Vinicio Capossela porta in Valle “Marinai, Profeti e Balene”

Il tour che presenta il nuovo lavoro di Vinicio Capossela tocca Saint-Vincent il 6 maggio al Palais alle ore 21. Il tour si concluderà a fine maggio dopo aver toccato i più bei teatri italiani. Una serata unica, come quella di dieci anni fa…
Vinicio Capossela
Cultura

Nell’abisso è tutto uno spasso”, lo dice Vinicio Capossela. Nel fondo del mar, nel quale si immerge nel suo ultimo album, ci stura l’abisso con la voce della sirenetta Lulù che canta il sirenese. Tra pentagrammi della prima metà del Novecento, personaggi acquatici e applausi di pinne di bolle, l’ultimo lavoro di Capossela dal titolo “Marinai, Profeti e Balene”ci presenta classici ripescati e contaminati da altre sonorità. Nel suo repertorio riemergono dal passato intrisi di sapore marinaresco brani come “Che coss’è l’amor” in versione medley con un brano del grande Renato Carosone, oppure liriche prese in prestito da grandi cantautori del passato come “When the ship comes in” di Dylan. "Marinai, profeti e balene", un’opera sul fato, sul viaggio e il mare si presenta come metafora e scenografia del destino umano. Da Omero a Dante, da Melville a Conrad, è un viaggio in musica che trova ispirazione nella letteratura di tutti i tempi e in cui risuonano il mito, le voci di marinai, di profeti e balene.
Questo vero e proprio tuffo nel mar è in programma il 6 maggio al Palais Saint-Vincent alle ore 21. Il concerto figura tra le tappe del suo nuovo tour, che ha avuto inizio il 27 aprile presso il Carlo Felice di Genova e si concluderà a fine mag-gio dopo aver toccato i più bei teatri italiani. In questo caso di Vinicio, già ospite valdostano in diverse occasione, porta il mare in Valle d’Aosta. Sulle onde radio marine, un messaggio passa dai suoi testi. Un messaggio non affidato ad una bottiglia lasciata alle correnti marine, ma alle sirene che alla fin fine ci parlano di noi, di ciò che eravamo. Capossela, quasi un persoggio di Tim Burton, con il suo scrivere eclettico, riesce a trovare sempre le parole giuste, a qualsiasi vocabolario esse appartengano, facendo riposare sempre il pensiero su noi stessi e, in questo caso, sul nostro abisso interiore.

Nella presentazione del concerto, Francesco Battisti, regista di Aosta Classica e organizzatore di eventi, evidenzia come ogni esibizione di Capossela dal vivo fa storia a sé, “è un piccolo racconto, unico ed irripetibile" e ricorda che  "il paradigma di questa constatazione trova conferma inequivocabile se si ricorda un concerto valdostano di Capossela di circa 10 anni fa, nella piazza della Cattedrale di Aosta, ospitato dal cartellone di Aosta Classica. Dopo nemmeno sei canzoni, il diluvio si era abbattuto sul pubblico che gremiva la piazza e sull’impianto di amplificazione che, annegato, aveva alzato bandiera bianca, nonostante la copertura del palco. Vinicio non si era scomposto più di tanto: passato il fortunale era tornato sul palco e, noncurante dell’assenza di casse e microfoni, si era messo al pianoforte, aveva imbracciato un megafono e sciorinato due ore di concerto acustico, senza amplificazione e con la sola luce dei lampioni ad illuminarlo. Nessun altro avrebbe potuto fare altrettanto, nessun altro avrebbe osato fare altrettanto.Il 2011 registra la sua ultima uscita discografica che segna l’ennesimo capitolo di una storia ancora da scrivere”.

 

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