venerdì 6 marzo 2009

La Donna a Sparta

Sebbene a Sparta la vita politica e militare fosse prerogativa dei cittadini di sesso maschile, sarebbe sbagliato considerare quest’ultima come un modello esclusivo di stato virile. Infatti, essendo la vita dei cittadini maschi così accuratamente limitata, le cittadine femmine erano chiamate a svolgere un ruolo fondamentale all’interno della società. Paradossalmente proprio all’interno di un ordinamento “guerriero” come quello spartano, la donna riuscì a godere di una straordinaria libertà, sconosciuta invece nei vicini stati greci, dove la femmina continuava a rimaner isolata, relegata ai margini della vita sociale, rinchiusa in casa a sbrigare le varie faccende domestiche. Tutto ciò perché a Sparta la distinzione più importante non era tra uomini e donne, bensì tra spartani e non, riducendo quindi l’appartenenza sessuale a una semplice distinzioni di ruoli. Per questo anche le ragazze erano a pieno titolo soggette a un’educazione aristocratica finalizzata a trasferirle lo stesso codice d’onore dei maschi, anzi, facendone una nuova fonte di trasmissione di quella visione del mondo. Si trattava quindi di un’educazione che la portava ad essere più dominante che dominata. Ecco allora che il ruolo della donna diveniva anch’esso ispirato a un grande amore per la gloria, per il valore individuale, per il prestigio della nazione, per una continua emulazione delle virtù, per il rifiuto degli allettamenti mondani. La donna veniva così istruita alle danze, al canto, divenendo capace di leggere e scrivere. Madre e donna modello, essa doveva rappresentare un esempio costante, una sorta di custode dei valori fondanti, del codice d’onore della comunità. In tal senso, assai simbolica è la cerimonia antichissima della consegna dello scudo, dove le mogli e le madri vestite di bianco e con il capo velato, si disponevano davanti allo schieramento dei soldati in partenza e uscite dai ranghi al suono del corno deponevano lo scudo ai piedi del proprio figlio; scudo poi raccolto e infilato al braccio declamando la formula: “Torna con questo o sopra di questo” (ovvero vincere o morire). Perché solo i vincitori non avrebbero mai gettato lo scudo per scappare più velocemente, oppure perchè cadendo in battaglia, il loro corpo sarebbe stato riportato su di esso.
Brano estratto da "L’esempio di Sparta" di Michele Zambelli, contenuto all'interno del Fascicolo " La Forza di Sparta" - Raido

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