da al viso un aspetto “paffuto” che viene confuso con un ingrassamento, andando ad aumentare la paura per l’aumento di peso. Il gonfiore delle parotidi è reversibile e scompare con la sospensione del vomito autoindotto. Si riscontrano anche danni alla gola: il conato richiede uno sforzo che può essere lungo e prolungato. Possono prodursi piccole ferite con possibili infezioni. Abbastanza frequentemente le persone che si procurano il vomito lamentano dolori alla gola e raucedine.
Più rare ma particolarmente pericolose sono le complicanze a carico del tratto gastro-esofageo. L’effetto più frequente e meno preoccupante è quello di una fastidiosa pienezza, talvolta dolorosa, che segue l’abbuffata. E’ molto raro che la parete dello stomaco si dilati fino a lacerarsi, tuttavia l’eventualità è da considerarsi un’emergenza medica seria. Qualora si sentissero dolori allo stomaco è meglio smettere di mangiare; se i dolori permangono e sono molto forti è importante rivolgersi prontamente ad un medico. Analogamente è abbastanza raro che un accesso di vomito produca una rottura dell’esofago, un’altra emergenza seria; questa eventualità può essere segnalata dalla presenza di sangue nel vomito. Anche in questo caso è importante chiedere immediatamente un aiuto medico. Più frequentemente si verificano infiammazioni all’esofago.
Il vomito frequente può facilmente condurre a complicanze dell’equilibrio elettrolitico. Il bilanciamento dei liquidi corporei con gli elettroliti (sodio, magnesio, potassio, ecc.) può essere alterato con conseguenze particolarmente serie. L’effetto più grave è la carenza di potassio (ipopotassiemia) che può dar luogo ad alterazioni, anche gravi, del battito cardiaco. Gli squilibri elettrolitici possono essere riconosciuti da alcuni sintomi (vertigini, sete, ritenzione idrica con gonfiori agli arti, spasmi nervosi, apatia) ma talvolta possono essere completamente asintomatici. E’ importante tenere questi aspetti sotto controllo con un monitoraggio da parte del medico e analisi periodiche del sangue.
 

IL VUOTO
La bulimica non ha stima di sé; non si vuole bene; ritiene sbagliata ogni sua azione, persino ciò che pensa. In lei c’è il vuoto che non riesce a colmare, perché ha bisogno di amore che costantemente si vede negato.
S’innesca, allora, un meccanismo di auto-difesa che permette, in qualche modo, di colmare quell’enorme lacuna: la ragazza inizia a mangiare rimpinzandosi fino a non reggere più. C’è una specie di scossa che la prende dai capelli fino alle dita dei piedi e la spinge a divorare ogni cosa commestibile che trova. Con noncuranza passa dal dolce al salato ingerendo qualsiasi alimento, anche ciò che non le piace: ha perso il controllo e l’importante per lei è solo riempirsi fino all’estremo.
Quando finisce l’abbuffata immediatamente scatta il senso di colpa: ha fatto qualcosa di abominevole e assolutamente deve rimediare! L’atteggiamento più frequente è procurarsi il vomito con le dita o con in cucchiaio; ma non sempre basta passare ore chiusa dentro il bagno per rimediare al male fatto! Bisogna eliminare ogni residuo di cibo: allora ella assume una quantità enorme di lassativi (anche un centinaio di confetti alla volta!) per depurare del tutto il proprio corpo.
La sensazione che la bulimica ha di sé è la nullità: lei è niente per se stessa e per gli altri … gli altri che non comprendono quanto stia male!
C.D.Z.