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venerdì 30 luglio 2010

Il documento sottoscritto dai 26 PM della Procura della Repubblica di Napoli in favore del Tenente Colonnello Fabio CAGNAZZO


 
Il "trasferimento" del Col. dei CC Fabio Cagnazzo

I sottoscritti sostituti, avendo appreso del trasferimento ad altro incarico del tenente colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, attuale comandante del Gruppo Castello di Cisterna, con la presente infendono rappresentarle, affinchè la SV voglia renderne partecipe l'interessato e i vertici della sua scala gerarchica, il loro più vivo e sentito apprezzamento per l'encomiabile lavoro svolto, in questi ultimi 10 anni, dal predetto ufficiale, come comandante dapprima della Compagnia di Nola e successivamente del nucleo investigativo del Gruppo di Castello di Cisterna, essendosi egli distinto per le non comuni capacità di investigazione, di lealtà alle istituzioni, di coordinamento e di motivazione
del personale dell'Arma dei Carabinieri alle sue dirette dipendenze, che hanno consentito a questa dda di ottenere eccezionali risultati nell'attività di contrasto alla criminalità organizzata e di prevenzione e repressione dei reati sul territorio ricadente nella sua giurisdizione. , Per tutti basti ricordare la cattura di oltre 180 latitanti e la disarticolazione delle strutture criminali agli stessi riferibili. Tra i tanti assicurati alla giustizia dal Reparto
comandato da Cagnazzo, si citano: - Cannine e Pasquale Russo, capi storici dell'omonimo clan operante nel nolano, arrestati dopo oltre 15 anni di latitanza; Vargas Pasquale, esponente apicale del clan dei casalesi; Marcello Di Domenico, capo dell'omonimo clan operante nel nolano; Di Domenico Ciro, fratello di Marcello e reggente dell'omonimo clan; La Montagna Domenico, capo dell'omonimo clan operante in Caivano, arrestato dopo oltre un anno di latitanza; Pellino Modestino, reggente del clan Cerniamo operante in Crispano; Ferramelo Luigi, esponente apicale del clan Cerniamo; De Rosa Paride, capo dell'omonimo clan operante in Qualiano, arrestato dopo oltre un anno di irreperibilità; Marrazzo Vincenzo, capo dell'omonimo clan operante in Casandrino; Aloia Antonio, Di Buono Antonio ed Esposito Ciro, esponenti apicali dei clan acerrani; Capasse Antonio, capo dell'organizzazione criminale operante in Marigliano; levino Giuseppe, capo della batteria militare del clan Russo; Tecchia Gennaro, inserito nell'elenco dei 100 più pericolosi latitanti d'Italia e componente dell'articolazione criminale coordinata da Io vino Giuseppe. Tra le tante indagini condotte dal Reparto comandato da Cagnazzo, vanno citate: - le indagini a carico dell'articolazione territoriale di Marigliano del clan camorristico facente capo a Mazzarella Vincenzo, che, nell'estate del 2005,
hanno portato alla cattura (e alla successiva condanna) di oltre 50 appartenenti al suddetto sodalizio, tra cui lo stesso Mazzarella Vincenzo e Mazzarella Roberto; - le indagini a carico delle organizzazioni camomstiche acerrane, che, a far data dal febbraio del 2005 ad oggi, hanno portato alla cattura e alla successiva condanna di oltre un centinaio di affiliati ài vari organismi criminali attivi sul territorio, tra cui i capi storici Crimaldi Cuono, Di Fiore Mario e De Falco Ciro (successivamente ucciso); - le indagini a carico del clan Sarno di Ponticelli e delle diverse articolazioni territoriali operanti nell'area vesuviana intema della Provincia di Napoli (S. Anastasia, Somma Vesuviana, S. Vitaliano, Casalnuovo, Pomigliano d'Arco), che, dall'estate del
2006 al luglio del 2009, hanno portato alla cattura prima e alla condanna poi (anche per omicidio) di oltre 200 appartenenti ai diversi sodalizi camorristici e allo storico risultato della collaborazione con la giustizia di tutti i vertici del potente clan metropolitano e della sua sostanziale disarticolazione; - le indagini a carico dei clan Di Lauro e degli scissionisti operanti sul territorio di Napoli Secondigliano/Scampia e delle diverse articolazioni territoriali operanti nei comuni limitrofi, che hanno portato all'arresto prima e alla condanna poi (anche per diversi omicidi) di oltre 120 appartenenti ai citati sodalizi camorristici, al sequestro di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente, al sequestro di ingenti patrimoni nonché allo storico risultato della collaborazione con la giustizia di tutti i componenti della famiglia Prestieri; - le indagini nei confronti dei clan camorristici operanti nei Comuni di S. Antimo, Casandrino e Grumo Nevano, che hanno portato all'arresto di oltre 120 affiliati nonché all'emissione nei confronti dei predetti di sentenze di condanna a pene severe; - le indagini relative all'omicidio di Verde Francesco, detto il negus, capo dell'omonimo clan camorristico di S. Antimo, che hanno portato alla cattura dei responsabili di detto omicidio; - il rinvenimento dell'arsenale di armi del clan Castaido di Caivano nel settembre 2003 e del clan De Rosa di Qualiano nel febbraio 2008; - le indagini che hanno permesso di fare luce su un ramificato traffico intemazionale di sostanze stupefacenti, che
aveva, come epicentro Caivano ed i territori dei comuni di Afragola, Casoria e zone limitrofe, per espandersi in ambito transnazionale; - le indagini nei confronti delle più agguerrite cosche attive nei tenitori di Ercolano e Torre Annunziata, che, sfociando dapprima in decine di provvedimenti, cautelari e successivamente in altrettante sentenze di condanna, hanno contribuito in maniera determinante a porre argine alle faide di camorra che in quei tenitori per anni hanno rappresentato un fattore di foltissimo allarme sociale e di
notevole pericolo per la pubblica incolumità; - le indagini, di grande rilevanza, nel campo del traffico intemazionale di solo di operare importanti sequestri di droga, ma anche di comprendere appieno e di provare gli attuali collegamenti della criminalità organizzata campana con i principali cartelli di narcotrafficanti attivi in territorio sudamericano, nonché nei Paesi Bassi e nella penisola iberica; - le indagini nel territorio di Castelvoltumo, Parete ed Aversa sugli esponenti del clan Bidognetti e, in particolare, sui latitanti del gruppo di Setola Giuseppe nel periodo in cui la commissione di efferati delitti di sangue aveva determinato sconcerto e allarme nella popolazione residente, momenti di tensione.Catturati 180 latitanti. Colpite le più importanti
organizzazioni criminali del territorio, dai Russo a Somma. Nonostante l'omertà e le connivenze eccellenti anche in ambito istituzionale.

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