TIM, 119 selfservice e carta di credito: 5 euro e passa la paura.

Come tanti, ho abbinato al contratto TIM una carta di credito tramite la quale mensilmente la TIM preleva quanto pattuito.

Le carte di credito hanno una scadenza e la mia MASTERCARD (ricorda, è importante) scade a fine gennaio.

Ho aspettato il giorno in cui hanno registrato la transazione mensile dopodiché, dopo aver chiesto al supporto 119 su twitter, sono andato a modificare la carta di credito sul sito 119 selfservice.

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Nella finestra che vedete sotto, non ho trovato la situazione attualmente in essere (il riferimento alla “vecchia” carta di credito, ndr.): tutto era vuoto, senza riferimento ma con la pretesa di specificare in alto la carta attualmente in funzione e, in basso, la nuova da inserire in sostituzione.

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Compilazione vecchia carta

Ho provato in tutti i modi  e con tutte le carte (con tutte le voci del menù a tendina) ma non c’era verso di andare avanti nella transazione: il messaggio mi informava che quanto specificato non era quanto noto al sistema.

Ormai disarmato provo a chiamare il 119.

Molto disponibili e accomodanti sfoderano un “proviamo insieme al telefono”: ecco, per fortuna grazie ai consigli dell’operatore sono riuscito a superare il primo blocco e cioè quello della compilazione della carta di credito “vecchia”.

Come? Semplice: basta specificare i 16 numeri del PAN come… tutti zero(?)!

Compilazione nuova carta

Arrivo al problema seguente cioè specificare la nuova carta di credito.

Anche qui, provo tutte le voci relative alle carte di credito disponibili (compreso KEYCLIENT, anche questo è importante) senza alcun successo.

L’operatore a questo punto desiste e mi suggerisce di sbrigarmi ad andare in un centro TIM per eseguire il cambio carta da loro perché il “sistema” potrebbe fare un polling sulla carta di credito e, avendo la vecchia in via di disabilitazione, potrebbe intendere che io voglia rifiutarmi di acconsentire all’addebito e procedere d’ufficio al recesso (con tanto di spese di penali per recesso anticipato, ndr.).

Detto fatto, l’indomani arriva un sms minaccioso che mi annuncia la recessione imminente del contratto. Ogni chiamata al 119 è stata infruttuosa: dovevo recarmi ad un centro TIM e fare l’operazione GRATUITA di cambio carta da loro al COSTO DI 5 EURO che mi sarebbero stati rimborsati COME CREDITO TELEFONICO!

Ho provato a spiegare che non era affatto GRATUITA l’operazione sebbene venisse rimborsata come credito visto che unilateralmente era stato deciso che dovevo, difatti, versare 5 EURO in traffico prepagato.

Evidentemente troppo complicato.

CENTRO TIM

L’indomani sono andato ad un centro TIM per questo cambio carta.

Io: “Salve, devo cambiare la carta di credito associata al numero telefonico XXX”

Lei: “Documento, codice fiscale e SIM”

Io: “Ecco. Forse è il caso di farlo presente in Azienda: i clienti con la MASTERCARD nativa e non agganciata ad altri circuiti non possono usare le funzionalità selfservice. Ho provato più volte: la voce MASTERCARD nativa sembra non essere proprio prevista dalla vostra applicazione. Per quanto mi sembra assurdo, pensi che non c’è nemmeno sul menù a tendina!”

Lei: “Non si preoccupi, io specifico KEYCLIENT e funziona”

Io: ” Ma come? Io l’ho provata più e più volte, KEYCLIENT compreso!”

Pronti…?

Lei: “Senta, lo so: sul self service non funziona altrimenti tutti la farebbero in autonomia gratuitamente. E chi verrebbe ad un centro TIM a farlo a 5 EURO? Dobbiamo pur guadagnarci qualcosa noi no?”

Tra ribaltarle la scrivania o guardarla con estrema tristezza e amarezza ho optato per la seconda, dannata educazione.

Questo è lo straccio di ricevuta che mi hanno fornito.

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Adesso abbiamo imparato qualcosa in più su mamma TIM.

#FAIL

P.S.: ad oggi non mi sono stati ancora rimborsati i famosi 5 euro.

3 thoughts on “TIM, 119 selfservice e carta di credito: 5 euro e passa la paura.

  1. Mammamia quanta confusione, tua e di Tim (o meglio di Telecom Italia Spa, titolare del marchio Tim).

    1. Il recesso d’ufficio non esiste. Ciascuna delle due parti può recedere dal contratto, ma in questo caso più che di recesso si tratterebbe di risoluzione per inadempimento.

    2. La recessione non esiste. Esiste la rescissione, che è una cosa diversa dal recesso (e anche dalla risoluzione legale e dalla disdetta).

    3. I dealers Tim sono rivenditori indipendenti da Telecom Italia Spa oppure negozi in franchising (in ogni caso società autonome rispetto a TI SpA). Dunque non possono far presente «in azienda» proprio niente… Bisogna vedere quale azienda intendi.

    4. La Mastercard nativa non esiste. Mastercard è un circuito internazionale a cui afferiscono, a mo’ di consorzio, diverse banche e altri istituti che svolgono le attività di issuing, cioè emissione carte, e acquiring, cioè, in sostanza, svolgimento delle transazioni lato PoS (in collegamento con l’issuer e con il circuito). A differenza di American express e Diners club international, che emettono direttamente le proprie carte (in alcuni paesi Diners le emette anche in associazione con il circuito Mastercard), non esiste al mondo una sola Mastercard (come pure una sola Visa) emessa direttamente dalla società americana che è titolare di questo marchio.
    In Italia esiste un unico issuer convenzionato con Mastercard e Visa: CartaSì SpA, ex Servizi interbancarî SpA (Cartasì deriva da Carta SI, cioè Carta Servizi Interbancari), del gruppo ICBPI (Istituto centrale delle banche popolari italiane). CartaSì ha altresì acquisito, mediante fusione per incorporazione, Key client card solutions Spa, nata da una costola di BankAmericard, divisione di Deutsche bank specializzata nell’emissione di carte di credito (una volta CartaSì era convenzionata sia con Mastercard sia con Visa, BankAmericard invece era nata come filiazione italiana di Visa; in precedenza c’era pure EuroCard, che era convenzionata solo con Mastercard).
    Attualmente tutte le banche italiane, TUTTE, comprese quelle che non lo dicono, si fanno emettere le carte da CartaSì. Tecnicamente la rete KeyClient è ancora rimasta separata e CartaSì la usa per le carte brandizzate direttamente dalle banche, nonché per le carte DB easy, rilasciate da Deutsche bank direttamente o per il tramite di istituti con essa convenzionati (tra cui Poste italiane Spa, che non è autorizzata all’esercizio diretto del credito).
    La differenza tra avere una carta co-branded CartaSì e una carta che non lo è è essenzialmente di tipo legale: se la mia banca mi rilascia una carta CartaSì (ad esempio fa così Banco popolare), io stipulerò un contratto con CartaSì, la lettera di addebito della carta di credito mi arriverà da quest’ultima e sarò obbligato nei suoi confronti. Se invece la mia banca (esempi: ING, BPM, MPS) mi rilascia una carta che ufficialmente è emessa direttamente, essa farà parte del contratto (ovvero di un contratto accessorio) stipulato direttamente dalla mia banca. Questo farà sì oltretutto che non vi sia l’addebito di una ulteriore imposta di bollo (le lettere di addebito sono considerate fiscalmente fatture esenti IVA e pertanto sono soggette al bollo di 2 euro, già 1.81, qualora registrino importi pari o superiori a euro 77.47; i rendiconti mensili delle carte di credito emesse direttamente dalle proprie banche sono invece assimilati agli estratti dei conti correnti e pertanto non soggetti a bolli per il principio dell’alternatività delle imposte).
    Di quanto sopra ci accorgiamo facilmente analizzando le ricevute dei nostri acquisti: qualora la carta sia una Key client o una Carta si, questi fungono da circuiti domestici e pertanto qualora il PoS giri sullo stesso circuito l’operazione non passa per il circuito internazionale ma rimane interna, il che è esplicitato nella sequenza di codici riportati sullo scontrino. Questo vale anche per altri circuiti domestici, quali Moneta (di Setefi, gruppo Intesa Sanpaolo, ereditato da Cariplo) e Aura (di Findomestic). In questo modo gli issuers risparmiano sulle transazioni, in quanto non debbono riconoscere alcuna provvigione al circuito internazionale (mentre la commissione che paga il negoziante è generalmente la stessa, o pressoché la stessa, sicché loro hanno un margine maggiore).
    Poi bisogna vedere il grado di autonomia accordato a ogni singola banca che funge da issuer “figurativo”; ad esempio MPS e soprattutto UniCredit consumer financing (ex Clarima), che (come DB) emette carte anche al pubblico (con addebito mediante SDD su qualsiasi conto corrente), si gestiscono da sole servizio clienti, reclami sugli addebiti e servizio blocchi (per quanto chiamando il servizio blocchi CartaSì sia comunque possibile bloccarle). DB vendendo Key client a CartaSì le ha in effetti ceduto l’attività di issuing di carte di credito per conto di banche (che prima eseguiva con il marchio Bankamericard), per poi continuare a collocare carte tramite Poste italiane, nonché direttamente a una clientela indistinta (con addebito su qualsiasi conto corrente). Ma la cosa curiosa è che DB ha mantenuto il servizio clienti proprio (numeri che iniziano con 0432-744, mentre quelli di Cartasì iniziano con 02.34.88 e in realtà il call center è a Roma; UniCredit 02.34.98 e pure il c.c. è a Roma) e lo gestisce pure per quelle carte emesse per conto di altre banche con i rispettivi marchi, ad esempio la carta Visa Oro di ING (che poi è una Visa classic, e non una Visa oro, rimarchiata) e CartImpronta di BPM.
    Ovviamente in caso di controversie io devo citare sia in conciliazione sia in giudizio il soggetto con cui detengo il rapporto contrattuale e che pertanto è obbligato nei miei confronti. Formalmente CartaSì è solamente un fornitore di ING bank (e a sua volta DB è un fornitore di CartaSì per le customer operations relative alla rete ex Key client) e io non sono neanche tenuto a saperlo (infatti ING mica me lo dice).
    American express e Diners invece sono sia titolari dei circuiti sia issuers sia acquirers: emettono in proprio le carte di credito (che al massimo possono essere co-branded), le appoggiano sui propri circuiti (Diners in alcuni paesi anche sul circuito Mastercard, che scatta in caso di mancata convenzione dell’esercente con il circuito proprio) e le fanno girare su propri PoS (infatti una volta che un negoziante ha preso un terminale PoS da una banca deve contattare Amex e DCI per potersi convenzionare anche con loro).

    5. Sui 5 euro hai ancora diversi anni di tempo per recuperarli (prescrizione ordinaria). Se vuoi ti posso aiutare.

    Ciao

    1. Ciao,
      intanto grazie di avere risposto con tanta dovizia di particolari sia su alcune imprecisioni mie che dei vari interlocutori con cui ho avuto modo di interagire.
      Non mi soffermo su alcuni punti delle tue osservazioni perchè credo che verrebbe meno il senso del post originale.
      Quanto al centro dell’osservazione è l’utente finale e la customer care, non tanto dettagli sui sistemi di pagamenti o l’esercizio del credito o tanto meno issuers e acquirers.
      Con buona pace dei 5 euro 😉

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